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Assordante silenzio dei singoli Omceo, Istituzioni accademiche, Società scientifiche e sindacati sul tema dei vaccini

di Giuseppe Gristina

10 AGO - Gentile dIrettore,
ho letto l’articolo di Giovanni Rodriquez su QS del 7 agosto scorso e vorrei condividere alcune riflessioni. L’autore riporta alcuni passaggi chiave di un intervento della signora Paola Taverna, attuale vicepresidente del Senato, riguardante la questione dei vaccini. Mentre Giovanni Rodriquez sembra attonito, io, dentro di me, ho sorriso perché essendo romano e andando spesso a fare la spesa al mercato del Tufello, storico quartiere popolare della periferia di Roma nord, conosco il vernacolo dei venditori locali e, specialmente, quello gridato dai banchi del pesce.

D’altronde, gli italiani - tra essi molte persone di cultura (alcune anime belle illuse di contribuire con competenza e capacità, altre spinte alla vendetta da rancori personali per supposte ingiustizie subite dai precedenti potentati, altre ancora salite sul carro del vincitore sperando in ruoli e prebende) - travolti dal vento della “honestà”, ubriachi di “vaffa” e quindi pronti a dare sfogo libero alle pulsioni più vergognose e pericolose, il 4 marzo hanno fatto sì che al governo del Paese andasse una classe politica per la gran parte nuova, di cui la signora Taverna (alla romana potrei dire “'a sora “ Taverna) è espressione.

C’è dunque poco da rimanere attoniti: questo ha voluto il cosiddetto popolo sovrano e questo ci terremo. Si chiama - almeno per un pò ancora - democrazia.

Il vero problema invece, detto ora senza sorridere, consiste nella vera, grande partita che oggi si sta giocando e che mette a repentaglio l’autonomia della cultura scientifica e non solo, dal potere politico, come chiaramente esplicitato dal signor Davide Barillari, attualmente consigliere regionale M5S del Lazio.

Il tentativo in verità non è nuovo. Fin dagli inizi del caso Englaro una cospicua parte della destra italiana, un pò per convinzione ma anche per ingraziarsi la Curia romana (o su sua richiesta?), sostenne fermamente che nutrizione/idratazione artificiali non fossero una procedura medica. C’è voluta addirittura una legge (219/2017 art. 1.5) per stabilire che invece lo sono e, in quanto tali, passibili di sospensione su richiesta del paziente, come le società scientifiche italiane e europee avevano peraltro stabilito da almeno 2 decenni.

Nel caso specifico però il confronto si limitò alla nutrizione/idratazione e nessuno intese mettere in discussione la scienza medica nel suo complesso.

Oggi invece un consigliere regionale, dando voce a intere legioni di tavernicoli, pone una domanda: “quando si è deciso che la scienza fosse più importante della politica? Chi l’ha deciso e perché?”. Il quesito non esprime soltanto una visione incolta e rozza del mondo, definisce anche un progetto politico ampio riguardante, nella fattispecie, una delicatissima questione di sanità pubblica, ma che presto potrebbe estendersi a molti altri settori del sapere, per arrivare finalmente al vero nocciolo del problema: esautorare la cultura per azzerare la facoltà di critica delle persone e trasformarle così in mera massa manovrabile attraverso la mitica rete. Un processo che però, non va dimenticato, è stato iniziato e portato avanti negli anni lunghi e bui del berlusconismo.

È assai improbabile che i vari Barillari e Taverna siano consapevoli di un così ampio progetto, ma è difficile anche dire che ai vertici rigidi e inflessibili del M5S questo progetto non esista.

Per ora comunque quello che serve è mantenere attivo il bacino dei voti, in particolare quelli del popolo no-vax, e spiace dirlo, ma si spiega così anche la posizione della dottoressa Giulia Grillo, attuale Ministro della Salute, che ha messo nel “ghiaccio bollente” - il penoso ossimoro dell’ “obbligo flessibile” - l’obbligo vaccinale con una proroga contro la quale si sono schierati perfino i direttori degli istituti scolastici che hanno invitato la dottoressa Grillo a venire lei alla ricreazione per tenere separati i bambini immunodepressi da quelli non vaccinati. E tanto per far capire che la rivoluzione non è un pranzo di gala, la stessa dottoressa Grillo ha affermato che non si fanno passi indietro e che “non puoi illudere la gente che non morirà nessuno”.

A tutto questo, come medici, stiamo dando una risposta adeguata?

Antonio Panti
 sostiene che i medici hanno risposto compatti. È certamente vero che il presidente della FNOMCeO Filippo Anelli ha espresso chiaramente il giudizio di moltissimi medici non solo sulla questione dei vaccini ma anche su quella dei migranti, ma è assordante il silenzio dei singoli Ordini, delle istituzioni accademiche, delle società scientifiche (eccezion fatta per i pediatri), dei sindacati.

Se, come si dice, la professione medica va rifondata alla luce della attuale complessità sociale e economica, non sarebbe opportuno scegliere una opposizione ferma, chiara e unanime da parte dei medici rispetto a quanto sta accadendo?

Se da parte delle istituzioni dei professionisti è sempre doveroso cercare punti di intesa e convergenza con la politica per fornire la visione competente ed esperta finalizzata alla migliore soluzione dei problemi, per quali ragioni le stesse istituzioni dei professionisti devono invece oggi subire la presunzione degli ignoranti?

Cosa potremo mai cambiare della nostra professione se non riusciamo a difenderne i pilastri fondamentali che sono alla base del nostro codice deontologico: libertà, indipendenza, autonomia e responsabilità della professione medica (art. 4), promozione della salute, ambiente e salute globale (art. 5)?

A meno che anche noi non si voglia sostituire il kantiano “ il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me” con il più pedestre “il cielo stellato sopra di me, la legge morale ... controllo se è nel contratto di governo” (la battuta è del vignettista Mauro Biani).
 
Giuseppe Gristina
Medico
Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI)

Gruppo di Studio per la Bioetica 

10 agosto 2018
© Riproduzione riservata

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