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Specializzazioni. Altro che modello francese!

di Anna Maria Fodale (Anaao Giovani, Toscana)

18 SET - Gentile Direttore,
la “riforma” del regolamento del concorso di specializzazione nasce dall’esigenza di un cambiamento del precedente concorso nazionale, ricco di falle e irregolarità. Il Ministro Fedeli ha cercato, mediante questo tentativo delirante, di trasformare il concorso in un “modello alla francese”, senza però ahimè aprire un dialogo costruttivo ed un confronto con le associazioni competenti.
 
Ma il Bel Paese, con questa vecchia macchina amministrativa, è pronto a questo tipo di cambiamento? Siamo sicuri, alle condizioni attuali, che il SSN possa competere con gli altri Stati Europei?
 
La Rèpublique osserva il suo motto nazionale: Libertè, Égalité, Fraternitè.
Infatti, in Francia il sistema di accesso alle scuole di specializzazione è davvero meritocratico! La selezione consiste nel partecipare ad un concorso nazionale alla fine del 6° anno universitario. Il candidato concorre per tutte le scuole e secondo la posizione ottenuta in classifica (graduatoria unica nazionale) sceglie, in base ai posti rimasti disponibili, l’ospedale e i reparti in cui svolgerà la scuola di specializzazione. Ecco dove esiste la meritocrazia! La scuola di medicina generale dura 2 anni e mezzo, tutte le altre tra i 4 e i 6 anni. I posti di medicina generale e delle specializzazioni messi a disposizione sono di norma pari al numero previsto di candidati, dando a tutti la possibilità di continuare il percorso formativo.
 
In Italia viene rispettato l’articolo 1 della Costituzione?
Certamente tale riflessione è da spalmare su tutti i settori lavorativi, ma tornando al concorso di specializzazione la domanda che è lecito porsi è: come può uno Stato, il cui Articolo 1 della sua Costituzione recita “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, non assicurare una formazione post lauream ai giovani medici ovvero la possibilità di ottenere la specialità, requisito imprescindibile per l’entrata nel mondo del lavoro?
 
Certamente la vecchia macchina amministrativa andrebbe riformata e con essa anche il ruolo delle Università (è stato infatti il CUN a richiedere l’inserimento delle scelte post-graduatoria).
 
Ritornando al “nuovo” regolamento di concorso le vie percorribili, a mio avviso, possono essere 4:
1. Test unico con graduatoria unica nazionale (modello alla francese) dove i candidati possono concorrere per tutte le scuole di specializzazione permettendo gli scorrimenti della graduatoria unica fino ad esaurimento dei posti ed incrementando il numero dei contratti (attraverso un congruo finanziamento da parte delle Regioni) in modo da ridurre drasticamente il gap tra n. candidati e n. contratti. Tutto questo senza deterrenti e penalità.
 
2. Modificare l’attuale regolamento: test unico, graduatoria unica, incremento del numero di scelte almeno pari a 9 senza vincoli per area (il CUN ha solo proposto l’inserimento delle scelte, poi è stato il MIUR ha decidere di inserirne soltanto 3), scorrimenti fino ad esaurimento posti, senza deterrenti e penalità per i partecipanti. Anche in questo caso occorre un sostanziale incremento del numero dei contratti.
 
3. Test di specializzazione diviso per aree dove i candidati devono rispondere solo a domande inerenti la scuola di specializzazione che voglio frequentare. In questo caso la prova andrebbe svolta in 3 gg. suddividendo le giornate per aree e di conseguenza i quesiti in clinici, chirurgici e dei servizi, dando la possibilità ai candidati di poter concorrere per almeno 3 scuole per area e con scorrimenti delle graduatorie fino ad esaurimento posti.
 
4. Ritornare al test dello scorso anno apportando delle modifiche come l’eliminazione dei vincoli per area, dando la possibilità al partecipante di avere un ventaglio di scelte più ampio (almeno 9) e scorrimenti delle graduatorie fino ad esaurimento posti, mantenendo il curriculum pari ad un massimo di 7 punti.
 
Anche in questi ultimi 2 casi di fondamentale importanza diviene l’incremento del numero dei contratti.
 
Delle 4 proposte sopracitate le prime 2 risultano essere attuabili perché richiedono solo una parziale modifica dell’attuale regolamento.
 
L’unica modifica del nuovo regolamento di concorso apprezzata dai giovani medici è stata la riduzione del curriculum che da un valore massimo di 15 punti è passato a 7 punti. Tale valore infatti non risulta uniforme su tutto il territorio nazionale in quanto ogni singolo Ateneo ha dei parametri di valutazioni diversi.
 
Per quanto riguarda i finanziamenti regionali, il Ministero potrebbe varare un decreto, (veloce e dinamico) da attuare già per codesto anno accademico, basato su un parametro uniforme commisurato al numero degli abitanti delle singole Regioni, mediante il quale potrebbe chiedere alle Regioni medesime di integrare i contratti statali con un finanziamento di un numero di contratti pari al proprio fabbisogno regionale, ottenendo così un finanziamento dei posti in modo razionale ed uniforme su tutto il territorio nazionale, (alcune Regioni attualmente non risultano molto propense ad incrementare ulteriormente il numero dei contratti). In questo modo si potrebbe arrivare ad un finanziamento di circa 8.000 contratti già per quest’anno (numero corrispondente al fabbisogno di contratti per l’a.a.2016/17). Ma occorre la volontà politica!
 
Se il regolamento dovesse rimanere immutato, a mio avviso, l’unica strada percorribile diverrebbe l’azione legale.
Termino questa lunga relazione con una frase: il futuro appartiene a noi e nessuno deve rubarcelo!
 
Anna Maria Fodale
Settore Anaao Giovani Toscana

18 settembre 2017
© Riproduzione riservata

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