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Il nuovo orario di lavoro non viene rispettato

di Daniele Carbocci (Nursind)

08 FEB - Gentile Direttore,
tirare in ballo il sindacato, ovviamente in negativo, fa sempre effetto. Ma l’intervento della Dr.ssa Maristella Mencucci Dirigente infermieristica della USL Toscana Centro, supera il limite.Affermare che “le normative europee sui nuovi orari del personale non hanno facilitato la copertura dei servizi, creando occasioni anche di allarmismo, strumentalizzazione di situazioni non sempre così reali, aprendo fronti sindacali pesanti e non così orientati al superamento del problema”, lascia veramente stupiti.
 
Ci vuole veramente un bel coraggio a fare affermazioni del genere: o non si ha idea di quel che si sta dicendo, o non si ha idea di quello che come dirigenti infermieristici si è chiamati a fare.
 
Ad oggi, nelle aziende sanitarie toscane (ma probabilmente in quelle di tutta Italia…) gli orari di lavoro degli infermieri non rispettano per un motivo o per l’altro, la normativa europea perché poco o niente è cambiato dal 25 novembre 2015, quando la mannaia del rispetto della normativa europea sull’orario di lavoro è caduta sulle aziende del SSN.
 
Gli orari di lavoro degli infermieri continuano spesso ancora oggi a non rispettare le 11 ore di riposo fra un turno e l’altro; continuano a non rispettare i riposi nelle pronte disponibilità; continuano a non rispettare i riposi dopo i turni notturni. Ci sono aziende, e la neo azienda Toscana Centro non fa eccezione, dove gli infermieri continuato a fare turnazioni di oltre 15 ore filate, aggiungendo straordinario più o meno incentivato alle ore di lavoro istituzionale, per coprire i turni scoperti.
 
Proprio le dirigenze aziendali, con il bene placet delle dirigenze infermieristiche, hanno fatto interpretazioni fantasiose su cosa si intenda per riposo per poter costringere gli infermieri a seguire corsi di formazione aziendale dopo i turni di lavoro cumulando così 13, 14, 15 ore filate. Per non parlare di più turni notturni consecutivi che non rispettano le 16 ore di riposo previste dopo 8 ore di lavoro notturno.
 
Per continuare poi con l’uso indiscriminato dell’imposizione della pronta disponibilità per la copertura dei turni nei reparti di degenza ordinaria, quando quell’istituto contrattuale (qui non c’entra la norma europea) dovrebbe essere utilizzato solo per sale operatorie e reparti di emergenza.
E immagino, o almeno lo spero, che tutto questo la Dott.ssa Mencucci lo sappia perché se no la informo che questo succede sicuramente nella sua azienda.
 
Ma a fronte di tutto questo la dr.ssa Mencucci punta il dito sulle strumentalizzazioni e allarmismi sindacali. Che poi ci piacerebbe sapere quali sono queste strumentalizzazioni e soprattutto che cosa intende per allarmismo.
 
Non punta il dito sul fatto che in ogni azienda sanitaria toscana e quindi anche in quella in cui Lei è dirigente, vi è una dotazione organica di personale infermieristico sottodimensionata rispetto alle esigenze assistenziali.
E che come dirigente infermieristica questo sottodimensionamento è anche responsabilità sua. O almeno dovrebbe esserlo se come dirigente infermieristica ha il potere gestionale della risorsa “infermiere”.
Perché se lo ha, la sua intemerata è veramente fuori luogo.
 
Che la dr.ssa Mencucci tiri anche in ballo “l’assenteismo” dovuto alla legge 104 e le limitazioni funzionali per giustificare la scarsità delle risorse, lascia veramente perplessi. 
Se è pur vero che le assenze per fruire dei benefici della legge 104 si sono in questi anni moltiplicate, così come si sono moltiplicati gli infermieri affetti da limitazioni funzionali dovuti a “usura” che non possono essere impiegati in assistenza diretta, è anche vero che questa situazione si innesta su una generalizzata sottostima dei numeri di infermieri in servizio che è specifico dovere della dirigenza infermieristica programmare.
 
Con quali strumenti sta operando la dott.ssa Mencucci per determinare la dotazione organica di infermieri nella sua azienda? Sono strumenti condivisi con la comunità scientifica oppure propri dell’azienda Toscana Centro? Ha la dott.ssa Mencucci il potere di imporre alla propria dirigenza aziendale la dotazione organica infermieristica?
 
Oppure, come pare essere prassi consolidata, la dott.ssa Mencucci “gestisce” la risorsa infermieristica decisa da qualcun altro?
E se così è, allora perché dare la colpa al sindacato di fare allarmismo sulla carenza di infermieri?
 
A me pare che in questa situazione, non solo il sindacato non stia strumentalizzando o creando allarmismi, ma stia agendo con un grande senso di responsabilità, dando ulteriore tempo alle direzioni aziendali per cercare di tamponare quantomeno le situazioni più critiche. Ammesso che alle dirigenze aziendali e a quelle infermieristiche interessi veramente trovare soluzioni che non siano ritornare alle ormai decadute deroghe alla normativa.
 
Ma in tutto questo che ruolo ha la dirigenza infermieristica?
Che cosa è cambiato nell’organizzazione infermieristica con l’avvento della dirigenza?
Il ruolo della dirigenza infermieristica, di queste poltrone strapagate rispetto allo stipendio di un “semplice” infermiere, qual è?
 
Dico questo perché sono stato testimone dei “movimenti” dei dirigenti infermieristici nella mia Regione al momento della riorganizzazione del sistema sanitario toscano, quando la voce della dirigenza infermieristica si è levata solo quando è stata messa in dubbio la funzione di dirigente del dipartimento infermieristico, con il tentativo di strumentalizzazione dei collegi IPASVI a tutela della poltrona, ricordandosi solo in quel frangente di essere infermieri.
 
Ma poi, un volta ottenuto il risultato, non una parola si è levata a tutela delle migliaia di infermieri di linea che stanno subendo la riorganizzazione sulle proprio spalle e che vedono nel dirigente infermieristico non un alleato ma bensì la propria controparte.
 
Forse, invece che accusare i sindacati di allarmismo, la dirigenza infermieristica dovrebbe fare una bella analisi del proprio ruolo nelle aziende e valutare quale sia l’apporto o il supporto che dà o vorrebbe dare alla professione. Se no, inutile indignarsi, come ho visto fare, quando si appellano i dirigenti infermieristici come “uomini d’azienda”.
 
Si, dr.ssa Mencucci, ha ragione…cresciamo, ma cresciamo davvero tutti.
 
Daniele Carbocci
Segretario Amministrativo Nazionale

08 febbraio 2016
© Riproduzione riservata

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