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Legge di Stabilità. Monarchia o restaurazione?

di Biagio Papotto

27 NOV - Gentile direttore,
ci scusiamo per il punto interrogativo posto al termine del titolo. Non è certo usuale, giornalisticamente parlando, e non è bello a vedersi, perché indica un dubbio in chi l’ha scritto.
Giusto. Ma se il dubbio esiste… forse è meglio esporlo con sincerità e chiarezza, piuttosto che velarlo di eleganti aforismi, magari, e non giungere a “sbrogliare la matassa”…
 
Ci riferiamo, in tutta evidenza, ad alcune mosse politiche, recenti e non, messe in atto dal nostro Governo, con l’approssimarsi della discussione in aula e della successiva approvazione della Legge di stabilità per l’anno 2016, Legge che sarà con ogni probabilità presentata come il classico maxi-emendamento, blindato in modo tale da far impallidire i bunker più sofisticati.
 
E già qui ci sarebbe da disquisire, dato che l’interesse del popolo DEVE essere garantito attraverso la discussione in aula, ci insegnavano da piccoli, e speriamo lo insegnino ancora, che il Parlamento è sovrano, non che è muto, ma tant’è…
 
Tralasciamo quindi la prima notazione che ci viene in mente per approfondire un aspetto materiale che trascina con se’ implicazioni storico-politiche solo apparentemente marginali.
 
La recentissima decisione di reperire somme aggiuntive per la sicurezza del Paese, e il contestuale stanziamento annunciato per la cultura rispondono da un lato alla stringente necessità di tranquillizzare l’opinione pubblica, allarmata dai recenti luttuosi episodi di terrorismo delle ultime settimane, congiuntamente alla sanatoria di alcune eventuali lacune del sistema di prevenzione, e dall’altro alla intelligente equazione secondo cui è del tutto inutile spendere per la difesa, interna o esterna che sia, senza porre in atto, ovunque nel mondo, qualsiasi utile iniziativa per innalzare il livello di istruzione e consapevolezza dei popoli.
 
Tutto questo è giusto, meritorio e condivisibile in pieno.
 
Ma siamo per caso tornati ai tempi del Re Sole? Privilegiamo una parte ristretta della “corte”, che idealmente rappresenta un bacino di voti, se per di più alcuni compiono 18 anni, rispetto al popolo che ha gli stessi diritti? No, certo.
 
Ci chiediamo però… Perché bisogna scegliere? Sarà anche una domanda banale, ma uno Stato degno di questo nome…ci deve pensare sempre, non solo nelle emergenze. Deve provvedere, non rimediare.
 
E allora veniamo al punto di questo brevissimo intervento: NESSUNA invidia per le forze dell’ordine. Esse sono sempre in prima linea, e sopperiscono troppo spesso con abnegazione e spirito di sacrificio alle carenze tecnico-organizzative, bistrattate in questi ultimi anni, non esageriamo se affermiamo umiliate.  Ma TUTTI i dipendenti pubblici sono in quelle condizioni! Non è che possiamo permetterci il lusso di avere forze dell’ordine efficienti e ben equipaggiate e una sanità al collasso, con personale insufficiente e stipendi bloccati da anni, con attrezzature obsolete, con standard di personale non idoneo, blocco del turn over, tagli lineari di posti letto, sperpero, ruberie, con una organizzazione quasi sempre lasciata alla buona volontà di quelle persone, e non sono poche, che non vogliono arrendersi di fronte allo scoraggiante disinteresse di uno Stato patrigno. Che fine ha fatto l’art. 32 della Costituzione Italiana “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo….”?
 
Non abbiamo intenzione di scomodare l’illustre precedente di Franklyn Delano Roosevelt, che ebbe la felice intuizione di ovviare alla profonda crisi che aveva colpito gli Stati Uniti negli anni ’30 con l’assunzione di un milioni di dipendenti pubblici. Ciò che ad un miope osservatore poteva sembrare follia si rivelò ben presto un modello che pochi, in tutta evidenza, devono aver studiato a fondo. L’immissione di una tale forza-lavoro, e la relativa disponibilità di denaro che un milione di persone si trovava ad avere, provocò pressoché immediatamente una ripresa dei consumi e di conseguenza una virtuosa spirale di crescita dell’asfittica economia statunitense.
 
E non è neppure con un malcelato gesto di degnazione – e qui passiamo dal Re Sole allo Statuto magnanimamente concesso al popolo da Re Carlo Alberto, che si degnò di concedere al volgo un embrione di costituzione - che si possono amministrare le persone.
 
Si tratta di CITTADINI, non di sudditi. Persone libere, che pensano, parlano, lavorano e pagano le tasse. E se non le pagassero…occorre stanarli, metterli alla berlina, punirli. NON aumentare le tasse a quelli che già le pagano! E quando, dalle entrate dello Stato, si decide di destinare somme a titolo di elargizione, facciamo una cifra a caso? 80 euro?, solo ad una parte dei cittadini, non si rimedia alle numerose ingiustizie già messe in atto, se ne commette un’altra.
 
 
Biagio Papotto
Segretario generale Cisl Medici

27 novembre 2015
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