Vaccinazioni in farmacia. I medici non si fidano: “Vigileremo su eventuale riproposizione norme”
Nuova presa di pozione della Fnomceo per la quale, "l’unico luogo appropriato per la pratica vaccinale è rappresentato dalle strutture della Aziende Sanitarie locali e dagli studi dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta che costituiscono una rete più capillare e dotata di adeguato setting professionale, in coerenza con quanto previsto dai LEA". LA MOZIONE DELLA FNOMCEO.
17 LUG - “Preoccupazione nonostante la dichiarazione di non procedibilità dell'emendamento sul Ddl vaccini che prevedeva, all’interno delle Farmacie, la presenza di medici vaccinatori”. Così la Fnomceo torna sul tema dopo la prima stroncatura dell'ipotesi avanzata
subito dopo la presentazione dell'emendamento in Senato.
Stavolta è stato il Consiglio nazionale della Federazione riunitosi a Siena venerdì scorso che in una mozione molto dura ribadisce “ferma opposizione per ogni ipotesi di nuove norme ordinamentali, derivanti anche da decretazione, che ripropongano la presenza di medici nelle Farmacie”.
La Fnomceo ritiene infatti “che il lavoro in equipe tra diversi operatori sanitari si debba sostanziare nella messa in rete o nella creazione di spazi che consentano definite allocazioni di competenze, responsabilità e risorse”.
Per i medici, si legge ancora nella mozione, “l’unico luogo appropriato per la pratica vaccinale è rappresentato dalle strutture della Aziende Sanitarie locali e dagli studi dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta che costituiscono una rete più capillare e dotata di adeguato setting professionale, in coerenza con quanto previsto dai LEA”.
Ma non basta. Per la Fnomceo “il medico non può essere surrettiziamente assoggettato alla mera logica di impresa, prevedendo il decreto la relazione con la struttura e non con il professionista (Farmacista); solo questa relazione diretta potrebbe garantire una collaborazione interprofessionale etica”.
Per questo concliude la mozione, “l’emendamento avrebbe creato disorientamento nella corretta individuazione dei profili di responsabilità e nella sicurezza delle cure”.
17 luglio 2017
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