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Il Coronavirus e la Giornata mondiale della salute dedicata agli infermieri

di Marco Alfredo Arcidiacono

06 APR - Gentile Direttore,
non è la pandemia a festeggiare il 7 aprile gli infermieri di tutto il mondo ma la giornata dichiarata dall’OMS (meglio dire WHO) che ha proclamato il “World Health Day 2020”, a supporto di tutti gli infermieri e del personale di assistenza.  La WHO (World Health Organization) va subito al punto nel definire la prima linea contro il Covid19 “Semplice, senza infermieri non ci sarebbe stata risposta” al virus e al suo contagio, ovviamente.
 
Il personale sanitario non è solo in prima linea in questo contesto ma in mille altri, spesso psicologicamente più difficili. Mi riferisco alle case di cura dove il rapporto con le persone non è certo facile. Mi riferisco anche ai Serd dove il rischio di infezione da HIV, di soppressione psicologica e di ricatti è all’ordine del giorno. Ci sono poi tutti coloro che affrontano, come me, i reparti oncologici. Non sono i più difficili da gestire forse ma psicologicamente occorre essere preparati, forti, sicuri di se stessi e con saldi legami alle spalle. Cadere in depressione è un attimo. Le persone muoiono ogni giorno nei reparti di oncologia come molte vivono e ritornano a una vita più o meno normale. Proprio quello è il momento critico, quello più difficile da affrontare quando il paziente, l’essere umano, è impotente: una malattia ti prende da dentro e non sai come fare. Puoi farti curare ma i mille dilemmi sono all’ordine del giorno. 
 
Essere umani. Offrire umanità, nella sua semplicità come nella sua complessità, è quindi la sfida più grande. Spesso vale più un atto di ordinaria gentilezza che saper fare grandi cose. Lo si impara con l’esperienza, rimanendo umani e non estraniandosi dal lavoro, dalla passione che accomuna chi fa questo mestiere. 
 
Inutile dire che questa pandemia la porterò come una tacca sull’anima. Anch’io ho il terrore ogni giorni di ammalarmi, di non rivedere i miei figli. Ho visto le persone ammalarsi, troppo velocemente. Un’ondata travolgente a cui nulla o nessuno si può opporre, almeno per il momento. 
 
Non è facile essere un ingegnere, un postino, un operaio, un meccanico. Fare l’infermiere è molto diverso, ci si trovano di fronte le persone quando sono faccia a faccia con la morte o, comunque, con le difficoltà piùi importanti della vita.
 
“Rivedrò ancora mia figlia?” mi sento chiedere spesso. Milioni di persone nel mondo lo chiedono in ungherese, in spagnolo, in thailandese e in mille altre lingue ma il significato è sempre lo stesso. Ecco perché serve una giornata mondiale del personale sanitario. Non per chiedere l’elemosina e nemmeno per far sapere che siamo qui. Ma per far sapere a tutti che siamo qui, per voi. 
 
Marco Alfredo Arcidiacono
dott. Magistrale Scienze Infermieristiche e Ostetriche
Prof. a. c. Università degli Studi di Parma
U.O. Oncologia Degenza
Dipartimento Medicina Generale e Specialistica
Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma
Associazione Italiana Infermieri Area Oncologica


06 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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