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Psicologi negli studi dei Mmg. Se ne può parlare pacatamente?

di Saverio Proia

27 GIU - Gentile Direttore,
riprendiamo “pacatamente” a parlare dello psicologo in integrazione professionale con il medico di medicina generale dopo alcune reazioni ad un mio articolo da parte di alcuni dirigenti di sindacati della medicina convenzionata.Come è noto, l’emendamento era conosciuto da settimane ed i media ne avevano parlato …la reazione avviene ora in prossimità di una mobilitazione della categoria per il cattivo andamento della trattativa…però, se non ci fosse questa tensione contrattuale, la questione assumerebbe, spero, una visione ed una lettura diversa.
 
Il legislatore ha voluto approvare un emendamento proposto da deputati della Lega, di Forza Italia, di Fratelli d’Italia e del PD, mi auguro di non aver dimenticato nessuno, recepito da tutti gli altri gruppi parlamentari e dal Governo, sulla base di un confronto sviluppato in merito da tempo dalla rappresentanza ordinistica e sindacale della professione sanitaria di psicologo.
 
Questo confronto ha portato alla conoscenza ed alla condivisione da parte loro del contributo che questi professionisti sanitari possono dare nel rispondere ai bisogni di salute vecchi e nuovi, sia nella prevenzione che nella terapia, garantendoun supporto a chi soffre di disturbi psicologici o psicosomatici, ma anche la possibilità di trattare il correlato psicologico di malattie fisiche e patologie croniche, purtroppo sempre più diffuse.
 
Proprio nella cronicità, questione ormai preponderante nell’attività del SSN, l’Ordine degli Psicologi, che fa parte dello specifico Tavolo di Lavoro al Ministero della Salute, ha realizzato, con il contributo di esperti di Società scientifiche di Medicina e di Psicologia e con tante Associazioni di tutela dei diritti dei cittadini del settore della cronicità, un proprio originale ed apprezzato contributo per l’attuazione del Piano nazionale sulla cronicità, presentato in Parlamento alla presenza anche di quei deputati che, valorizzando lo specifico della professione sanitaria di psicologo, hanno presentato, ognuno per conto proprio ma in convergenza, il famoso emendamento divenuto norma di Stato.
 
Perché, come sancisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il diritto alla salute presuppone non solo una risposta delle scienze biomediche ma anche di quelle psicologiche, il legislatore in questa legge ha voluto precisare quali possano essere le componenti professionali prioritarie per collaborare con il medico di medicina generale sollevandolo da incombenze e compiti non pertinenti alla sua precipua e specifica attività clinica.
 
Certo che l’integrazione professionale nelle cure primarie non si esaurisce qui in quanto la normativa in essere e quella in divenire è già chiara ed esaustiva, come ad esempio nella legge Balduzzi che sancisce il compito delle  Regioni di organizzare l’assistenza primaria secondo modalità operative monoprofessionali denominate “aggregazioni funzionali territoriali” e forme organizzative multiprofessionali denominate “unità complesse di cure primarie” che erogano prestazioni assistenziali tramite il coordinamento e l’integrazione dei medici, delle altre professionalità convenzionate con il SSN, degli infermieri, delle ostetriche, della riabilitazione, della prevenzione e del sociale a rilevanza sanitaria: quindi inutile invocare infermieri e riabilitatori…già previsti dalla normativa, che, invece, ne va rivendicata l’attuazione laddove non sia stata attuata.
 
Inoltre, la stessa bozza di nuovo Patto per la Salute rilancia l’integrazione professionale nelle cure primarie prevedendo:“al fine di far fronte ai nuovi bisogni di salute derivanti dall’aumento delle patologie croniche e dei quadri complessi pluripatologici, Governo e Regioni convengono sulla necessità di dare piena attuazione ai modelli di riorganizzazione dei servizi territoriali (AFT e UCCP) assicurando una rete territoriale, multi-professionale e multidisciplinare integrata, con sede unica o con sedi diverse collegatefunzionalmentedicuifaccianopartemedicidimedicinagenerale,pediatridiliberascelta, specialistiambulatoriali,biologi,psicologi,infermieri,fisioterapisti,etc.,conilcompitodieffettuare una reale presa in carico del paziente, interagendo con le strutture ospedaliere attraverso percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA) concordati e condivisi
 
Ne consegue, quindi, che l’emendamento preveda solo un premio derivante dall’aumento del massimale per quei medici che attuino almeno il minimo previsto per integrazione professionale costituito da infermieri e psicologi, oltre che dalle indispensabili segreterie di studio.
 
Il legislatore, inoltre, è stato convinto dall’esame comparato dell’esperienza positiva del Governo inglese per le attività degli psicologi nelle cure primarie, che ha portato una qualificazione ed una riduzione della spesa economica con ottimo gradimento da parte dei cittadini e degli stessi medici di famiglia.
 
La norma non entra nel merito delle modalità attuative che sono nelle competenze organizzatorie delle Regioni, anche nel rapporto negoziale con il personale interessato, semmai recepisce le indicazioni dei LEA e i bisogni dei cittadini, il 73% dei quali ritiene necessaria la collaborazione dello psicologo con il medico di famiglia[1], avendo gli utenti – evidentemente – ben chiaro il ruolo delle cure primarie come primo presidio di prevenzione e integrazione.
 
Mi auguro che, archiviando questa querelle giornalistica, il confronto tra le parti interessate possa trovare la sede giusta ed opportuna per la migliore attuazione della norma e della più efficace ed efficiente integrazione professionale  per il supremo interesse di soddisfacimento del diritto alla salute del cittadino o meglio individuo, come sancisce l’articolo 32 della nostra stupenda Costituzione, che non può essere, certamente, la tribuna, cortesemente, fornita da questa testata giornalistica..
 
Saverio Proia
[1] Indagine Istituto Piepoli per CNOP 2019


27 giugno 2019
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