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Epatite C. Allarme degli esperti. Raddoppiati i contagi in corsia. Triplicati quelli in casa


Le stime più accreditate parlano di 1,8 milioni di italiani affetti da HCV: è un record europeo. E nonostante il virus sia ormai noto si registrano aumenti nelle percentuali di contagi contratti in ospedale. Ma anche tra le pareti di casa. Prevenzione ancora scarsa e difficoltà di accesso ai farmaci, i problemi più urgenti. 

04 DIC - Un primato che nessuno ci invidia: 1,8 milioni di affetti da epatite C. Il numero più alto in Europa e solo il 2,5% viene correttamente curato. Il problema è anche quello della poca informazione della popolazione, che ha come conseguenza diagnosi tardive e aumento del rischio di complicazioni. Tutto questo è stato discusso a Roma nel corso del convegno “Riflessioni sullo stato dell'arte dell'Hcv” promosso da I-THINK, associazione che si occupa di ricerca scientifica e innovazione il cui presidente è Ignazio Marino, senatore del Partito Democratico. Per far rientrare l'allarme – secondo gli esperti – bisogna lavorare su tre fronti: quello della prevenzione, quello della cura, e quello di una corretta azione legislativa.
Oltre all’onorevole Marino, all’incontro sono intervenuti Raffaele Bruno della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, Saverio Mennini dell’Università “Tor Vergata” di Roma e Americo Cicchetti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
 
Si tratta di un virus per lo più silente, che talvolta non si manifesta se non quando si presentano le complicazioni più gravi, come la cirrosi epatica e il tumore al fegato: sono circa 10 mila ogni i decessi in Italia dovuti a questi due tipi di patologia, e 1000 i trapianti di fegato, di cui almeno la metà dovuti a patologie correlate all'infezione da epatite C. Il triste primato italiano, infatti, non si ferma al solo numero di persone malate di epatite, ma si spinge oltre: “Siamo anche tra i primi paesi in Europa per numero di pazienti con tumore al fegato legato all'Hcv”, ha spiegato Bruno. “Inoltre, senza fare allarmismi, ma con la consapevolezza che il problema va affrontato, in Italia è raddoppiato il numero di infezioni nosocomiali da epatite C, ed è più che triplicato il numero di pazienti che trasmette il proprio virus all'interno della coppia”.
Un problema che dipende sia dalla poca conoscenza del virus da parte della popolazione, che scopre cosa sia l'epatite C quasi esclusivamente nel momento in cui viene infettato o c'è un contagio all'interno della famiglia, sia da politiche sulla malattia che probabilmente sono da rivedere. “Le epatiti in Italia rappresentano una dolorosa realtà cui purtroppo la politica non ha riservato la giusta attenzione – ha spiegato Marino – agendo, come spesso capita, attraverso iniziative singole e slegate tra loro”.
 
Ecco perché migliorare e rafforzare le attività di diagnosi e monitoraggio delle malattie epatiche risulta essere un aspetto fondamentale, così come gli interventi di informazione e sensibilizzazione, volti a promuovere una maggiore cura e attenzione alle pratiche di vita quotidiana. Ma tutto questo non basta.
Da più di un anno molti paesi europei hanno introdotto nuovi farmaci, Boceprivir e Telaprivir, che hanno dimostrato di apportare un vantaggio significativo nella cura delle epatopatie, aumentando del 2,5% le possibilità di guarigione. Eppure, un incredibile ritardo nell’approvazione da parte dell’Aifa, ha fatto sì che queste due molecole non siano ancora disponibili ai cittadini italiani. “Il ritardo accumulato in Italia rispetto ad altri paesi penalizza i pazienti, che vengono privati di farmaci potenzialmente salvavita”, ha detto Marino. Un problema su cui è intervenuto anche Ivan Gardini, presidente di EpAC Onlus, associazione che funge da punto di riferimento per i pazienti affetti da epatite. “Per le persone che hanno cirrosi epatica ad uno stadio che si trova a cavallo tra quella compensata e quella scompensata, un ritardo del genere vuol dire condannarle a trapianto o morte. Bisogna trovare il modo di dare accesso a queste molecole innovative subito alle persone più bisognose. Un’ulteriore soluzione per i pazienti, potrebbe poi essere rendere attrattivi i trial sulle nuove molecole: spalancando le porte a queste sperimentazioni si possono far accedere molti pazienti alle cure, in maniera totalmente gratuita”.
 
Infine,  altro punto cruciale è quello legislativo. Fornire una completa copertura del problema e tutelare al meglio i diritti degli ammalati vuol dire anche darne valenza giuridica. Per questo il Governo dovrebbe adottare al più presto un disegno di legge che cristallizzi i punti presenti nel Manifesto contro le Epatiti promosso dall’Alleanza contro l’Epatite (Ace).

04 dicembre 2012
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