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Aids. Il test in farmacia non è la soluzione. Serve più impegno da parte della sanità pubblica

di Vittorio Agnoletto

01 DIC - Gentile Direttore,
la possibilità di acquistare il test anti-HIV in farmacia viene oggi presentata come la soluzione di fronte al fatto che in Italia un quarto delle persone sieropositive viventi non sanno di essere state infettate dal virus HIV e che gran parte delle persone che ricevono una diagnosi di AIDS scoprono solo in quel momento di essere sieropositivi e quindi di aver convissuto a lungo con il virus senza saperlo, rischiando di trasmetterlo e perdendo anni importanti di cura.
 
Ma purtroppo non è così, il kit farmaceutico non è la soluzione a tutto questo. Trent’anni di studi e di lotta all’AIDS ci hanno insegnato che il test è uno strumento importante ma che va usato al momento giusto e nel contesto appropriato.
 
L’uso del kit fai da te comporta diversi rischi:
1) Se una persona, che teme di essere venuta in contatto con il virus, corre in farmacia ad acquistare il test, dimenticandosi che esiste il “periodo finestra” ossia che gli anticorpi che indicano l’avvenuta infezione si manifestano dopo un periodo che può variare da circa 3 settimane fino a 3 mesi, rischia di risultare sieronegativa anche se  invece è stata infettata. In questo caso il rischio è quello di una falsa sicurezza.
 
2) D’altra parte un risultato di sieropositività scoperto nella solitudine della propria stanza può innescare reazioni di depressione e di disperazione che in assenza di un sostegno psicologico possono potenzialmente condurre fino ad atti di autolesionismo. Da sempre tutte le agenzie di lotta all’AIDS suggeriscono che la comunicazione del risultato sia affiancata da un’attività di counselling.
 
E’ inoltre difficile pensare che le migliaia di persone che non si recano presso gli ambulatori del Servizio Sanitario per sottoporsi gratuitamente al test scelgano di entrare in farmacia e pagare 20 euro per acquistare il kit.
 
Non sto “criminalizzando” il kit disponibile in farmacia ma ritengo che possa rappresentare una soluzione per una fascia ben limitata di persone già in possesso di una forte consapevolezza e di un sufficiente retroterra scientifico.
 
Ciò che invece sarebbe fondamentale è una campagna nazionale che spinga i cittadini a sottoporsi al test quando ritengono di poter essere venuti in contatto con il virus, una campagna duratura e continua; sarebbe altrettanto importante che, come prevede la legge, il test sia effettivamente gratuito, che sia garantito l’anonimato  e che le strutture dove sia possibile eseguirlo siano effettivamente diffuse su tutto il territorio nazionale.
 
Assistiamo invece ad una totale assenza di qualunque iniziativa in questa direzione da parte delle istituzioni pubbliche; l’enorme e ingiustificato battage pubblicitario attorno al test in farmacia rischia anche di produrre, come effetto collaterale, l’ennesima deresponsabilizzazione da parte delle autorità preposte alla tutela della nostra salute.
 
Vittorio Agnoletto
Medico, docente universitario, dal 1987 impegnato nella lotta all’AIDS

01 dicembre 2016
© Riproduzione riservata

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