Alzheimer: da farmaci antiinfiammatori possibile opzione terapeutica
L’inibizione della proteina p38 – meccanismo di azione di alcuni farmaci antinfiammatori in studio – potrebbe rivelarsi efficace anche nell’Alzheimer, a livello della microglia, dove l’effetto di inibizione può influenzare alcuni aspetti della formazione delle placche. È quanto ipotizza uno studio dell’Università del Kentucky pubblicato da PlosOne.
18 LUG - Alcuni farmaci antiinfiammatori attualmente in studio, che includono gli inibitori della proteina p38, potrebbero rivelarsi dei trattamenti efficaci anche per la malattia di Alzheimer. È quanto ipotizza uno studio condotto da ricercatori dell’Università del Kentucky, guidati da Linda Van Eldik. La ricerca, pubblicata su PLoS One, si è concentrata sulla proteina p38, già studiata come potenziale bersaglio per lo sviluppo di trattamenti contro la malattia neurodegenerativa e altre condizioni con disfunzione neuroinfiammatoria.
Lo studioIl team ha utilizzato tecniche genetiche per inibire la produzione di p38 a livello della microglia, le cellule immunitarie del cervello. I ricercatori americani hanno testato gli effetti di questa strategia su animali di laboratorio con malattia di Alzheimer in fase iniziale, per capire se riuscivano, così, ad alterare la formazione della placca amiloide. Dai risultati è emerso che mentre le placche stesse non venivano colpite, la quantità di microglia in prossimità delle placche diminuiva: ciò ha fatto ipotizzare al team che l’inibizione della proteina p38 nella microglia può influenzare l’interazione con vari aspetti della malattia di Alzheimer.
Alcuni farmaci antiinfiammatori inibitori della p38 sono attualmente in sviluppo clinico, anche se non è ancora chiaro in quale fase del processo patologico della malattia di Alzheimer debbano essere somministrati e se la soppressione a lungo termine della proteina possa essere dannosa.
Fonte: PLoS One, 2023
18 luglio 2023
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