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Blocco contratti PA. Papotto (Cisl Medici): “In atto squallido tentativo di influenzare Consulta”

di Biagio Papotto

Si cerca di attaccare in modo subdolo la Consulta, chi dicendo che deve porre attenzione alla spesa, chi invece sostenendo che non può che pronunciarsi in modo favorevole ai ricorrenti. Non saremo noi a “tirar la giacca” alla Corte, ma devo ribadire che i medici hanno già dato. In troppe occasioni, sacrificando la propria attività e retribuzione in nome di uno Stato troppo spesso ingrato.

11 GIU - Solitamente per il significato della parola “fondamenta” si conviene di indicare qualcosa che stia alla base, un’espressione che evochi immediatamente la solidità e l’inamovibilità su cui poggiare una costruzione, nell’accezione più comune, e per traslato tutto ciò che parta da un punto per poter sostenere qualsiasi sovrastruttura successiva. Dare per scontato quanto finora esposto può apparire persino banale, ma nell’Italia del 2015 occorre fare molta attenzione.

Fondamentale, che dalla parola “fondamenta” deriva in modo intuitivamente immediato, è ad esempio il termine con cui vengono indicate le Costituzioni di molte nazioni (la Legge Fondamentale della Repubblica Federale tedesca del 1949, la Legge Fondamentale della Città del Vaticano del 1929, le 9 Leggi Fondamentali dello Stato di Israele…). Si tratta di enunciati da cui far discendere in modo vincolante tutte le disposizioni legislative successive, in modo da avere un solo e fermo punto di riferimento. Se una legge si discosta dai principi della Costituzione non è una legge che possa essere approvata. Punto. Partendo da questo presupposto - solo apparentemente semplice - appare sempre più complesso comprendere come si possa esser giunti ad una situazione così deteriorata come quella che si offre agli occhi di osservatori esterni al nostro bel Paese.
 
In questi giorni, appena distratti da elezioni in cui hanno vinto tutti e scandali (in Italia elezioni e scandali non mancano mai, purtroppo…) in cui pare non sia coinvolto alcuno, stiamo assistendo ad uno squallido tentativo di influenzare nientemeno che un emanando pronunciamento della Consulta. Avete letto bene: della Con-sul-ta. Un organo che agli studenti appare lontano e solenne (e lontano forse no, ma solenne di certo è e almeno altrettanto autorevole deve essere riconosciuto) e che oggi si cerca di attaccare in modo subdolo, chi dicendo che deve porre attenzione alla spesa, chi invece sostenendo che non può che pronunciarsi in modo favorevole ai ricorrenti, chi ancora aspettando solo un parere, qual che sia, per poter attaccare dopo, con comodo. Abbiamo iniziato - non molti anni fa - con politici condannati che attaccavano i giudici, abbiamo avuto insomma dei pessimi insegnanti. “La legge è uguale per tutti gli altri”, potremmo chiosare, e se la legge si pronuncia contro di me è ingiusta.

Fondamentale, invece, è recuperare prima di tutto una coscienza di Stato, e di popolo di tale Stato prima ancora. Questo ci differenzia sempre di più, purtroppo, dalle altre nazioni evolute, ben oltre le cifre del PIL e/o del debito pubblico. Ci sono Paesi ben meno ricchi del nostro, in termini assoluti e di storia, di arte e cultura, che però emergono con la propria identità di nazioni compatte e risolute nel migliorarsi, ansiose di progredire e attente, in primis, al benessere dei propri abitanti. Qui occorre riflettere un attimo: i politici dirigono, ma in una democrazia sono i cittadini che li scelgono. La bassa partecipazione al voto nell’ultima tornata elettorale è anzitutto una sconfitta di TUTTI, e non, come si vorrebbe per comodità far credere, una sconfitta della politica. “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita…”. Questo è il primo articolo della Costituzione. Ogni volta che non votiamo rinunciamo ad un nostro diritto primario. E allora non possiamo lagnarci dopo, come il popolo amorfo contro cui si scagliava – giustamente – il Manzoni.
 
Fondamentale, poi, è che vi sia diretta e continua corrispondenza tra le esigenze della gente e l’equilibrio dello Stato. E’ per questo che c’è una classe politica e una cittadinanza elettiva. Ma se tutto va come deve, allora, non si comprendono alcune storture, visibili e ancor più sgradevoli se confrontate con l’equilibrio che un sindacato deve SEMPRE garantire. L’aumento della spesa pubblica che continua, nonostante il blocco pluriennale delle retribuzioni e la grave riduzione del potere d’acquisto dei dipendenti, non può e non deve riverberarsi in ulteriori provvedimenti di miope austerità, peraltro a senso unico. Anzi. Abbiamo invece bisogno di una sorta di “New Deal” anche in Italia, un patto tra i cittadini, non più vessati come sudditi, e lo Stato, non più visto come un’entità astratta e da temere. Dobbiamo recuperare lo stesso spirito con cui i nostri padri – appena usciti dalla tragedia della guerra – lavoravano con la consapevolezza di “creare” e lo Stato incoraggiava e spingeva a “fare”.

Fondamentale, infatti, è sfruttare l’immensa ricchezza naturale ed artistica del nostro Paese, preservandola e valorizzandola. Allo stesso modo non possiamo più permetterci che i nostri giovani migliori crescano con il miraggio di fuggire, spendendo all’estero il patrimonio di investimento che l’Italia ha riposto in essi. I veri e propri “tesori” che la nostra nazione ha e di continuo produce, con le scarne risorse che possiede, devono essere moltiplicati. A questo scopo occorre partire, appunto, dalle fondamenta, dai diritti di base. Un’istruzione (la migliore possibile) e un lavoro con cui avere e garantire benessere. E allora, se in modo poco appariscente abbiamo citato anche gli Artt. 2, 3, 4 e 9 della Costituzione, vuol dire che è scritta bene e che deve essere applicata senza vincoli, nel solo interesse del Paese e della sovranità che in essa e contenuta. Istruzione, lavoro… retribuzione commisurata. La sanità pubblica, in questo scenario, è di diritto al primo posto.

Fondamentale. Trascurare questo aspetto provoca, in via diretta ed immediata, il crollo pressoché totale di una nazione.
Ma se la sanità non ha dotazioni organiche adeguate, se non ha posti-letto sufficienti, se non ha strumenti indispensabili, se non ha attenzione neppure quando grida i propri allarmi, come la Cisl Medici ha da anni denunciato… Come si potrà mai garantire il rispetto dei livelli minimi di assistenza e cura? E’ di ieri la notizia della completa guarigione del secondo caso di virus Ebola in Italia. Tutti contenti per i pazienti, ovviamente, e tutti a gonfiare il petto come succede per una medaglia d’oro alle Olimpiadi. Ok, ma è terrorismo psicologico domandarsi come si farà a garantire risposte di successo in carenza di mezzi? E’ disfattismo segnalare le disfunzioni e le storture di gestione? E poi consentiteci una frase che non è ad effetto, non è corporativa, non è ciecamente rivendicativa. I medici hanno già dato. In troppe occasioni, sacrificando la propria attività e la propria retribuzione in nome e per conto di uno Stato troppo spesso maramaldo ed ingrato. Non saremo comunque mai noi a “tirar la giacca” alla Corte, per la dignità che tale organo merita e certi, come siamo, che i supremi giudici decideranno in scienza e coscienza per il meglio.

In questi tempi di becero vociare ci siamo limitati, una volta di più, a sottolineare in modo sommesso, ma fermo, la nostra visione di una professione piena di valori e dignità, come un medico ha diritto di pretendere e come un sindacato, la Cisl Medici, ha il dovere di rimarcare.

Biagio Papotto
Segretario Generale Cisl Medici 

11 giugno 2015
© Riproduzione riservata

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