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La sanità nelle Marche. La situazione è grave, ma niente sciopero

di Giuseppino Conti

22 MAR - Gentile Direttore,
la situazione della sanità marchigiana sta diventando molto "calda" .... e non certamente per l'arrivo della primavera! I mediaregionali riportano la ferma protesta che è montata negli ultimi giorni, sia da parte delle OO.SS. dell'Area del Comparto, sia da parte delle OO.SS. dell'Area della Dirigenza Medica, relativamente alle importanti razionalizzazioni (di fatto si tratta di "razionamenti") che stanno interessando le Aziende Sanitarie e Ospedaliere della Regione Marche.
Al proposito vengono richiamate azioni di sciopero e vengono richieste le dimissioni di Assessore alla Salute della Regione Marche e dei Direttori Generali.
 
Si legge della forte proccupazione della dirigenza medica per la riduzione delle strutture semplici e delle strutture complesse (con ciò, usando un linguaggio più comprensibile, si intende la diminuzione dei posti di primario e di posti di responsabilità medica).
Un Direttore Generale (Azienda Ospedali Riuniti - Ancona) spiega che le riduzioni saranno minimali (7-8 strutture complesse e circa 15 strutture semplici). Più complessa la situazione di circa 450 precari.
 
Viene naturale domandarsi:
· ci si accorge solo oggi della presenza di 20-25 posti di responsabilità in eccesso (solo  ad Ancona, nel presidio più importante della Regione)?
· possibile che nessuno si sia mai reso conto dei reparti doppi, tripli e quadrupli (che fanno più o meno tutti le stesse cose) che risultano presenti negli ospedali marchigiani?
· perchè non si è dato seguito alle leggi che negli ultimi 10 anni - a più riprese - hanno vincolato l'adeguamento  dei posti letto alle nuove necessità?
· l'affermazione che "... per i precari la situazione è più complessa ..." è molto difficile da capire!   Come se questi 450 operatori, a prescindere dal ruolo ricoperto, fino ad oggi fossero stati in sovrannumero rispetto alle necessità e/o fossero stati impegnati in attività minimali e di bassa significatività!
· perchè ..........
 
Probabilmente, più che "urlare il dolore", è necessario ripensare il sistema sanitario, tenedo conto di una serie di variabili, in particolare:
· i bisogni dei cittadini sono profondamente mutati nel corso degli ultimi anni, conseguenza diretta dei cambiamenti che hanno interessato l'epidemiologia, la demografia e le condizioni socio-economiche;
· lo sviluppo scientifico e tecnologico consente approcci diagnostici e terapeutici estremamente più rapidi rispetto al passato  (con minori necessità di posti letto, soprattutto nelle aree chirurgiche);
· l'aumento della cronicità obbliga importanti  investimenti nelle strutture territoriali e nei servizi domiciliari, con la previsione di accessi agevolati presso le strutture ospedaliere (anche in DH) per evitare i ricoveri ripetuti in brevi frazioni di tempo;
· le mutate condizioni economiche (e il difficile equilibrio tra bisogni della gente e compatibilità economica);
· la diversa formazione dei professionisti  (tutti laureati, ad esclusione degli Operatori di Supporto ..... che in molti casi sono comunque in possesso di un titolo accademico, anche se non disciplinare di tipo sanitario);
· l'assoluta necessità di ripensare i modelli organizzativi e i sistemi di cura e assistenza.
 
Guardando oltre i confini regionali, oltre a quanto sopra esposto, e con riferimento ai dati di letteratura più recenti, è possibile prendere atto delle seguenti situazioni:
· la proposta "Balduzzi" relativa agli standard dei posti letto (ancora in bozza) evidenzia una necessità di riduzione di 14.000 posti letto per acuti e una parallela necessità di implementazione di circa 7.000 posti per lungodegenza e riabilitazione;
· i dati della regione Marche evidenziano la necessità di riduzione di 426 posti letto per acuti e l'implementazione di circa 330 posti di lungodegenza e riabilitazione;
· nei Paesi OCSE la numerosità di medici (valore medio) è pari a 3,1 medici ‰ abitanti;
· in Italia la numerosità di medici (valore medio) è pari a 3,7 medici ‰ abitanti;
· nei Paesi OCSE la numerosità di infermieri (valore medio) è pari a 8,7 infermieri ‰ abitanti;
· in Italia la numerosità di Infermieri (valore medio) è pari a 6,3 ‰ abitanti.
 
Non occorre essere "matematici"  per capire dove c'è  "di troppo"  e, di contro, dove c'è  "troppo poco"!!!
 
Sulla base di ciò, tenuto conto dei nuovi bisogni della gente, dei cambiamenti avvenuti, delle indicazioni normative, etc. etc., si evidenzia:
· l'importanza di riorganizzare il sistema sanitario, in funzione dei bisogni della gente (evitando l'approccio esclusivo in funzione della compatibilità economica, anche perchè, a conti fatti, il risultato finale potrebbe essere diverso, evidenziando una maggiore onerosità), con un forte impegno all'adeguamento delle risorse (per tipologia e numerosità) agli standard degli altri Paesi.
· la necessità revisione dei modelli organizzativi, dei sistemi di cura e di assistenza e una nuova distribuzione di ruoli e responsabilità, con forte attenzione alle innovazioni e alla sperimentazione di nuovi modelli, senza atteggiamenti di tipo "nostalgico".
 
In altri termini spetta alla Regione la determinazone dell'assetto della rete ospedaliere (con chiara definizione anche delle tecnologie, delle attrezzature, dei setting clinici, etc. per ogni singolo contesto), delle strutture territoriali, dei servizi domiciliari, nonchè i criteri per la determinazione delle dotazioni organiche (tipologia e numerosità degli operatori), la definizione dei sistemi di autorizzazione e accreditamento, i sistemi di verifica e valutazione, etc.
 
Spetta alle Aziende Sanitarie e Ospedaliere, tenuto conto sia dei principi normativi di riferimento e delle indicazioni regionali, sia dei contesti di area vasta, la definizione /ridefinizione degli assetti, il ri-disegno del sistema a livello aziendale/area vasta, la ri-strutturazione del sistema ospedaliero, anche con l'applicazione di modelli innovativi (intensità di cure/complessità assistenziale, sistema weeck, DH/DS, etc.) e dei servizi territoriali e domiciliari, nonchè il ripensamento dei ruoli e delle responsabilità dei singoli operatori (tenuto conto dei principi normativi di riferimento,  dei nuovi curricola formativi, delle specificità professionali e delle caratterizzazioni presenti), senza penalizzazioni per i cittadini, con il mantenimento delle condizioni di garanzia e sicurezza per gli utenti e per gli operatori.
 
Spetta alle singole strutture la definizione chiara dei progetti, dei percorsi e dei processi, con la massima attenzione al rispetto dei principi di multi-professionalità, multi-disciplinareità, integrazione, comunicazione e condivisione, con l'utilizzo ordinario di tutti gli strumenti di lavoro favorenti la continuità e l'uniformità delle attività e delle prestazioni, per un servizio all'utente sempre più in linea con le sue necessità.
 
Se tutto ciò è operativo e perfettamente funzionante, nel rispetto dei principi normativi sù esposti, non si capisce la motivazione della richiesta di dimissione di Assessore e Direttori Generali.
 
Se invece le azioni dovessero essersi sviluppate in maniera diversa, magari solo in funzione della situazione economica o degli interessi individuali (dei diretti interessati, magari funzionali ad una possibile riconferma), senza alcuna attenzione ai bisogni della gente e a scapito della  sicurezza degli utenti e degli operatori, probabilmente hanno ragione coloro che chiedono la dimissione di assessore e direttori generali (o forse sarebbe più opportuna la loro rimozione a cura di chi si è assunto, a suo tempo, la responsabilità della nomina).
 
Il NURSIND rimane fermo sulle posizioni già più volte dichiarate, in particolare:
· la massima attenzione ai cittadini - con la costruzione di un sistema in grado di assicurare l'adeguatezza delle risposte ai bisogni di salute della gente;
· la massima attenzione alle condizioni di sicurezza per gli operatori - attraverso una chiara determinazione di criteri per la definizione delle dotazioni organiche  (numerosità e tipologia di operatori), tenuto conto delle caratterizzazioni clinico-assistenziali, dei livelli di autonomia/dipendenza dei pazienti, della gravità di patologia e della severità delle cure e dell'assistenza, del turnover presente, etc.;
· nessuna azione "selvaggia" - al fine di garantire e tutelare il cittadino  (non è possibile e non è pensabile chiudere dei posti letto senza aver prima pensato a soluzioni alternative - anche più economiche - per garantire comunque un servizio alternativo e/o compensatorio);
· il confronto con tutte le parti interessate (auspicabile) - per una chiara partecipazione alla definizione e condivisione del progetto e delle conseguenti azioni (di fatto si sta solo tagliando, ..... in attesa di conoscere il progetto!  Vale la pena di ricordare che il management moderno afferma con forza il fatto che le azioni di razionalizzazione devono essere precedute da interventi di riorganizzazione e da revisione dei modelli organizzativi, supportti anche da momenti di formazione specifica, a volte anche con una iniziale necessità di investimento di risorse;
· il confronto con le istituzioni (tutte - dalle componenti politiche alla parte Prefettizia, ai rappresentanti degli utenti e degli operatori) nel caso che non si riuscisse a relizzare le azioni di cui al punto precedente.
 
In ultimo, sarebbe opportuno che tutti, a qualsiasi livello, ricordassero bene che quel cittadino di cui tanto si parla è utente, committente e finanziatore del sistema in cui noi tutti operiamo!! E potrebbe essere poco carino accorgerci di ciò solo in occasione di un nostro "passaggio" dall'altra parte della barricata !!!!
 
Giuseppino Conti
NURSIND

22 marzo 2013
© Riproduzione riservata

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