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Aids. Ecco come l'HIV distrugge il sistema immunitario, causando la malattia. E un anti-infiammatorio esistente potrebbe bloccare il processo

di Viola Rita

Individuato il processo con cui alcune proteine rilevano l’infezione da HIV, attivando l’infiammazione e la morte delle cellule immunitarie T CD4, in un ciclo che si ripete. In laboratorio, un farmaco ha bloccato questo processo. E ora il trial di fase due. Lo studio è sia su Nature che su Science

28 DIC - Duplice scoperta dei ricercatori dei Gladstone Institutes: è stato individuato il meccanismo - che ‘uccide’ le cellule del sistema immunitario T CD4, conducendo dall’HIV all’AIDS; la seconda scoperta riguarda l’identificazione di un farmaco anti-infiammatorio, già esistente, che in laboratorio è in grado di bloccare la morte di queste importanti cellule. Ed ora i ricercatori stanno pianificando un trial di fase due per vedere se questo farmaco o uno similare può prevenire lo sviluppo della malattia nelle persone sieropositive. La ricerca virologica e immunologica, pubblicata su due differenti giornali, Nature e Science, è stata guidata da Warner C. Greene, Professore di Medicina, Microbiologia e Immunologia alla University of California di San Francisco; ad essa è affiliata Gladstone, un’organizzazione indipendente di ricerca biomedica no profit.

Tutto nasce da una proteina, chiamata IFI16, che percepisce frammenti di Dna di HIV nelle cellule immunitarie colpite da un’infezione abortiva (in quest’infezione il virus non si replica ma esprime soltanto alcune proteine). Questo meccanismo causa l’attivazione dell’enzima caspasi-1 (in generale le caspasi sono proteine che attivano ed eseguono l’apoptosi) e porta alla piroptosi, una forma “infuocata” e altamente infiammatoria di morte cellulare. Questo ciclo ripetitivo - infezione abortiva, morte cellulare, infiammazione, reclutamento di altre cellule T CD4 – in definitiva distrugge il sistema immunitario. Nello studio su Nature, inoltre, vengono descritti dei test di laboratorio in cui un anti-infiammatorio esistente inibisce la caspasi-1, prevenendo la piroptosi e rompendo il ciclo di morte cellulare-infiammazione.
 
Una precedente ricerca condotta sempre dai Gladstone Institutes, e pubblicata nel 2010 sulla rivista Cell, mostrava come l’HIV provasse, senza riuscirvi, ad infettare le cellule del sistema immunitario T CD4. Nel tentativo di proteggere il corpo dalla diffusione del virus, queste cellule “si suicidavano”, portando al collasso del sistema immunitario – e all’Aids. Così, dopo la ricerca del 2010, gli scienziati dell’organizzazione hanno iniziato a studiarecome prevenire questo processo, studiando in che modo iniziava questo “suicidio cellulare”. Lavorando in laboratorio con milza e tessuti tonsillari appartenenti a pazienti sieropositivi, hanno scoperto che le infezioni abortive lasciavano frammenti di Dna di HIV nelle cellule immunitarie. Come si legge su Nature, la piroptosi deriva dalla rottura di queste cellule e rilascia segnali infiammatori, che attraggono un numero ancora maggiore di cellule per ripetere questo ‘ciclo di morte’.
Una volta scoperto questo meccanismo chiave, i ricercatori hanno iniziato ad indagare in che modo ilcorpo percepisce i frammenti di Dna di HIV in primo luogo, prima che si avvii il processo che porta alla morte delle cellule T CD4. Gli scienziati hanno trovato un modo per manipolare geneticamente queste cellule, scoprendo che la riduzione dell’attività della proteina IFI16 inibiva la piroptosi, come ha spiegato Zhiyuan Yang, uno dei due autori principali della pubblicazione.
Questa scoperta individua nell’IFI16 una sorta di ‘sensore’ del Dna, “che così invia segnali alla caspasi-1 e attiva la piroptosi”, ha affermato Kathryn M. Monroe, un altro degli autori principali della ricerca. “Non possiamo bloccare un processo fino a quando abbiamo capito tutte le sue fasi: questa scoperta è fondamentale per rintracciare modi per inibire la risposta distruttiva del corpo all’HIV. Abbiamo forti speranze per la prossima sperimentazione clinica”.
 
Questo nuovo trial promette di convalidare numerosi vantaggi attesi dalla terapia. Ad esempio, agendo sul corpo umano invece che sul virus, il farmaco potrebbe evitare la rapida manifestazione di farmaco-resistenza che spesso affligge l’uso di farmaci antiretrovirali (ARV). Gli anti-infiammatori possono anche fornire una terapia ponte per i milioni di persone che non hanno accesso agli ARV (16 milioni secondo l’OMS), ma anche ridurre l’infiammazione persistente nelle persone con infezione da HIV già in terapia antiretrovirale. Molti sospettano che questa infiammazione guidi la precoce insorgenza di particolari patologie, come la demenza e la malattia cardiovascolare. Riducendo l’infiammazione, inoltre, il farmaco potrebbe anche impedire l'espansione di un serbatoio di virus latente che si nasconde nel corpo contrastando la cura per l’HIV/AIDS.
Gli studi, pubblicati su Nature e su Science, sono intitolati rispettivamente: Cell death by pyroptosis drives CD4 T-cell depletion in HIV-1 infectionIFI16 DNA Sensor Is Required for Death of Lymphoid CD4 T Cells Abortively Infected with HIV.

Viola Rita

28 dicembre 2013
© Riproduzione riservata

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