Bonus psicologi. “Solo una mancia per la salute mentale. Sbagliato non devolvere tutti i fondi previsti in finanziaria per potenziare i Dsm”. La denuncia degli psichiatri
Per la Società italiana di psichiatria la priorità era sopperire alla carenza di personale, medici, psicologi, infermieri, terapisti della riabilitazione e assistenti sociali: “Un operatore ogni 1.500 abitanti è meno della metà di quelli che servirebbero. Non bisogna creare un sistema parallelo di cure ma rafforzare i servizi di salute mentale pubblici già esistenti”.
24 FEB - A due anni dall’inizio della pandemia i servizi di salute mentale, messi a dura prova dal Covid, restano la Cenerentola dell’Ssn: trascurati, sottofinanziati da decenni di tagli e quindi privati degli strumenti fondamentali ad affrontare lo tsunami di disagio mentale che il Covid ha determinato e che si abbatterà duramente per il prossimo futuro su tutto il Paese, colpendo non solo i più fragili ma l’intera popolazione.
È questo il grido d’allarme della
Società Italiana di Psichiatria, in occasione del via libera del Senato al Decreto Milleproroghe che contiene anche il ‘bonus psicologi’.
“La decisione del Governo di affrontare questa emergenza destinando al cosiddetto ‘bonus psicologi’ i fondi previsti nel ‘Decreto Milleproroghe’, non va nella giusta direzione – avvertono
Massimo di Giannantonio ed
Enrico Zanalda, co-presidenti della Società Italiana di Psichiatria (Sip) – I fondi stanziati per i cittadini che faranno richiesta di un sostegno economico, per un aiuto professionale in ambito privato, sono solo una mancia per la salute mentale e una misura non condivisibile perché non creano un ammortizzatore socio-sanitario in grado di attutire nel breve e nel lungo termine i contraccolpi della pandemia sulla salute mentale”.
“Sarebbe stato prioritario, invece, devolvere l’intero stanziamento per riorganizzare e potenziare i servizi di salute mentale pubblici e sopperire alla carenza cronica di specialisti tra medici, psicologi, assistenti sociali e terapisti della riabilitazione per aumentare e aggiornare i servizi offerti e garantire alle persone omogeneità di cure su tutto il territorio, sviluppando e migliorando la qualità dell’assistenza”, sottolineano Di Giannantonio e Zanalda.
Su questo stesso solco va inoltre frenata la spinta parlamentare che emerge dal Ddl sullo ‘psicologo delle cure primarie’ all’esame della Commissione sanità, volto a scorporare dai Dsm un’area di esclusiva competenza degli psicologi.
“Non bisogna creare un sistema parallelo di cura come sarebbe lo ‘psicologo di famiglia’, ma rafforzare i servizi di salute mentale pubblici già esistenti, un modello unico nel panorama della sanità italiana, apprezzato e imitato in tutto il mondo, basato sugli interventi di tutte le figure professionali che fianco a fianco, da anni, combattono la stessa battaglia a tutela della salute mentale dei cittadini – dichiarano i co-presidenti Sip – I Dipartimenti di salute mentale sono nati non solo per far fronte alle persone con disturbi mentali, ma anche per garantire un sostegno ai cittadini di tutte le età che si trovino in uno stato di disagio psichico, e prevenirne l’eventuale evoluzione verso forme più gravi e complesse di sofferenza. Non a caso e, significativamente, la denominazione è stata quella di ‘Dipartimenti di salute mentale’ e non ‘Dipartimenti di psichiatria’. Replicare inutili strutture territoriali, sulla base di esigenze e spinte corporativistiche, sarebbe un grave errore e un sostanziale danno per i cittadini italiani”.
24 febbraio 2022
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