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Nomine manager sanità. Passa emendamento Cinque Stelle che vincola scelta della Regione a una graduatoria di “merito”. Ma per la Lega la norma è incostituzionale


Con questa nuova norma le Regioni dovranno nominare i DG di Asl e ospedali pescando obbligatoriamente da una graduatoria di “merito” e non più da una rosa di candidati come avviene oggi. Contrari PD e Forza Italia e la Lega si astiene sostenendo che in materia occorre un accordo Stato Regioni provocando l’irritazione dei partner di Governo. Sempre ieri la Lega aveva presentato un proprio sub emendamento dove il nuovo criterio di nomina si limitava alle sole Regioni commissariate.

16 MAG - La Commissione Affari sociali della Camera ha approvato ieri l’emendamento della relatrice Danila Nesci (5 Stelle) al decreto Calabria in tema di nomine dei manager di Asl e Ospedali.
 
Con l’emendamento approvato si trasforma in graduatoria di merito la rosa di candidati dalla quale il Presidente di regione sceglie il direttore generale delle Asl o delle Aziende ospedaliere.
 
Con una disposizione transitoria, nelle more di riordinare in maniera complessiva il sistema di nomine dirigenziali della sanità (oggetto di un disegno di legge del Movimento 5 Stelle all’esame del Parlamento), si prevede che la scelta del Direttore generale da parte del Presidente di regione non potrà più essere discrezionale ma correlata ad una graduatoria e quindi al merito, sulla base di requisiti che siano coerenti con l’incarico da attribuire. 
 
Questo il testo dell’emendamento approvato ieri dalla Commissione Affari Sociali:
 
Art. 11
“Dopo il comma 5 è inserito il seguente: 5-bis. In deroga all’articolo 2 del decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171, nelle more della revisione dei criteri di selezione dei direttori e comunque non oltre 18 mesi dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, la rosa dei candidati è proposta secondo una graduatoria di merito, sulla base dei requisiti maggiormente coerenti con le caratteristiche dell’incarico da attribuire”.
 
“Ancora una volta, PD e Forza Italia hanno votato contro. Al PD non sono bastati gli scandali in Umbria e Calabria, che hanno coinvolto il partito di Zingaretti, per prendere atto dell’importanza di questa nostra legge che premia la meritocrazia”, ha detto dopo l'approvazione la relatrice Danila Nesci.
 
“Evidentemente - ha proseguito - sia Zingaretti che Berlusconi vogliono continuare a tenersi la sanità dei raccomandati, in cui le segreterie di partito decidono chi piazzare ai vertici delle Asl e, come accaduto in Umbria, anche l’esito dei concorsi a danno di migliaia di giovani che si fanno ore di viaggio sperando di poter vincere un concorso pubblico. E anche la Lega si è presa una responsabilità non da poco astenendosi dal votare l’emendamento al Dl Calabria. Eppure scandali come questi degli ultimi giorni avrebbero dovuto far riflettere qualcuno”.
 
A spiegare le ragioni dell’astensione della Lega è la vice presidente della Commissione Rossana Boldi richiamando la giurisprudenza costituzionale e, in particolare, la sentenza n. 251 del 2016 della Corte costituzionale in merito ad un ricorso della regione Veneto avverso le disposizioni della legge Madia su identica tematica. Per questi motivi ritiene che l'emendamento sia palesemente incostituzionale e sottolinea che il giudizio del suo gruppo è di merito e non politico, al fine di evitare qualsiasi strumentalizzazione.
 
Per Boldi, se approvato, l’emendamento si presterebbe per questo a ricorsi che, in base alla richiamata giurisprudenza costituzionale, sarebbero sicuramente accolti. Per questo Boldi ha richiamato il suo sub emendamento presentato ieri che, ha detto, offriva "l'opportunità di limitare la portata dell'emendamento alle sole regioni commissariate".
 
Boldi ha poi ricordato che al Senato è in discussione un disegno di legge di riforma organica del sistema delle nomine in sanità e sarebbe opportuno aspettare la conclusione del suo iter parlamentare.

16 maggio 2019
© Riproduzione riservata

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