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Contratto sanità privata sarebbe insostenibile senza aumento del tetto di spesa del decreto fiscale

di Barbara Cittadini

05 FEB - Gentile Direttore,
ho letto l’intervento del Dottor Claudio Maffei, “I tagli imposti alle strutture private: un mito che fa comodo”, pubblicato il 1 febbraio scorso su Quotidiano Sanità, rispetto al quale ritengo doveroso fare alcune precisazioni. A mio avviso, è necessario rilevare che il rinnovo del CCNL del personale dipendente non medico della componente di diritto privato del SSN – che auspichiamo possa concludersi positivamente e in tempi rapidi – è un tema che le organizzazioni datoriali, Aiop e Aris, hanno affrontato con grande senso di responsabilità, nel rispetto dei legittimi interessi di tutte le parti interessate: i lavoratori, il SSN e le aziende che queste organizzazioni rappresentano.
 
È, inoltre, appena il caso di evidenziare che gli operatori di diritto privato operano in un settore nel quale i volumi di attività e le tariffe sono determinati da un soggetto terzo, che è il decisore pubblico; e le strutture e gli operatori perseguono, quotidianamente, obiettivi di efficienza e produttività, erogando prestazioni in favore di tutti i cittadini come SSN.
 
Il rinnovo del CCNL, che comporta costi aggiuntivi, sarebbe insostenibile dal punto di vista economico-finanziario senza le adeguate coperture, soprattutto, per quelle strutture, che operano in alcune aree del Paese, che, oltre al tetto imposto da DL 95/12, hanno subito riduzioni e razionalizzazioni dei volumi di prestazioni e delle tariffe correlate ai Piani di rientro, che, invece di essere piani di razionalizzazione della spesa e di rimodulazione dell’offerta, hanno finito per essere soltanto piani che hanno ridotto le risorse e, quindi, le prestazioni che vengono garantite ai cittadini.
 
Ragione per la quale, la conversione del decreto fiscale ha rappresentato un risultato importante, per il comparto e per l’intero SSN.
 
La previsione di aumentare del 2% il tetto di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti di diritto privato, rende disponibile alle regioni un volume di spesa corrispondente ad un importo di 150 milioni di euro, pari al 50% del costo del CCNL del comparto.
 
Desidero essere molto chiara su questo punto. Quanto stabilito dal decreto fiscale, è una scelta che genera risorse utili per il rinnovo contrattuale del personale non medico, che lavora negli ospedali di diritto privato del SSN.
 
Occorre, infatti, precisare che lo stanziamento di 150 milioni riguarda, unicamente, la copertura dei costi aggiuntivi del rinnovo contrattuale del personale non medico della suddetta componente ospedaliera, mentre l’attività ambulatoriale è solo in parte riconducibile alla componente ospedaliera.
 
Nell’intervento di Maffei, inoltre, si fa riferimento al fatto che, negli ultimi anni, si sarebbe verificato un aumento della spesa per l’acquisto di prestazioni da privati accreditati, attribuibile ad una crescente mobilità attiva dei privati.
Si omette, però, di dire che su questi incrementi operano gli abbattimenti previsti dagli accordi sanciti proprio per calmierare gli interventi di mobilità, prima dalla Conferenza Stato- Regioni (accordo del 29 settembre 2016), e, successivamente, dall’accordo dei Presidenti delle Regioni del 15 febbraio 2018.
 
Questi accordi hanno previsto abbattimenti sugli incrementi dei saldi di mobilità del 50% per il biennio 2014-2015, e del 60% per il 2016, fatta salva l’alta complessità.
 
Oltre a tutto questo, è necessario ricordare che questi incrementi di attività non hanno rappresentato un motivo di arricchimento per le aziende.
 
Occorre evitare di ingenerare poca chiarezza informativa: a tariffe uguali e, sovente, inferiori a quelle pubbliche, la componente di diritto privato del SSN ha prodotto ed erogato prestazioni, fondamentali per il Servizio Sanitario Nazionale, che non sarebbero potute essere garantite ai cittadini in altro modo, soprattutto, nelle Regioni in Piani di rientro.
 
Riducendo le risorse e, spesso, non solo in fase emergenziale, come sarebbe stato comprensibile, ma per decenni, incontrovertibilmente, sono stati depauperati territori, generando una mobilità passiva a vantaggio di altre regioni, dettata non da una carenza di professionalità, ma dall’impossibilità di farvi ricorso.
 
Detto tutto questo, ritengo sia opportuno – nell’interesse del SSN –, lavorare tutti per addivenire, in tempi brevi, ad un nuovo CCNL del personale dipendente non medico della componente di diritto privato del SSN e, soprattutto, per passare da un approccio basato sulle contrapposizioni, ad uno fondato sulla consapevolezza del ruolo che hanno entrambe le componenti del SSN.
 
Una consapevolezza dalla quale deriva la necessità di atteggiamenti responsabili da parte degli operatori di Sistema che, senza lasciare spazio a sprechi, devono rispettare le peculiarità ed esigenze delle realtà territoriali, che necessitano, indiscutibilmente, di un approccio differente.
 
L’obiettivo comune deve essere il miglioramento del SSN con l’impegno di tutti gli stakeholders di Sistema.
 
 
Barbara Cittadini
Presidente Nazionale AIOP, Associazione Italiana Ospedalità Privata
 

05 febbraio 2020
© Riproduzione riservata

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