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Vaccini. Obbligo confligge con il concetto di promozione della salute

di Nerina Dirindin e Chiara Rivoiro

Il decisore pubblico ha il dovere di interrogarsi se un’eventuale obbligo vaccinale quale filtro di accesso agli ambienti scolastici vada nel verso da sempre condiviso, nella letteratura scientifica internazionale e ancor più nel pensiero democratico, di portare i cittadini a scelte sempre più responsabili e consapevoli

18 MAG - La validità delle vaccinazioni come mezzo di prevenzione delle malattie infettive è universalmente riconosciuta dalla comunità scientifica e dalla cittadinanza informata: ogni obiezione di principio sarebbe inutile. Non vi sono dubbi che le vaccinazioni abbiano contribuito al progresso della medicina e che continuino a contribuire alla riduzione di morbilità e mortalità, soprattutto in Paesi ad alta prevalenza di malattie trasmissibili.
 
A fronte di questa premessa, è doveroso però sottolineare che se l’utilità di ogni intervento medico, preventivo, diagnostico o terapeutico si valuta prevalentemente con la ricerca scientifica e il ragionamento deduttivo, nel dibattito sulle vaccinazioni sembrano purtroppo attualmente prevalere fattori culturali, politici, economici che rischiano di aver più peso delle evidenze scientifiche.
 
Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un susseguirsi di dichiarazioni, anche contrastanti e prive di robuste motivazioni, provenienti da persone che per il loro ruolo dovrebbero sentirsi tenute, soprattutto su un tema così delicato, alla massima obiettività, evitando facili slogan e senza alimentare guerre di religione.
 
L’attuale irrigidimento su posizioni che contrappongono il diritto alla salute con il diritto alla studio andrebbe vagliato rigorosamente attraverso elementi tecnico scientifici e approfondimenti normativi: lo scontro politico su questa problematica dovrebbe lasciare il posto ad una seria lettura dei dati disponibili, delle esperienze internazionali, delle evidenze scientifiche sull’efficacia degli interventi proponibili o proposti derivanti da ricerche indipendenti.
 
Qualunque provvedimento, soprattutto quando limitativo di un diritto fondamentale, dovrebbe essere adottato solo previa verifica della sua “necessità, proporzionalità e utilità” rispetto agli obiettivi che si intendono raggiungere.
 
Gli allarmi ripetutamente proposti alla cittadinanza dai media, relativi alle soglie troppo basse di coperture vaccinali, se da un lato andrebbero corredati da dati e analisi robuste (i dati riportati nel Piano Vaccini del Ministero della salute non fotografano una condizione di eccezionale emergenza per tutti i vaccini), non sono stati accompagnati da alcun approfondimento, ad esempio, sulle cause che, da qualche anno, inducono un numero sempre maggiore di genitori a non far vaccinare i propri figli; è solo riflettendo sulle motivazioni di tali comportamenti che può essere condotta una valutazione seria delle misure, peraltro già in parte note nella letteratura scientifica e nella nostra normativa, per contrastare con efficacia tali tendenze.
 
La problematica è nota a livello internazionale: negli ultimi anni il fenomeno dello “scetticismo vaccinale” è stato studiato a fondo in molti paesi. Un gruppo di esperti dell’OMS[1] ha elaborato il modello delle 3 C per descrivere il fenomeno della cosiddetta “vaccine hesitancy”, che risulterebbe dalla somma di:
-  mancanza di fiducia nelle vaccinazioni (Confidence),
- difficoltà a prendere una decisione impegnativa (Complacency),
- scarsa convenienza a vaccinarsi (Convenience).
 
Possiamo pensare che siano queste le cause alla base della riduzione delle coperture vaccinali nel nostro Paese? Secondo gli esperti, si. Quali azioni allora lo Stato e le Regioni possono mettere in opera per contrastare tale tendenza? L’azione necessaria è lavorare per far recuperare la fiducia della cittadinanza nelle indicazioni provenienti dalle istituzioni sanitarie.
 
La disinformazione, la scarsa fruibilità delle informazioni a disposizione dei genitori, l’utilizzo di termini tecnici, la paura di eventuali effetti collaterali sono tutti fattori che in qualche modo andrebbero aggrediti da chi ha la responsabilità della tutela della salute pubblica. Ascoltare i genitori, produrre informazioni facilmente comprensibili, oggettivare i benefici e i rischi delle vaccinazioni sono ingredienti che non possono essere improvvisati. Sono costitutivi di quel rapporto di fiducia che dovrebbe instaurarsi tra i genitori e il pediatra di fiducia fin dalla nascita del bambino.
 
Ed è solo dentro questa relazione che è possibile dialogare serenamente anche della questione dei vaccini e favorire una decisione consapevole e responsabile, delicata proprio perché relativa non solo al proprio figlio ma anche ai suoi rapporti con il resto della comunità. E sarà necessario riconoscere che il tempo dedicato a questa relazione è vero e proprio tempo di cura, investito in questa attività nell’interesse dell’individuo e della collettività. 
 
Certo, imporre un obbligo vaccinale per l’ingresso a scuola potrebbe apparire in prima approssimazione più semplice, ma siamo sicuri che sia la strada giusta per ridurre lo “scetticismo vaccinale”? e lo possiamo imporre, come hanno clamorosamente proposto alcune recenti norme, anche per malattie non infettive come il tetano?
 
E, per coerenza, dobbiamo imporre l’obbligo vaccinale anche a tutti gli operatori della scuola? E sulla base di quali evidenze scientifiche di efficacia dell’intervento impositivo? E dobbiamo imporre l’obbligo vaccinale anche per l’iscrizione all’oratorio o alla palestra?
 
Come ben espresso recentemente da un esperto, “oggi il concetto di “obbligatorietà” confligge con il concetto di “promozione” della salute che è alla base di qualsiasi efficace azione preventiva: la promozione coniuga la responsabilità dell’individuo con quella della comunità che, con le sue istituzioni, garantisce l’esigibilità del diritto universale alla salute, e quindi il sacrosanto diritto al bambino di non ammalarsi di una malattia per la quale esiste un vaccino efficace e sicuro”[2].
 
Il decisore pubblico ha il dovere di interrogarsi se un’eventuale obbligo vaccinale quale filtro di accesso agli ambienti scolastici vada nel verso da sempre condiviso, nella letteratura scientifica internazionale e ancor più nel pensiero democratico, di portare i cittadini a scelte sempre più responsabili e consapevoli.
 
Nerina Dirindin
Commissione Sanità del Senato
 
Chiara Rivoiro
Coripe Piemonte (Consortium for Research and Continuing Education in Economics)
 
[1] WHO, Immunization, Vaccines and Biologicals. Addressing vaccine hesitancy. Last update June 2016.
[2] Greco D, Vaccini e promozione della salute: scelte più responsabili e consapevoli o obbligo vaccinale? EpiCentro, disponibile sul sito http://www.epicentro.iss.it/discussioni/vaccinazioni/greco.asp


18 maggio 2017
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