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Leucemia. Da gennaio disponibile anche in Italia il Ponatinib

di Manuela Biello

Già erogato dal 2011, ma solo per uso compassionevole, è stato ora inserito dall'Aifa in classe H. Il farmaco è indicato nei pazienti con leucemia mieloide cronica e leucemia linfoblastica acuta che non possono assumere o non tollerano altri differenti trattamenti della stessa classe. 

16 GEN - Da Gennaio, a seguito di autorizzazione Aifa del 26 Novembre 2014 (GU del 10 dicembre 2014), è disponibile anche in Italia, nella classe H del prontuario, il Ponatanib. Il farmaco era già utilizzato dal 2011 per uso compassionevole contro le forme di leucemia mieloide cronica e leucemia linfoblastica acuta(LMC e LLA Ph+) resistenti ai farmaci di prima e seconda linea (Imatinib, Dasatinib, Nilotinib, Bosutinib). Ponatanib, inoltre,è l’unico in grado di trattare la mutazione T351I. Il target molecolare è rappresentato dalla proteina mutata Bcr-Abl, sintetizzata a partire dal cromosoma Philadelphia, una aberrazione cromosomica che insorge a seguito di traslocazione reciproca tra due segmenti genici normalmente collocati su cromosomi diversi.

La proteina Bcr-Abl ha un dominio tirosin-chinasico che fosforila e attiva in maniera incontrollata la produzione di cellule ematiche immature. “Tutte le forme di leucemia mieloide cronica non trattate, inevitabilmente, nel giro di 3 anni, si trasformano in leucemie acute o blastiche ancora oggi non curabili. Quindi è fondamentale diagnosticare la patologia quando è ancora in fase cronica in modo da prevenirne l’evoluzione e soffocare l’espansione del clone leucemico già sul nascere”, spiega Giuseppe Saglio, Ordinario di medicina interna e di ematologia dell’Università di Torino.

La strategia terapeutica messa a punto negli ultimi anni consiste nell’utilizzo di molecole dirette contro il dominio chinasico di Bcr-Abl. Ma, l’insorgenza di mutazioni a livello della tasca chinasica della proteina spesso rende impossibile il legame con i farmaci, vanificando ogni tentativo di bloccarne l’attività. Ponatinib, grazie alla sua struttura molecolare piccola e sottile, è in grado di superare questo ostacolo: entra nel core della molecola bersaglio ed inibisce l’azione enzimatica stabilendo legami chimici stabili anche in presenza di mutazioni.

Protocolli terapeutici: dove si colloca Ponatinib?
I pazienti con diagnosi di leucemia mieloide cronica e leucemia linfoblastica acuta vengono generalmente trattati in prima linea con Imatinib e, benché inizialmente la percentuale di risposta alla terapia risulti alta, con il tempo il 40% dei pazienti non risponde più, o perché sviluppa resistenza a causa di mutazioni, o per l’insorgenza di eventi avversi, per lo più di tipo cardiovascolari. Per questi pazienti l’alternativa terapeutica è rappresentata dagli inibitori di seconda linea (Dasatinib, Nilotinib, Bosutinib). Tuttavia quasi la metà dei soggetti non è responsiva e il 24% di coloro che hanno una iniziale risposta citogenetica, nel giro di un paio di anni diventa resistente. La prognosi per questi pazienti è infausta.
 
Le potenzialità di Ponatinib, le spiega Giancarlo Parisi, General Manager Ariad Ph. Italia: “La nostra azienda si è focalizzata sui pazienti 'non responder' alle precedenti linee di trattamento. Nel corso degli studi clinici è inoltre emerso un aspetto assolutamente sorprendente: Ponatinib ha dimostrato di dare risposte in terza linea migliori in termini percentuali di quelle ottenute in seconda linea. Questo, concretamente si traduce in una importante chance per i pazienti precedentemente trattati che si trovino anche in fase avanzata”.

Dal momento dell’autorizzazione Aifa, si dovrà tuttavia attendere ancora prima di avere la garanzia della sua disponibilità su tutto il territorio nazionale. “La Società Italiana di Ematologia (SIE) ha da poco realizzato una indagine sui tempi di accesso dei farmaci oncoematologici ed è emerso che le regioni ci impiegano da poche settimane fino a 14 mesi, con una disomogeneità e una discriminazione per i pazienti italiani non accettabile in un paese in cui l’accesso alle cure dovrebbe essere garantito a tutti”, afferma Fabrizio Pane, presidente della SIE.

Per  Felice Bombaci, Presidente Gruppo AIL Pazienti LMC, “sarebbe auspicabile lavorare su due fronti, da una parte cercare di snellire le procedure di inserimento dei farmaci a livello regionale, affinché tutti i pazienti italiani possano beneficiare delle cure senza limitazioni territoriali; dall’altra rendere la leucemia sempre più gestibile come una malattia cronica, alla stregua del diabete e dell’ipertensione”.

Manuela Biello 

16 gennaio 2015
© Riproduzione riservata

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