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Ora basta: il medico dona la vita ma non deve perderla

di Biagio Papotto (Cisl Medici)

21 SET - Gentile Direttore,
abusi, minacce, violenze. In ordine alfabetico queste sono soltanto tre delle parole che ricorrono più frequentemente nella cronaca italiana di questi ultimi giorni. Se qualcuno, però, credesse di aver subito compreso qual è lo scopo di queste poche righe è meglio chiarire che non ci riferiamo alla triste deriva della situazione italiana in generale.
 
E’ cosa tristissima – certo – e niente dev’essere lasciato di intentato per cercare di rimediare ad uno status di insicurezza che appartiene ormai al quotidiano.
 
Ma NON stiamo scrivendo di questo.
C’è qualcosa di ben più grave: le parole citate all’inizio sono solo alcune delle cose che accadono nei presìdi medici dell’Italia del 2017. E non abbiamo l’ambizione di essere speciali, ma certamente di operare troppo spesso in condizioni più delicate e con compiti che dovrebbero essere tutelati meglio. E non solo nei presìdi più periferici, ma anche nei centri di vaccinazione dove all’improvviso l’Italia si spacca in due e si aggredisce un medico, se vaccina e se non vaccina.
Le persone oggetto di violenza sono da considerare sicuramente tutte allo stesso modo meritevoli di attenzione, così come ogni cura dev’essere messa nel prevenire il possibile verificarsi delle condizioni di difficoltà e pericolo.
 
Ecco: proprio qui, a nostro avviso, sta la questione.
Il bruto che aggredisce la donna che cammina da sola, o il falso nuovo amico che si offre di accompagnare la turista appena arrivata sono soggetti che non meritano alcun tipo di comprensione.
 
Ma ci chiediamo se non vi sia uno strisciante nesso di concausa ed ancor maggiore responsabilità nel non provvedere a sufficienza ad una ragionevole sicurezza dei medici che prestano servizio in condizioni come la collega di Trecastagni (come si farà – poi – a garantirle l’anonimato e la discrezione che certamente merita, con la citazione esplicita della località dove presta servizio…ci sfugge. Avessero detto che un turista americano è stato scippato a Roma…passi, ma così…).
 
Abbiamo lasciato trascorrere alcune ore per mettere assieme qualche riflessione, resistendo alla legittima e comprensibile rabbia di chi vede, sente, sa, e non riesce a far comprendere a chi dovrebbe invece intervenire che così proprio non si può andare avanti.
 
Leggiamo di furiosi attacchi contro il Governo, della sig.ra Ministro Lorenzin che ha immediatamente disposto ispezioni. E ha fatto bene ma vorremmo che seguissero azioni per mettere in sicurezza immediatamente tutti i posti di lavoro della sanità (ospedali e territorio). Sulla spinta emotiva si legge anche evocare la castrazione chimica, come se le violenze fossero solo di tipo sessuale e si potesse orientare la fenomenologia sociale con una disposizione legislativa. Negli stati dove vige e viene applicata la pena di morte, solo per fare un esempio, le violenze non diminuiscono, anzi…
 
Quello che a noi preme però far notare è che non possiamo prendercela solo con il Governo centrale.
La scarsità di risorse economiche, infatti, è grave e reale, ma da sola non può bastare a chiudere il discorso. Questo consentirebbe a tutti i poteri intermedi di riposare tranquillamente sugli allori, e invece la CISL Medici da oggi vuole chiarire che non lascerà correre alcunché. Non accetteremo alibi di alcun tipo da parte di tutte quelle figure decisionali – Regioni, Assessori alla Sanità, Direttori Generali e amministratori vari…. – che potrebbero e dovrebbero fare di più, molto di più. Anzi: che dovevano e potevano aver già fatto molto di più.
 
Non siamo affezionati all’idea di dotare ciascun presidio di un vigilante, perché questo aumenterebbe di sicuro in modo esponenziale i costi per la collettività, ma se fosse il rimedio risolutivo ben venga. Però diverse articolazioni degli orari, presenze più concentrate, soluzioni logistiche più centrali e visibili…tutto questo potrebbe costare davvero poco e mostrare che qualcuno si guadagna in modo degno lo stipendio che percepisce SENZA correre i rischi che una donna medico conosce ogni giorno.
 
Ci prepareremo a costituirci parte civile in ogni procedimento giudiziario che scaturisse dalla trascuratezza delle amministrazioni locali.
 
Ora basta. Quando si dice che il medico dona la vita non si intende perderla.
 
Biagio Papotto
Segretario Generale Cisl Medici

21 settembre 2017
© Riproduzione riservata

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