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Diabete. Nuova terapia dalla corteccia dell’albero di mele. Arriva anche in Italia Dapagliflozin

di Manuela Biello

Il nuovo farmaco, già presente in 49 Paesi nel mondo, è stato sviluppato a partire dalla florizina, una sostanza naturale estratta dalla corteccia degli alberi di mele. Permette una riduzione della glicemia indipendentemente dall’insulina e con un basso rischio di ipoglicemia e si integra con le altre terapie anti-diabete, insulina compresa

16 APR - Si chiama Dapagliflozin la nuova molecola che agisce a livello renale abbattendo il glucosio in eccesso. Cambia dunque il bersaglio molecolare nella lotta al diabete: il nuovo farmaco sviluppato da Astrazeneca e disponibile da oggi anche in Italia, inibisce il co-trasportatore di Sodio-Glucosio2 (SGLT2), una proteina responsabile del 90% del riassorbimento del glucosio a livello renale. Dapagliflozin permette una riduzione della glicemia indipendentemente dall’insulina e con un basso rischio di ipoglicemia: in questo modo non interferisce con le altre terapie anti-diabete, come l’insulina, ma anzi può integrarsi con esse, per un trattamento personalizzato, su più fronti, e per tutte le fasi della patologia.
 
Fino ad oggi il ruolo del rene nella gestione del diabete di tipo 2 era stato sottovalutato – spiega Giorgio Sesti, professore ordinario di Medicina Interna dell’Università degli Studi “ Magna Grecia” e Presidente eletto della Società Italiana di Diabetologia. “Il rene – prosegue – gioca un ruolo importante nel controllo della glicemia poiché funziona da “rubinetto del glucosio”, eliminandone l’eccesso attraverso le urine”.
 
Il nuovo farmaco, già presente in 49 Paesi nel mondo, è stato sviluppato a partire dalla florizina, una sostanza naturale estratta dalla corteccia degli alberi di mele. Ancora una volta, dopo l’acido acetilsalicilico, la corteccia di un albero offre nuove e importanti possibilità terapeutiche, che la ricerca ha saputo cogliere ed indirizzare.
 
“Il nuovo farmaco, spiega Andrea Giaccari, Prof. di Diabetologia al Policlinico Gemelli di Roma, permette di perdere glucosio attraverso le urine non solo in caso di elevati livelli di glucosio ematico, ma anche in presenza di glicemia bassa e proprio perché agisce indipendente dall’insulina, è molto flessibile ed utilizzabile in un’ampia varietà di persone con diabete: giovani, anziani, obesi.”
 
 Inoltre l’eliminazione del glucosio comporta la perdita di 300-500 Kcal al giorno, con conseguente dimagrimento reale del paziente. Considerando che spesso il paziente diabetico è in sovrappeso o obeso, questo non può che rappresentare un importante vantaggio.
 
“Non solo, Dapagliflozin è in grado anche di ridurre i valori pressori – un “prezioso e favorevole effetto collaterale”– sostiene Salvatore Caputo, presidente di Diabete Italia. Per il momento, prosegue, la monosomministazione orale giornaliera di Dapagliflozin è indicata per il trattamento del diabete di tipo 2 in fase precoce o tardiva. È una opzione terapeutica importante per le persone intolleranti alla metformina, che rimane il trattamento di prima scelta, ma diventerà certamente un’ottima alternativa tra i farmaci di seconda scelta al fallimento della terapia con metformina”.
 
Manuela Biello

16 aprile 2015
© Riproduzione riservata

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