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Medici specialisti anche per “esperienza”

di Comitato Medico Specialista Qualificato

06 FEB - Gentile Direttore,
siamo un gruppo di Medici non specialisti che nell’Ottobre 2018 ha deciso di costituire il Comitato  Medico Specialista Qualificato (al momento composto da 28 membri iscritti in maggioranza in Lombardia e Piemonte) per cercare di offrire una proposta utile ad affrontare la dilagante carenza di  Medici Specialisti e per attuare una regolarizzazione ai molti rapporti di lavoro precario in cui versano  professionisti che da anni svolgono il proprio lavoro senza possibilità che venga loro congruamente  riconosciuta l’esperienza maturata in tale ambito.
 
È noto che attualmente in Italia il titolo di Medico Specialista in una determinata disciplina medica sia  conferito unicamente attraverso un percorso formativo accademico. E’ altresì vero che il Medico Chirurgo  abilitato all’esercizio professionale a livello legale è dotato di tutti i requisiti formali e sostanziali autorizzanti  la pratica di quasi ogni branca specialistica, con alcune eccezioni. Differenti sono le motivazioni per cui un Medico non riesce ad accedere ad un percorso di formazione post-laurea, primo tra tutti il problema dell’imbuto formativo di cui molto si è discusso e che genera annualmente migliaia di medici che rimanendo esclusi autoalimentano questa discrepanza come in un circolo vizioso.
 
Diversa risulta invece l’esperienza di altri Paesi Europei (es. Francia, Germania, Svizzera) in cui il Medico dopo la laurea accede direttamente al “mondo del lavoro”, vedendo la propria esperienza “specialistica” riconosciuta attraverso meccanismi di convalida in itinere o a posteriori di un congruo periodo di attività.
 
In Italia l’ordine dei Medici può attestare che un medico sia “cultore” di una branca medica solo a fini di  regolamentazione pubblicitaria, in altri paesi europei gli analoghi degli ordini dei medici hanno facoltà di conferire il titolo di specialista a chi dimostra di avere raggiunto gli obiettivi idonei a diventare uno specialista nella branca medica esercitata con profitto.
 
Nella realtà dei fatti, esiste un numero considerevole di professionisti che, pur privi del Diploma di Specializzazione, lavorano o hanno lavorato per anni ricoprendo incarichi da medici Specialisti sia in strutture pubbliche accreditate o private con contratti perlopiù precari e senza la prospettiva di una reale possibilità di assunzione e stabilizzazione. Molti di questi professionisti possiedono quindi un percorso professionale continuativo, pluriennale.
 
Per i motivi sopra esposti la nostra proposta alle Istituzioni è quella di volere considerare accanto al percorso formativo accademico tradizionale (che rimane la principale modalità per garantire una formazione specialistica), anche la possibilità di riconoscere e certificare la concreta e documentata “esperienza” professionale svolta nelle strutture del SSN, accreditate ed anche private (se rispondenti ad idonei criteri determinati dal Ministero competente) con dignità equivalente al percorso formativo accademico.
 
La condizione fondamentale sarebbe l’attestato svolgimento della propria attività professionale in una determinata disciplina medica per una durata non inferiore alla durata legale del corso di Scuola di Specialità corrispondente.
 
Nello specifico il compito di garantire la validità del percorso professionale potrebbe essere affidato ad una Commissione mista costituita da docenti universitari, rappresentati degli Ordini dei Medici e da Direttori di UO/Strutture Sanitarie che, analizzando il percorso professionale del singolo medico, esprimerebbe un parere di idoneità all’acquisizione di titolo di “Specialista qualificato” attinente la disciplina medica esercitata dal professionista.
 
L’onere dell’attestazione del percorso professionale del Medico spetterebbe al Responsabile di UO di appartenenza (alternativamente al Direttore Sanitario della Struttura) attraverso la compilazione di un dettagliato report con descrizione accurata delle attività svolte e del loro effettivo periodo di svolgimento.
 
Spetterebbe invece al medico produrre la documentazione attestante la frequentazione di attività di aggiornamento. Sulla scorta della documentazione prodotta sarebbe facoltà della Commissione esaminante esprimere parere favorevole o contrario al rilascio del titolo di “Specialista qualificato”, eventualmente anche dopo una sorta di esame abilitante. Laddove si ravvedessero carenze esperienziali circoscritte potrebbe essere contemplato
un periodo “compensativo” da svolgersi in una struttura adeguata e sotto la supervisione di un tutor assegnato dalla Commissione stessa.
 
L’ottenimento di un titolo di “Specialista qualificato” per i medici aventi diritto apporterebbe degli effetti positivi a vari livelli: 
- la formalizzazione della reale esperienza del singolo, ossia non una “sanatoria” applicata in maniera indiscriminata quanto una selezione accurata del professionista in possesso dei requisiti fondamentali, 
 
- una rapida e concreta selezione di professionisti di indiscussa esperienza senza sostanziale impiego di risorse economiche per la formazione.
 
Comitato Medico Specialista Qualificato
  


06 febbraio 2019
© Riproduzione riservata

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