Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Venerdì 17 MAGGIO 2024
Lettere al direttore
segui quotidianosanita.it

Per la salute mentale partiamo “da quello che c’è”

di Andrea Angelozzi

20 OTT -

Gentile Direttore,
mi aveva a suo tempo colpito il pragmatismo del Metodo Toyota che nella settimana kaizen analizza gli errori e sprechi nel meccanismo di produzione, ipotizza le soluzioni e le mette immediatamente in atto per vedere se effettivamente funzionano. Certo la salute mentale non è una fabbrica di macchine, ma la logica che sottende a queste tempistiche va oltre il produrre guarnizioni per la testa del motore. Pensiamo a quante formazioni diventano un puro esercizio culturale e quanta differenza avviene quando si costruiscono in modo che quanto si apprende possa (debba) essere immediatamente applicato alle attività del servizio e verificato nei suoi problemi e nella sua efficacia.

Leggendo su Quotidiano Sanità quanto sta avvenendo nell’ambito del SSN e della salute mentale in particolare, sembra di trovarsi nell’universo opposto, in un completo scollamento fra le parole ed i fatti, che ricorda vagamente certi sogni in cui si sa che dovrebbero essere fatte certe cose, ma poi di fatto il corpo non ne vuole sapere, come se non accettasse di farsi ingannare dalla realtà onirica, per riaffermare semplicemente che sta dormendo.

Ero tentato di dire scollamento fra teoria e prassi, ma è subentrato il dubbio se poi ci sia effettivamente una teoria, una scelta, o si tratti semplicemente di un fabbricare parole intorno alla invarianza.

Tutti sono d’accordo che la situazione della salute mentale è problematica, tutti sono d’accordo che vi sono problemi nella capacità della attuale organizzazione dei servizi di dare risposta, sia alle esigenze che erano state indicate dalla Legge 180/78, sia alle esigenze che questi 45 anni dalla legge ci mettono sotto gli occhi; tutti sono d’accordo che la tutela della salute mentale è qualcosa che ha senso se mantiene la sua connotazione pubblica (persino i privati, per i quali strutture come SPDC o CSM sarebbero poco remunerativi, sarebbero d'accordo); tutti infine che vi è un problema di risorse e si tratta di risorse imponenti, non le briciole di qualche erogazione una tantum che rende più in propaganda che in funzionamento dei servizi.

Ma nulla accade. Per paradosso, anche chi ha ruoli decisionali (vedi politici o tecnici partecipanti a varie commissioni) partecipa a questo coro che invita a fare, ma non fa, senza porsi il problema che, se non solo loro a fare, chi mai potrebbe esserlo.

Una situazione di questo tipo a mio parere può essere spiegata solo da più cose.

La prima è una difficoltà ad una visione storica, dando con questa frase dignità a quella che forse è solo una mancanza di memoria. Sono anni che vengono fatti gli stessi discorsi, che i problemi sono detti e stradetti, che talune soluzioni sono indicate, ma è come se tutto ciò non esistesse. Il Ministro vanta l’alto numero di audizioni della Commissione Salute Mentale sul problema. Siamo convinti da psichiatri che sia importante sapere ascoltare, ma ci domandiamo cosa ci sia di nuovo da sapere e se questo lavoro preluda poi a qualche proposta e quando, oppure se in realtà la proposta finale è semplicemente questo percorso di ricognizione di ciò che già si sa.

La seconda questione è che è ormai diventata prassi la teoria del “ci stiamo lavorando”, che permette di parlare di un problema e promettere soluzioni come se questo fosse sufficiente ad esaurire la questione. D’altra parte è anche vero che questo modello retorico sembra bastare nell’immediato: gli operatori sono spremuti a tamponare i possibili problemi, i pazienti di fatto si adattano ad una realtà minimalista, i mass media non danno molto spazio ai lamenti. Che, invece della eccellenza, dichiarata a gran voce, si gestisca al minimo la quotidianità, sembra ancora non sollevare problemi radicali. Sì, è vero, c’è qualche morto ogni tanto sulle colonne dei giornali, ma le rassicurazioni sono pronte ed i titoli passano in fretta …

La terza questione è che non c’è alcuna volontà di affrontare la organizzazione dei servizi e la teoria che ne è alla base. La psichiatria stessa con le sue divisioni ha offerto l’alibi per non affrontare i problemi. Costruendo riforme alla fine si rischia di mettere la propria firma su possibili nuovi problemi e sul fatto di scontentare qualcuno. Lasciando le cose identiche si può indicare in altri i responsabili e riservarsi, con le promesse impossibili, il ruolo del salvatore.

Quarta questione il problema delle risorse: semplicemente non ci sono e difficilmente ci saranno. La salute mentale ha sempre fatto riforme a invarianza della spesa, ma adesso una operazione di questo tipo non sarebbe proponibile.

Ed allora, che fare?

Perché non cominciamo da quello che c’è? Perché fra le tante audizioni non si aggiungono quelle delle Regioni che dicano, nero su bianco, quali LEA attualmente i servizi sono in grado di garantire e con quale organizzazione possono spendere al meglio le risorse esistenti?

Magari si scopre che tanta residenzialità costa molto e investendo diversamente si può evitare; oppure che è inutile finanziare nuovi centri diurni quando quelli esistenti non sono utilizzati; o ancora che certe pratiche colpiscono meno la fantasia di utenti o giornali, ma sono più efficaci di altre. E che per farle occorrono anche specifici operatori, senza la tentazione di assumere solo con il criterio di far numero per esigenze di accreditamento o di statistica complessiva. Che gli interventi sugli esordi hanno senso ma solo se passano dai documenti alle pratiche effettive.

Che si parta da ciò che in questo momento si può fare e dare, cercando di gestire al meglio le risorse esistenti.

E quando (se) ce ne saranno di più, allora si aggiungono e si modificano aspetti.
È così difficile?
Alla Toyota lo farebbero, ma già, si sa, quelli producono motori.

Andrea Angelozzi
Psichiatra



20 ottobre 2023
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Lettere al direttore

lettere al direttore
ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy