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Lombardia. Al pubblico oltre l’81% dei fondi per le “funzioni non tariffate”

di Adele Lapertosa

E del restante 19%, la maggior parte erogata tra il 2008 e il 2010, circa il 40% è andata a due strutture: S. Raffaele e Maugeri. I risultati di uno studio dell’Istituto Bruno Leoni che svela come il pagamento delle prestazioni extra Drg premi soprattutto le strutture pubbliche e, in misura minore, i privati non profit.

12 LUG - Non è vero che in Lombardia le strutture private accreditate fanno da assopigliatutto con i fondi assegnati dalla Regione. I distinguo sono doverosi, soprattutto se si parla di funzioni non tariffate, diverse dai fondi erogati con la cosiddetta legge Daccò, finita sotto l'occhio del ciclone per le recenti inchieste giudiziarie che hanno visto coinvolti l'ospedale S. Raffaele e la Fondazione Maugeri. Secondo uno studio dell'Istituto Bruno Leoni infatti, nel 2010 (ultimo anno in cui si hanno bilanci certificati), le strutture private hanno ottenuto 188 milioni su 994 totali erogati per le funzioni non tariffate. Cioè più dell’81% delle risorse è andato al pubblico, e meno del 19% ai privati. Ma tra questi, la maggior parte dei fondi è andata a due strutture in particolare, S. Raffaele e Maugeri.

Le funzioni non tariffate riguardano tutti i soggetti erogatori, pubblici e privati, e servono a rendere sostenibili alcuni servizi che non possono trovare remunerazione nelle tariffe Drg, come ad esempio il pronto soccorso. La legge Daccò invece eroga fondi solo alle strutture private no profit “che svolgono attività di ricovero e cura in regime di accreditamento a contratto, con oneri a carico del servizio sanitario regionale, in strutture ospedaliere ubicate in Lombardia” e sono esentate dall’obbligo di presentare i bilanci, se enti non commerciali.

Tra il 2003 e il 2010 la quota destinata ai privati è cresciuta di circa mezzo punto percentuale, mentre quella pubblica si è ridotta di pari misura. Se si confrontano i volumi di attività il pubblico rappresenta il 64% e il privato il 36%. Andando nello specifico, l'analisi dell'istituto Leoni rivela che dal 2008 al 2010 le strutture private accreditate lombarde hanno ricevuto dalla regione Lombardia 575 milioni di euro per le funzioni non tariffate, di cui 219 milioni, cioè quasi il 40%, sono andati alle fondazioni San Raffaele e Maugeri, che tra l'altro hanno assorbito, nello stesso periodo, quasi il 48% (84 milioni su 176) dei contributi erogati dalla regione tramite la cosiddetta legge Daccò. Prendendo in esame solo il 2010, si vede poi che delle 10 strutture lombarde che hanno ottenuto più fondi per le funzioni non tariffate, 9 sono pubbliche. L'unica privata nella top10 è il San Raffaele, 2/o con 41 milioni di euro. A ottenere parecchi fondi anche la Fondazione Maugeri, 21/a con 20.7 milioni. Pochi i privati accreditati 'for profit' nelle posizioni iniziali della classifica, ''essendo quelli che hanno meno usufruito di questi finanziamenti'', secondo lo studio.

La conclusione dell'analisi della ricerca, “è che le funzioni non tariffate rappresentano uno strumento prevalentemente a favore degli erogatori pubblici e, per quanto riguarda il comparto privato, tali fondi vanno a beneficio di strutture non profit. Gli erogatori privati che invece si comportano da aziende for profit sono più liberi dalle dinamiche e dagli interessi della politica locale e tendono ad avere risultati gestionali più virtuosi”.

Il fatto cioè che i privati sappiano di non poter ricevere fondi addizionali che consentono di coprire le perdite e di dover rispondere di eventuali sforamenti riduce, secondo lo studio, l’azzardo morale tipico di pubblico e privato non profit, che sanno che otterranno comunque il finanziamento indipendentemente dai risultati economici e dalle prestazioni effettivamente erogate ai cittadini. Mancano quindi gli stimoli per una gestione virtuosa.
 
Adele Lapertosa

12 luglio 2012
© Riproduzione riservata

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