Medici e infermieri venduti al “mercato delle vacche”
di Mirka Cocconcelli
07 MAR -
Gentile Direttore,
è ora di finirla con gli attacchi reiterati al lavoro di decine di migliaia di medici -chirurghi in prima lineaquotidianamente! Deve cessare anche la presa in giro di migliaia di infermieri italiani! I medici non sono infermieri e gli infermieri non sono medici! Il concetto è sottolineato dall'art.15 comma 6 D.Lgs 502/'92 e dall'art. 11 Legge 124/2015 e dalla UEMS (
European Union of Medical Specialists) a cui aderiscono 37 paesi europei: "L'atto medico è una responsabilità del medico abilitato e deve essere eseguito dal medico o sotto sua diretta supervisione". Punto!
Sarebbe indispensabile che il mondo politico comprendesse che il medico non può essere escluso dalla
governance della salute e non si può assistere impassibili ad una confusa sovrapposizione di competenze, perché si arriverà al paradosso di non capire più, chi deve fare cosa, con ulteriori incertezze inerenti la responsabilità professionale civile e penale.
Ormai è palese che è in atto una guerra fra poveri (in dialetto bolognese si dice: “Gli urbein chi fan a bastunè…i ciechi che fanno a bastonate!”) e che a soccombere è la credibilità di entrambi gli schieramenti/ professioni.
Sulla Sanità pubblica, si sta abbattendo la classica “tempesta perfetta”, rappresentata da ”Malessere della classe medica e paramedica, svalorizzazione del lavoro sanitario, eccessiva burocrazia, alto contenzioso medico-legale, corruzione, inefficienza, disservizio”.
Grazie anche all'appoggio incondizionato di certa politica si sta affermando la
"cinesizzazione" delle professioni sanitarie infatti, il progetto che discende dalla spending review, è quello di utilizzare gli infermieri, che costano meno dei medici, per svolgere atti che la legge attribuisce solo ed esclusivamente ai medici.
Questa è la genialata, medici ed infermieri, pagati meno per lo stesso lavoro, che rappresenteranno una utile manovalanza a basso costo....i “nuovi cinesi” appunto, da spremere come nuova forza lavoro sottopagata, a fronte di 24.000 addetti in meno, tra medici ed infermieri, tra il 2009 ed il 2013.
Purtroppo le nostre due categorie, troppo occupate a combattersi, non capiscono che l'intera operazione è finalizzata ad esclusivo vantaggio dei vertici politico-gestionali-amministrativi, categorie del tutto estranee all'attività sanitaria, con il chiaro scopo di delegittimare la professione sanitaria in generale e quella medica in particolare.
Assistiamo ad un “mercato delle vacche” in cui prevale la sotto-occupazione ed il precariato, alimentando una guerriglia infinita fra categorie, nel concetto del “divide et impera”.
Gli infermieri non hanno capito che sono stati individuati, in termini di convenienza economica, per soddisfare l'esigenza della futura carenza della classe medica, da utilizzare in seguito all'esodo pensionistico dei medici del baby boomer.
E così il nostro Ssn che ha subito tagli tra il 2008 ed il 2015 per 17.5 mld, con 70.000 PL in meno negli ultimi 10 anni è precipitato al 21° posto (secondo l'EHCI), mentre la spesa sanitaria ha toccato un nuovo record negativo, essendo pari al 6,6% del Pil (livello più basso del decennio).
In Italia, dove quasi 1 italiano su 10, rinuncia a curarsi (Rapp.2015 dell'Osservatorio Civico sul federalismo in sanità), invece di combattere la corruzione che, nel 2015, la Corte dei Conti ha valutato per 87.7 milioni di danni erariali, si riducono posti letti ospedalieri, vengono accorciati i tempi di ricovero , si blocca il turn-over del personale sanitario, costringendolo a turni massacranti, mentre le Regioni continuano a sperperare, non riducendo ad esempio le 8.000 partecipate ancora in vita, o non riducendo premi aggiuntivi di produttività dei DG (Direttori Generali) che, solo in Emilia Romagna nel 2012, ammontavano a circa 1 milione di euro, elargiti a tutti i DG indistintamente!
Nell'ottica bieca degli attuali politici/economisti sostituire parte della classe medica con quella infermieristica potrebbe essere un modo conveniente per salvare dal tracollo un sistema sanitario pubblico italiano, già in default!
Sarebbe indispensabile liberare la Sanità dalla politica, ma mi rendo conto che è pura utopia. La stessa politica che ha capito che si poteva essere manager senza specifiche competenze in ambito sanitario, per colpa di una legge troppo generica, la legge 502/1992. La nomina dei DG è sempre avvenuta non in base alle effettive capacità del singolo, ma perché si è vassalli di questo o quel partito, indipendentemente dai meriti e dai curricula.
L'importante è, essere fedeli al potente di turno. Poco importa la valutazione meritocratica del DG che, oltretutto, ricordo, viene sempre fatta a posteriori, mai in corso d'opera ed è sempre poco trasparente per una mancata ufficializzazione dei motivi che portano ad una eventuale riconferma od al mancato rinnovo del DG in questione.
La sottoscritta non ha la soluzione in tasca ma so che per dirigere la Sanità servirebbero meno manager e più Leader, perché se management significa gestire ottimamente le risorse ed utilizzarle in maniera corretta, oggi servirebbero dei Leader che fornissero le giuste indicazioni e sfruttassero le opportunità, non limitandosi unicamente a tagliare i servizi, ma agendo soprattutto sugli sprechi e sulle truffe.
Concludo affermando che, purtroppo, nell'attuale classe dirigente non vedo il Principe di machiavelliana memoria che antepone l'interesse di Stato/Sanità alle proprie convinzioni politico/economicistiche, un novello Duca di Valentino, che abbia la forza del leone, la furbizia della volpe e la ragione degli uomini, per traghettarci fuori dalla situazione drammatica in cui versa la Sanità italiana.
Dr.ssa Mirka Cocconcelli
Chirugo ortopedico
(Vice presidente del Consiglio comunale di Bologna - Lega Nord)
07 marzo 2016
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