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La delibera di Cantone e la trasparenza nell'Ipasvi: una partita ancora tutta da giocare

di Marcella Gostinelli

04 NOV - Gentile Direttore,
le scrivo in merito alla questione della non trasparenza, del conflitto di interesse e all’auspicata delibera Cantone. Ne parlo volentieri, perché come ben sa è un argomento che mi sta molto a cuore. Tutto è iniziato dopo le mie risposte alle 10 domande di Chiara D’Angelo su Infermieristicamente. Chiara ha avuto la bella intuizione di porre l’intervista e iniziare , come ama dire lei, a “gocciare”, poco per volta , domande, considerazioni, riflessioni sulla esperienza tacita degli infermieri. A lei e ad Andrea Bottega il merito di aver “mosso le acque", di aver osato chiedere al mondo infermieristico, tutto, che cosa pensava su e intorno ad esso.

Per molti ed anche per me, quelle 10 domande sono state avvertite come un’opportunità per esprimere quello che nessuno mai chiede di sapere, come se ciò che si sa e ciò che sa chi deve sapere fosse già sufficiente. In realtà, da quelle domande sono conseguite risposte, tante, inaspettate, auspicate, che in nessun altro modo sarebbero venute fuori perché in contesti meno pubblici certe considerazioni sono più facilmente ignorabili dal potere e quindi non si fanno, ed in ogni caso non le avremmo mai sapute, o peggio sono più facilmente punibili e quindi si ha paura a farle e non si fanno.

Chiara, con il suo “gocciare”, di fatto, ha creato l’occasione di formulare la domanda ontologica: ”che cosa è la questione infermieristica?” Lo svolgimento della vicenda ha reso poi evidente a tutti anche la risposta: la questione infermieristica è caratterizzata dalla materialità del potere di chi la governa e di chi, appunto, la rappresenta.

La pretesa totalizzante della rappresentanza è quella di omologare l’intera comunità infermieristica al proprio modello valoriale, professionale, politico, il cui involucro legittimante è la democrazia che mostra però la stessa vocazione totalitaria. Una democrazia che ignora la minoranza.
Il silenzio con il quale si e’ ignorato la minoranza e la maggioranza silente, a sua volta, è un silenzio aggressivo e che presenta due facce; la prima è la più pericolosa, perché in buona fede, ed è questa: “credere che la rappresentanza di oggi sia l’unica possibile, l’unica evoluta, l’unica in grado di rappresentare una comunità di infermieri che non è mai cresciuta perché chi doveva farla crescere ha pensato che fosse ben protetta da chi la rappresentava”; la maggioranza degli infermieri dall’altra parte pensa che esista tra loro e la Presidente un rapporto di autorità: ”la Silvestro è l’unica che può rappresentarci, chi altri se non lei?”.

La seconda faccia del silenzio invece è che la rappresentanza non è più in grado di accettare il diritto di esistenza intellettuale dell’altro, il diverso da se, non è in grado di accettare altri contesti di senso. E dico non è più in grado non perché prima lo fosse stato, ma perché prima non immaginava neanche che potessero sorgere contesti di senso “altri da se” e gli infermieri pensavano che non potessero esserci contesti di senso “altri da Lei”.
La caratteristica di entrambe le facce di questo silenzio è Il pensiero unico; esso ha, infatti, un potere seduttivo sia nei confronti della propria cultura che nelle culture esterne, di linea operativa.

Per non rimanere sedotti dal pensiero unico, da entrambi le parti, infermieri e dirigenza, bisognerebbe aver sviluppato la consapevolezza di non voler creare un rapporto fra diseguali e per questo la volontà di pensare: “mi impegno affinchè anche tu/io cresca”. E’ il silenzio del” potere di dominio” che puo’ ignorare qualsiasi accusa anche la più imbarazzante senza mai sentire il dovere di rispondere a soggetti si subordinati ,ma che non accettano pacificamente il potere loro imposto. Cavicchi, che in questa storia ha fatto tanto e lo ringrazio, parla di “un silenzio colpevole e dissennato, ed ha ragione.

Questo tipo di potere che può permettersi di non imbarazzarsi e non rispondere rimanda ad una comunità professionale percorsa da conflitti silenti in cui chi detiene il potere cerca di rafforzare la sua posizione di dominio e dall’altra chi è oggetto del rapporto di potere cerca di ridurre il rapporto diseguale di cui è vittima in modo da pervenire ad una distribuzione più equa del potere. Ed è esattamente quello che è successo a me e, sembra, ad altri prima di me e dopo di me se le cose resteranno cosi . A seguito delle mie risposte alle 10 domande infatti vengo chiamata dal Presidente del mio Collegio a rendicontare su l’uso del termine “omertoso”. L’indomani vengo aggredita verbalmente da una serie di lettere e pensieri screditanti la mia appartenenza alla professione infermieristica minacciando o informando sul mandato legale già avviato.

Cosa dovremmo rispondere oggi, dopo la delibera Cantone, a quegli onorabili Signori Presidenti non “omertosi”, nel senso tecnico giuridico del termine, ma decisamente poco trasparenti e molto affascinanti dal potere seduttivo? E cosa dovrei oggi rispondere alla Presidente Silvestro che in una lettera ai Presidenti dei Collegi d’Italia dichiarava che le mie erano solo illazioni ? Ed al Presidente Citterio del Collegio di Como che il 18 luglio scrive che i contenuti della mia intervista e della lettera aperta sono “ignoranti e goffi “scritti da un “personaggio più o meno qualificato”?

E l’eccessivo “governo” della Federazione, che si evidenzia con risposte da alcuni Collegi tutte uguali, prodotte mediante copia- incolla, non è l’espressione di un potere di dominio? E presidenti di Collegio che neanche mi conoscono e che esprimono indignazione, giudizi senza prima porsi in maniera critica di fronte all’accaduto? E che nessuno di questi abbia avuto la necessità di parlarmi, di chiedermi perchè? Si rivolgono a me scrivendomi “Signora”, declassandomi dalla posizione di Infermiera a quella di “Signora” o peggio a quella di “una infermiera di Terranuova Bracciolini", “Gostinelli chi?” Come se per essere si dovesse per forza essere “famosi”.

Cosa dovremmo dire, oggi, alla nostra Presidente che non ha sentito il bisogno di scusarsi per conto del Presidente di Carbonia, Lebiu, che offende quel 5% di infermieri mostrando su carta intestata del Collegio il dito medio e inviando il tutto con posta certificata? Una Presidente che protegge chi la protegge che Presidente è? E che cosa direste, oggi, Presidente e Presidenti, dopo la delibera Cantone, al Presidente del Collegio di Firenze, Massai, se avesse avviato all’epoca un procedimento disciplinare verso la mia persona? Chiederei invece al Presidente di Carbonia, Lebiu, se nel “mio momentaneo entourage", cosi definisce le persone che hanno sostenuto il valore della trasparenza, includerà anche il magistrato Cantone.
Adesso però ci sono due novità importanti dalle quali non si può prescindere perché lo dice una delibera dell’anticorruzione e sono appunto : incompatibilità delle cariche e trasparenza. Due elementi che erano la base della mia nota con lettera aperta alla Presidente Silvestro ed al Presidente del Consiglio Renzi.

Che si debba cantar vittoria oggi che lo dice un magistrato non è rassicurante per me, per noi . Non avremmo dovuto essere stati rassicurati da una delibera dell’anticorruzione, ma dall’animo di chi ci rappresenta. Non avrebbero dovuto chiedere il parere di un costituzionalista per sentirsi dire che potevano non essere trasparenti. Chi ci rappresenta deve sentirlo nella propria coscienza che si deve essere trasparenti perché se non lo sente, il mondo è portato a pensare male, perché, come mi ha scritto, Irene Rosini, Presidente del Collegio di Pescara, a luglio dopo la mia lettera aperta alla Presidente, dandomi di ignorante e citando Machiavelli: ”dove men si sa più si sospetta”.

Noi, infermieri che lavoriamo ogni giorno, anche in condizioni demansionate, e che svolgiamo volentieri una professione di servizio non possiamo sentirci rappresentati da chi non sente ciò che dovrebbe sentire per essere giustamente onorato e onorabile. Non mi sento rappresentata neanche da chi non mette mai in discussione ciò che fa il governo per il quale lavora e anche per questo preferisco che scelga e non che rinunci, ma scelga, se essere Presidente o Senatrice.

Sono contenta che la delibera ci sia, ma è una partita tutta da giocare, appena iniziata e bisogna vederne gli sviluppi. Ci saranno ostruzionismi, già annunciati, colpi di coda e via proseguendo. La strada è, però, quella giusta prima di arrivare a completa autonomia dell’ordine /collegio dalla politica e alla trasparenza del sistema. La strada è tracciata ; non si torna indietro.Mi fa piacere pensare che anch’io ho fatto una piccola parte in questo percorso; il fiocco di neve che ruzzolando sta provocando una valanga.

Oggi posso dire che ho avuto tante attestazioni di solidarietà; che pur preoccupata per le prospettate azioni legali nei miei confronti sono rimasta comunque serena perché convinta di aver mosso solo critiche “politiche” al sistema, aver agito nell’interesse della categoria. Ho sentito di non essere sola ed ho capito di aver detto ciò che tantissimi pensano e non hanno avuto il coraggio di dirlo.
Un riconoscimento particolare a Cavicchi, a Baroni, e a quei giornalisti, i quali, con i loro articoli e giornali, hanno dato voce alla minoranza permettendo l’interruzione di un silenzio aggressivo.
 
Marcella Gostinelli (infermiera)

04 novembre 2014
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