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Vaccini. Cassese: “Bene obbligo per l'iscrizione nelle scuole. Vince la forza del diritto alla salute”


Così il giudice emerito della Consulta interviene nel dibattito con un intervento pubblicato sul Corriere della Sera. "Innanzitutto la tutela della Salute costituisce un impegno globale. Se tutti gli Stati non contribuiscono a evitare le epidemie facciamo un danno a noi stessi e all'umanità. In secondo luogo il diritto alla salute riguarda la vita stessa della persona, e prevale sul diritto all'istruzione".

18 MAG - Tutelare comunque il diritto all'istruzione dei bambini sanzionando i genitori che non li vaccinano, o rendere indispensabili le vaccinazioni per accedere alla scuola dell'obbligo, dando quindi più 'peso' al diritto alla salute dei singoli e della collettività? Nel dibattito innescato dall'annuncio della ministra della Salute Beatrice Lorenzin di un decreto ad hoc, e dalle successive dichiarazioni, tra gli altri, della ministra all'Istruzione Valeria Fedeli, interviene il giurista Sabino Cassese sul Corriere della Sera.
 
"I due diritti che vengono invocati, quello alla Salute e quello all'Istruzione, hanno una diversa portata - scrive - Il primo riguarda la vita stessa della persona, e prevale sul secondo. Il diritto all'Istruzione è garantito dalla Costituzione all'individuo, mentre, per l'altro, la Costituzione dispone che 'la Repubblica tutela la Salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività'. Dunque, la Salute dell'individuo, assicurata dalla vaccinazione pediatrica, è interesse anche della società".
 
Ma come mai il conflitto è tanto acceso fra i favorevoli e i contrari a questa misura? "Un quarto di secolo fa - ricorda Cassese - un noto economista previde che dopo un quindicennio si sarebbe ripetuta una crisi economica mondiale (cosa che è accaduta). Spiegò che non sarebbe stata prodotta da eventi straordinari, ma solo dal passaggio del tempo, che fa dimenticare alle società i guai precedenti. La vicenda della vaccinazione obbligatoria si presenta nello stesso modo: stanno uscendo di scena le persone che ricordano quanti compagni di scuola erano poliomielitici o portavano sul volto i segni del vaiolo. Il conflitto che oppone favorevoli e contrari si presenta, in Italia, nei seguenti termini. Vi è chi ritiene che l'obbligo debba essere prescritto, ma non possa limitare l'accesso alle scuole. Si dice, a difesa di questa posizione, che la iscrizione scolastica non deve essere condizionata da motivi di carattere sanitario. Vi è chi, invece, ritiene necessario l'obbligo di vaccinazione pediatrica, come condizione per l'iscrizione alle scuole, perché solo in tal modo si può assicurarne l'effettivo rispetto. I primi sono mossi da motivi di principio, ideologici, religiosi, di fiducia nelle cosiddette medicine alternative. I secondi dalla preoccupazione per il diffondersi di epidemie".
 
Il conflitto "risale a vent'anni fa, quando, per l'attenuarsi dei pericoli di diffusione di epidemie, la mancata ottemperanza all'obbligo di vaccinazione, che dal 1967 comportava che non ci si potesse iscrivere a scuola, fu privata di questa 'sanzione'. Oggi, mutata la situazione, a causa dell'aumento di alcune malattie infettive, le autorità preposte alla tutela della Salute propongono di ristabilire il principio che i giovani non vaccinati non possano essere ammessi a scuola (fermo rimanendo l'esonero individuale per accertati motivi di ordine medico che sconsigliano la vaccinazione)".
 
"Chi ha ragione - si chiede Cassese - coloro che vogliono 'liberalizzare' o quelli che vogliono, invece, condizionare l'iscrizione alle scuole all'adempimento dell'obbligo? Tutti gli argomenti di diritto e di buon senso militano a favore di questa seconda tesi".
 
"Innanzitutto - spiega - la tutela della Salute costituisce un impegno globale, tanto è vero che l'azione principale dell'Organizzazione mondiale della danità riguarda essenzialmente l'eradicazione di malattie diffusive, mediante vaccinazioni. Ogni anno un miliardo e mezzo di persone varca le frontiere in aereo. Se tutti gli Stati non contribuiscono a evitare le epidemie, seguendo i criteri dettati dall'Organizzazione mondiale, facciamo un danno a noi stessi e all'umanità. In secondo luogo, i due diritti che vengono invocati, quello alla Salute e quello all'Istruzione, hanno una diversa portata. Il primo riguarda la vita stessa della persona, e prevale sul secondo".
 
Non solo. "La Repubblica si è dotata di due istituzioni composte di persone competenti, il Consiglio superiore di sanità, e l'Istituto superiore di Sanità, per ascoltarne la voce, perché la materia della salute è troppo importante per essere lasciata nelle mani di chi non se ne intende, o è prigioniero di pregiudizi. Se il Consiglio e l'Istituto segnalano una diffusione straordinaria di casi di malattie infettive, non seguirne le indicazioni è suicida, così come lo sono stati i governi che non hanno ascoltato le sagge riflessioni dell'economista che aveva presagito il ripetersi, all'inizio del nuovo millennio, della tragica esperienza del 1929-1933", conclude. 

18 maggio 2017
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