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Puglia: Piano di rientro sanitario approvato da I e III Commissione


Il Piano di rientro, frutto dei negoziati della Regione Puglia con il Governo, sancisce il taglio di 2200 posti letto, la riconversione di 19 ospedali pugliesi, nonché provvedimenti già in atto come il blocco del turn over per il personale sanitario e il ticket di 1 euro sulle ricette.

31 GEN - Il Piano di Rientro pugliese, frutto di ormai noti negoziati andati avanti per mesi tra Regione Puglia e Governo nazionale, è giunto al suo ultimo atto. È stato oggi approvato durante la seduta congiunta della III e I commissione, il disegno di legge “Approvazione Piano di Rientro Regione Puglia 2010-2012”.  Il documento approderà ora in aula consiliare il prossimo 3 e 4 febbraio.
La riunione odierna ha preso il via con la relazione dell’assessore alla Sanità pugliese Tommaso Fiore che ha spiegato come gli accorgimenti previsti dal Piano “consentiranno alla Regione Puglia di ridurre la spesa e acquisire maggiori entrate”, in modo da poter intraprendere un cammino virtuoso che “da una parte garantisca lo sblocco dei 500 milioni del riparto del Fondo sanitario nazionale e dall’altra ponga in essere una serie di attività di monitoraggio per avere sempre, in tempo reale, le condizioni di salute del sistema sanitario pugliese”.  Fiore ha dichiarato che sarà attivato un sistema di controllo on line composto da due cabine di regia aventi il compito di supervisionare da un lato le uscite necessarie nel settore, e dall’altro la spesa in conto capitale.
Nel documento sono stati previsti inoltre tagli per 2200 posti letto e la riconversione di 19 ospedali pugliesi. Proprio sul tema riconversioni l’assessore ha annunciato un emendamento con il quale si potranno rendere più “snelle”. “La procedura per la costituzione di una Rsa (Residenza sanitaria assistenziale) per esempio – ha concluso Fiore - nella norma prevede tempi che si aggirano intono ai sei mesi, ma con una conversione più veloce che dia per acquisite tutta una serie di qualità richieste per legge, si può compiere l’intero percorso anche in un mese”.

Non sono certo mancate le critiche al Piano, il capogruppo del Pdl, Rocco Palese, si è così scagliato contro il provvedimento: “Non c’è la benché minima riduzione degli sprechi, né della spesa per beni e servizi; mancano norme per il controllo della spesa sanitaria; manca la proposta di un nuovo modello organizzativo del sistema sanitario. Per tutti questi motivi non possiamo che bocciare il Piano di rientro così proposto”. Sempre Palese, per mezzo di una nota, ha sottolineato come la giunta Vendola avrebbe potuto presentare un Piano di rientro totalmente diverso, “fatto di norme strutturali di contenimento e taglio della spesa, di riduzione di almeno l’1% della spesa per l’acquisto di beni e servizi, di un nuovo modello di organizzazione che poteva essere calibrato non sui tagli ai servizi ma sulla riduzione degli sprechi”.
“Non condividiamo nulla di questo metodo portato avanti dal governatore pugliese – prosegue la nota – è stata una sua scelta politica quella di mantenere intatti gli sprechi, la spesa sanitaria, quella farmaceutica, gli acquisti di beni e servizi, l’aumento delle tasse regionali, il reinserimento dei ticket di un euro a ricetta e, infine, la chiusura di 18 ospedali”. “Dopo 6 anni di vacche grasse – ha concluso - ora lasciano intatte la sacche di sprechi e tagliano i servizi. Noi non avremmo mai fatto nulla di tutto questo”.
Si è infine astenuta durante le votazioni l'Udc. Il presidente del Gruppo Udc alla Regione Puglia, Salvatore Negro, ha spiegato che la loro posizione resta comunque passibile di modifica, in senso favorevole al Governo regionale, "se ci verranno fornite le dovute assicurazioni sulla contestuale riconversione delle strutture dismesse". “Quello che l’Udc chiede – ha concluso il capogruppo – è infatti la realizzazione di ciò che è inserito nel Piano di rientro, con la riconversione dei piccoli ospedali con meno di 70 posti letto in Case della Salute e poliambulatori e l’avvio del ‘project financing’ per i nuovi ospedali, indispensabili per quei territori dove sono assenti o si dismettono le attuali strutture ospedaliere”.
 

31 gennaio 2011
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