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Farmacia. Fofi lancia il progetto “farmacista per l’aderenza terapeutica”


Secondo l’Oms, il 50% dei pazienti non segue correttamente le terapie. Il progetto pilota che vedrà i farmacisti italiani impegnati a invertire questa tendenza sarà promosso in collaborazione con la Medway School of Pharmacy di Kent (Uk). Mandelli (Fofi): “Nuove competenze per rispondere alla crisi”.

26 GIU - Assumono i farmaci in dosaggi eccessivi o insufficiente. Interrompono le terapie senza il consenso del medico o prendono farmaci senza l’indicazione di un professionista. Non conosco gli effetti dei farmaci che assumono né i rischi di reazioni avversa derivanti dall’interazione con altri medicinali. E questi sono solo alcuni dei problemi che caratterizzano il difficile rapporto tra pazienti e farmaci. Con danni per la salute e, di conseguenza, costi assistenziali più alti a carico dello Stato.

Presto, però, la situazione potrebbe migliorare. Grazie a un nuovo progetto che la Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani (Fofi) si prepara a realizzare importando nel nostro Paese il sistema Mur (Medicines Use Review), creato nel 2004 dalla Medway School of Pharmacy dell’Università di Kent (Gran Bretagna) con l’obiettivo di fornire ai farmacisti gli strumenti necessari per educare il cittadino sull’uso corretto dei farmaci e, in particolare, sull’importanza dell’aderenza terapeutica. Una sorta di nuova specializzazione professionale conseguita sul posto di lavoro. Che coinvolgerà dapprima un numero limitato di farmacisti, che saranno selezionati nei prossimi mesi per l’avvio del progetto pilota, ma che la Fofi auspica di diffondere presto in larga parte della categoria.

A presentare il progetto, ieri sera a Roma, è stato il presidente della Fofi, Andrea Mandelli, insieme ad Andrea Manfrin, professore ordinario alla Medway School of Pharmacy dell’Università di Kent e coordinatore del progetto pilota in Italia, al senatore Luigi d’Ambrosio Lettieri, vice presidente della Fofi, e a Maurizio Pace, segretario della Fofi. All’incontro erano presenti tutti i presidenti degli Ordini dei farmacisti delle province italiane (che oggi parteciperanno al Consiglio Nazionale della Federazione), ma anche i deputati dell’Italia dei Valori Antonio Palagiano e Ignazio Messina, e l’ex senatore dell’Udc Francesco D’Onofrio, intervenuti per conoscere la nuova iniziativa della Fofi.

Un’iniziativa importante perché, come ha spiegato il presidente Andrea Mandelli, “rappresenta una risposta alla crisi delle farmacie e ai ripetuti attacchi rivolti alla categoria” attraverso provvedimenti governativi che, spingendo verso le liberalizzazioni, favoriscono la grande distribuzione a discapito delle farmacie di comunità ma anche dei farmacisti di parafarmacia. Una situazione che “svilisce la categoria” e che “ha bisogno di riposte forti e importanti”, ha detto Mandelli. E questa forza, secondo il presidente della Fofi, va ricercata “nella professionalità del farmacista, nel suo insostituibile ruolo a servizio del cittadino e del sistema sanitario”. Solo dimostrando alla politica quanto centrale e strategico sia il ruolo del farmacista, secondo il presidente della Fofi, si riuscirà a interrompere questa sequenza di provvedimenti che stanno mettendo in ginocchio il sistema del servizio farmaceutico. “Dobbiamo sperimentare e raccogliere dati sulla base dei quali chiedere alle istituzioni un riconoscimento. Sono sicuro che se sapremo dimostrare di produrre nuovi risultati, la politica, la buona politica, saprà tradurli in atti che riconducano il farmacista al centro del sistema di dispensazione del farmaco”, ha affermato Mandelli.

Questo è l’obiettivo principale del progetto. I numeri, d’altra parte, secondo Manfrin, parlano chiaro: “I farmaci antiasmatici in Europa rappresentano una spesa pari a 3,6 miliardi di euro. Se è vero che il 50% dei pazienti non aderisce correttamente alla terapia, possiamo stimare che la non aderenza alle terapie per l’asma costa ai sistemi sanitari europei 1,8 miliardi di euro. Risorse che il farmacista sarà in grado di fare risparmiare al Paese grazie all’acquisizione di questi nuovi strumenti per educare i cittadini al corretto uso dei farmaci”. E gli esempi non finiscono qui. “Il 4-5% delle ospedalizzazioni – ha affermato l’esperto dell’Università di Kent - sono causate dalle reazioni avverse ai farmaci, con ulteriori costi per le casse dello Stato”. Per non parlare di quanti medicinali vengono assunti in modo inappropriato, senza le indicazioni del professionista. E senza considerare i danni, per la salute e per i sistemi sanitari, derivanti dal sempre più diffuso fenomeno dell’antibiotico resistenza.

È contro queste criticità che i farmacisti italiani voglio combattere in prima linea, come hanno già fatto prima di loro i colleghi inglesi, che oggi vedono l’accreditamento Mur riconosciuto anche nel contratto di lavoro con il sistema sanitario nazionale.

Ma in cosa consiste il progetto pilota che partirà tra poco in Italia? Entro l’estate si procederà alla selezione delle farmacie che parteciperanno alla sperimentazione. Dopo un apposito training formativo, in questi esercizi verrà istituito un “desk” dedicato al colloquio sul farmaco tra farmacista e cittadino (in questa prima fase il servizio sarà dedicato ai pazienti asmatici). Il colloquio, di cui il cittadino potrà avvalersi in forma volontaria, avrà lo scopo di migliorare la conoscenza del paziente verso il farmaco che assume, di fare emergere eventuali effetti avversi, di aumentare l’aderenza alla terapia, di ridurre ed eliminare eventuali comportamenti scorretti di assunzione del farmaco prescritto per la patologia in esame o di altri farmaci. Una volta a regime, questo percorso permetterà ai farmacisti e alle farmacie di ricevere l’accreditamento e la certificazione Mur e quindi di vedere riconosciuta la loro professionalità e il servizio reso.

“Il Mur – ha affermato Manfrin – è un progetto che crea professionalità, che a sua volta permette di raggiungere comportamenti virtuosi con benefici in termini di costo ed efficacia delle terapie. In questo modo il ruolo del farmacista cresce e si valorizza, diventando essenziale per il Ssn e lo Stato. Quest’ultimo potrà valutare i vantaggi sulla base di risultati oggettivi e non potrà non riconoscerli al professionista”.

Nei fatti, dunque, il progetto permetterà di raggiungere tre traguardi: quello di salute per il cittadino, quello di risparmio per lo Stato e quello di valorizzazione e riconoscimento professionale per il farmacista. “Con il Mur si apre un nuovo orizzonte per la professione, che sposta l’asse su cui si basa il servizio farmaceutico. Oggi vince il prezzo, ma domani vincerà la scienza, perché è il sapere che fa la differenza tra la farmacia e la grande distribuzione”, ha sottolineato Manfrin, secondo il quale il Mur è anche “l’impalcatura per costruire l’evoluzione del modello retributivo”.
“La farmacia in Italia – ha concluso l’esperto della dell’Università di Kent – è un sistema che funziona e che ha la giusta base per sviluppare il suo grande potenziale e crescere”.

“La Fofi – ha commentato d’Ambrosio Lettieri – ha creduto e portato avanti con tenacia il confronto per l’avvio di questo progetto. I tempi sono maturi, siamo a un bivio: o si cade nel burrone o si prende una nuova strada”. “I farmacisti – ha aggiunto il vice presidente della Fofi – devono investire sulla loro professionalità, perché devono ricordare che il riconoscimento del loro ruolo si basa sulla legittimazione del popolo, che come conseguenza porta a un riconoscimento da parte delle istituzioni. Dobbiamo guardare al futuro con uno sguardo lungo, facendoci forza, percorrendo strade nuove, investendo sulla nostra professionalità. È questa la soluzione per superare la crisi”.

Dopo tutto, ha ricordato Pace, “il ruolo del farmacista è quello di 'esperto del farmaco'. Se da una parte questo progetto guarda al futuro, in fondo non fa però che valorizzare le radici della nostra professione. Oggi – ha aggiunto il segretario della Fofi - lo Stato ci vede come una servizio che produce spesa che altri fanno a prezzi minori. Ma quando capiranno il valore aggiunto della farmacia, saranno portati ad invertire questa posizione. E allora – ha sottolineato Pace – sarà anche possibile rivedere il percorso di Laurea in Farmacia, che oggi non è più adeguato a quello che la società e che il Paese ci chiede”.

Un’attenzione, quella della politica, che Palagiano e Messina hanno garantito da parte dell'IdV. “L’Italia dei Valori – ha sottolineato Palagiano – si è adoperata con forza per modificare i provvedimenti presentati dal governo e difendere la farmacia secondo la convinzione obiettiva e oggettiva che la farmacia sia un presidio fondamentale sul territorio. Ora – ha aggiunto Palagiano – teniamo gli occhi aperti sulla spending review, perché c’è il rischio concreto di un’altra stangata. L’Italia dei Valori – ha assicurato il responsabile sanità dell’IdV – vigilerà per evitare un ulteriore peggioramento delle condizioni della categoria”.

A confermarlo anche Messina. “I farmaci non sono merce. I farmacisti dispensano prodotti che comportano rischi, e ogni intervento su questa professione dovrebbe ricordarlo bene”. La farmacia, secondo Messina, è inoltre “l’unico vero presidio del Ssn sul territorio. Per questo, pur sostenendo le liberalizzazioni, ci siamo battuti perché queste non coinvolgessero anche le farmacie. Che sono servizi essenziali, che però hanno bisogno di ammodernarsi. E se i modelli che proporranno porteranno benefici al macrosistema, le istituzioni avranno tutto il vantaggio ad allearsi con questi professionisti”, ha concluso Messina. Secondo il quale, “il Paese non può prescindere dal ruolo delle farmacie”.
 

26 giugno 2012
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