Filma tutto, invece di chiamare i soccorsi. E la vittima muore
di Giuseppe Lavenia
23 OTT -
Gentile Direttore,
prendere in mano il telefonino e iniziare un video in diretta sui social, è diventato normale. E lo si fa anche per documentare un’ingiustizia, una violenza, e persino l’agonia e la morte di un ragazzo reduce da un incidente col motorino. Come è successo nella notte tra sabato e domenica a Riccione: da quanto riportano
le cronache odierne, A. S., 29 anni, anziché chiamare i soccorsi ha schiacciato play sul suo telefonino per postare sui social la scena drammatica, chiedendo a chi stava dall’altra parte del video di chiamare i soccorsi. La rete, comprensibilmente, gli ha addossato ogni tipo di epiteto.
Il fenomeno è drammatico e solleva un tema di cui dobbiamo occuparci in tempi rapidi, riguarda le sfumature delle dipendenze da nuove tecnologie. Il bisogno che sta dietro al voler documentare tutto ha a che fare con la necessità di mantenere sempre alti i livelli di eccitazione. È un po’ come quello che accade in chi si dà al gioco d’azzardo.
L’atto di non chiamare i soccorsi, e di chiedere scusa solo dopo che qualcuno gli ha fatto notare la mancanza di empatia, fa riflettere. Ci sono dei meccanismi che si innescano in automatico in chi ha questi bisogni: si dissociano le emozioni. Se da un lato si è lucidi e si riesce a comprendere che sta accadendo qualcosa di molto grave, dall’altro non si riesce a staccarsi dal proprio bisogno di dover documentare ogni cosa.
Giuseppe Lavenia
Presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, Gap e Cyberbullismo
23 ottobre 2017
© Riproduzione riservata
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