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Anaao: “Basta con i contratti nazionali virtuali”

di Giuseppe Montante

Se la politica del lavoro delle Regioni in Sanità è quella dei “padroni delle ferriere 2.0”, che senso può avere trattare con loro un congtratto nazionale solo virtuale, visto che non vogliono o non hanno il potere di garantirne una applicazione corretta? Meglio sarebbe trattare solamente con il Governo e le Aziende Sanitarie

14 NOV - Il mondo del lavoro nei primi decenni del ‘900 è stato dominato dalla logica cinica dei “padroni delle ferriere”, che imponevano ai propri dipendenti condizioni di lavoro pesanti e rischiose, l’assenza di diritti certi, l’assoluta precarietà del rapporto di lavoro e retribuzione molto basse. Oggi, in conseguenza dei molti decenni trascorsi e dell’evoluzione della società, potremmo pensare che quella logica ormai non esista più e faccia ormai parte della storia passata. Purtroppo non è così!

Attualmente i migliori imitatori dei “padroni delle ferriere” sono le Direzioni delle Aziende Sanitarie. Molti dei componenti di queste, cresciuti professionalmente e socialmente nella convinzione che il loro dovere prioritario sia soddisfare i “desiderata” del propri mentori nella politica regionale, hanno sviluppato l’abitudine ad interpretare in modo “elastico” le norme legislative e contrattuali, adeguando tale interpretazione alle volontà superiori, sacrificando all’occorrenza i diritti dei lavoratori e dei cittadini…!

Questi neo “padroni delle ferriere” si sono adeguati però ai tempi moderni ed hanno raffinato la loro tecnica, privandola della grossolanità dei comportamenti dei loro precursori. Di solito, si presentano come rispettosi del metodo democratico, depositari della “verità legislativa e contrattuale”, difensori dell’interesse pubblico e, ammantati di questo ruolo, si ritengono autorizzati a modificare l’interpretazione delle norme a loro piacimento!

Questo andazzo ha creato nelle aziende condizioni diffuse e crescenti di incertezza e disomogeneità attuativa dei CCNL, spesso sfocianti in vere e proprie scorrettezze e illeceità. Non di rado accompagnate da una azione subdolamente intimidatoria sui dipendenti e sui rappresentanti sindacali.

Per anni le organizzazioni sindacali della dirigenza del ruolo sanitario hanno denunciato al livello nazionale questa piaga. Ciò malgrado, questa deriva comportamentale, non solo non è stata mitigata, ma dal 2010 in poi si è sempre più accentuata, grazie anche alla complicità delle Regioni, firmatarie al livello nazionale del CCNL e impegnate a parole alla corretta attuazione, ma dedite a supportare le aziende nella sua violazione.

Questo modo di agire, oltre a creare all’interno della dirigenza del ruolo sanitario forti condizioni di disagio lavorativo per la gravosità dei carichi di lavoro, per la crescita esponenziale del rischio lavorativo e clinico e per l’accrescersi della precarietà dei rapporti di lavoro, ha determinato anche un danno economico importante per tale dirigenza, pari a circa 200 milioni di euro l’anno (calcolato per difetto).

Negli ultimi tempi, è, quindi, tornata alla ribalta la centralità di una esigibilità certa e corretta per tutti del CCNL.

Il testo dell’Atto di Indirizzo per il rinnovo del CCNL della Dirigenza del Ruolo Sanitario (pubblicato recentemente),però, parte da una esortazione iniziale con toni da “pastore delle anime” a basare le relazioni sindacali e la contrattazione integrativa aziendale su “principi di buona fede reciproca” per auspicare di migliorare la comprensibilità delle norme ed accentuare la loro rigorosità attuativa solo con disposizioni di tipo ordinatorio. Individuando la soluzione definitiva al problema nel Contratto Individuale fra il dirigente e l’Azienda, dove definire con chiarezza gli impegni e gli accordi reciproci…!

Quanto proposto è, a dir poco stucchevole e inadeguato, del tutto inefficace e non credibile, senza una qualche azione sanzionatoria che, ancor prima dei contenziosi legali, limiti gli abusi.

Senza contare che considerare il “Contratto individuale” lo strumento più efficace di difesa di ciascun dirigente dall’incertezza attuativa mira ad annullare l’azione di intermediazione e di difesa collettiva del Sindacato per isolare il dipendente in una lotta impari con l’azienda in posizione dominante nei suoi riguardi.

Qualcuno potrebbe commentare che l’Atto di Indirizzo in fin dei conti è solamente un elenco di desiderata che in gran parte rimarranno irrealizzati. Questo non attenua il tenore del giudizio: è scandaloso che le Regioni si limitino ad avanzare solamente queste proposte! Sono per caso proposte provocatorie per allontanare nel tempo il rischio di un nuovo CCNL?

Se la politica del lavoro delle Regioni in Sanità è quella dei “padroni delle ferriere 2.0”, che senso può avere trattare con loro un CCNL solo virtuale, visto che non vogliono o non hanno il potere di garantirne una applicazione corretta? Meglio sarebbe trattare solamente con il Governo e le Aziende Sanitarie.
 
Giuseppe Montante
Vice Segretario Nazionale ANAAO ASSOMED 

14 novembre 2017
© Riproduzione riservata

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