Fascia C. Calenda: “Io avrei liberalizzato completamente la vendita. Ma in Parlamento non c’è una maggioranza politica per farlo”
Per il ministro dello Sviluppo economico quanto previsto dal ddl concorrenza sulle farmacie non basta. Ma non è “questione di lobby” ma di numeri in Parlamento. In ogni caso il ddl andrà avanti, ma dopo il referendum. Ma per il futuro sarebbe meglio ricorrere a decreti legge per ognuna delle materie.
14 OTT - Come il suo predecessore
Federica Guidi, anche il neo ministro allo Sviluppo economico
Carlo Calenda vedrebbe di buon occhio una liberalizzazione completa della fascia C. “Io avrei liberalizzato completamente la vendita della fascia C. Ma in Parlamento non c’è una maggioranza politica per farlo”, ha detto oggi ai microfoni di Repubblica TV.
Questione di lobby? “No”, ha chiarito il ministro. “Le lobby, delle farmacie e delle parafarmacie, ci sono e ci saranno sempre”. Il problema è politico, perché in Parlamento “non c’è una maggioranza d’accordo sulla liberalizzazione della fascia C”.
E per questo, ha fatto capire chiaramente Calenda, in questa legge sulla concorrenza non se ne riparlerà, perché ormai il testo è quello in discussione, “un testo che ho ereditato” ha ricordato il ministro, sottolineando che ora l’obiettivo è portare a casa questo Ddl al più presto. Ma certamente non prima del referendum.
Uno stop and go sul ddl concorrenza che Calenda imputa anche all’attuale forma costituzionale basata sul bicameralismo paritario. “Quanto accaduto sul ddl concorrenza è un esempio del perché abbiamo fatto la riforma della Costituzione”.
Ma in ogni caso per il futuro, secondo Calenda, bisognerà pensare anche all’opportunità dello strumento del decreto legge, magari spacchettando le diverse materie sulle quali intervenire, perché concentrare tutto in un solo ddl rischia sempre di “coalizzare i no al cambiamento” impedendo di promuovere veramente la concorrenza nel Paese.
14 ottobre 2016
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