Gentile direttore,
a leggere il disegno di legge della concorrenza 2023, approvato dal governo il 20 aprile e da pochi giorni inviato al Parlamento, il mercato dei farmaci sarebbe già un mercato in perfetta concorrenza. È infatti previsto soltanto un inutile articolo in materia farmaceutica che facilita le farmacie per la preparazione dei farmaci galenici (articolo 8) e che pertanto non ha nulla a che fare con la concorrenza.
A difesa del SSN invece non sono più rinviabili norme finalizzate a creare concorrenza tra le aziende farmaceutiche con l’obiettivo di ridurre la spesa per l’acquisto di farmaci che, nel 2021, è stata di 32,2 miliardi di euro (69,2% quella pubblica e 30,8% quella privata). Sulla base della mia esperienza di assessore alla sanità in Piemonte (2014-2019) posso confermare che mettendo in concorrenza con gare d’appalto le aziende che, alla scadenza dei brevetti, possono produrre e commercializzare farmaci equivalenti o biosimilari, si ottengono risultati sorprendenti: nel 2018 il Piemonte ha risparmiato ben 41 milioni di euro con una riduzione media del prezzo del 67%. In alcuni casi sono stati ottenuti riduzioni del prezzo fino al 99%: è il caso del Bosentan e dell’Imatinib il cui costo unitario è sceso rispettivamente da 2.210 euro a 27 euro e da 1.907 a 24 euro.
Questo è il motivo per cui ritengo opportuna la recente presa di posizione dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) sul ddl della concorrenza a proposito del settore farmaceutico. L’Agcm ha il compito per legge di indicare suggerimenti in coerenza con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che considera la tutela e la promozione della concorrenza quale fattore essenziale per favorire l’efficienza e la crescita economica del sistema. Con una comunicazione al Parlamento e al Governo, l’Agcm ha suggerito una norma volta a incrementare la competitività delle gare pubbliche per l’acquisto dei farmaci biologici, in particolare attraverso lo stimolo all’uso dei così detti ‘biosimilari’, garantendo le stesse indicazioni terapeutiche.
Ritengo che possa essere utile introdurre anche una norma che vincoli le Regioni a procedere alle gare d’appalto immediatamente dopo la scadenza dei brevetti dei farmaci. Le Regioni dovrebbero inoltre coordinarsi tra di loro riducendo il numero delle stazioni appaltanti per una migliore contrattazione basata sul principio prezzo/volume. A questo proposito non si può ignorare la constatazione dell’Aifa contenuta nel monitoraggio dei farmaci (3 luglio): “l’introduzione dei farmaci a brevetto scaduto rappresenta un’importante occasione di efficientamento economico della spesa sanitaria senza compromettere le garanzie di efficacia e sicurezza che rimangono il cardine dell’assistenza farmaceutica”.
Sono questi i temi dovrebbero essere affrontati con il ddl sulla concorrenza, altro che preparazioni galeniche!
Antonio Saitta