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Udito. L'allarme degli esperti: “Problemi di sordità per un italiano su cinque”


Questo il messaggio lanciato in occasione del 102° Congresso SIOeChCF di Roma. La buona notizia è che oggi è possibile ridare l'udito anche ai pazienti più gravi. Il presidente Giuseppe Spriano: “Sostituiamo la chiocciola e torna a sentire anche il malato più complesso. Operiamo il viso senza comprometterne estetica e funzioni vitali”.

27 MAG - Il 20% degli italiani soffre di qualche forma di sordità. Si tratta di un disturbo frequente, soprattutto tra gli uomini, ma che oggi si può affrontare con successo. Lo sviluppo della chirurgia dell’orecchio, infatti, ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, permettendo di raggiungere ottimi risultati. “Siamo ormai in grado di restituire l’udito anche ai sordi totali - afferma Giuseppe Spriano, Presidente nazionale della Società Italiana di Otorinolaringologia e Chirurgia Cervico-Facciale (SIOeChCF) e Direttore dell’Otorinolaringoiatria all’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma, e presidente del Congresso -. Grazie all’elettronica e all’informatica, possiamo sostituire anche la chiocciola, organo nervoso della percezione uditiva, con un impianto cocleare. Questo non è ancora possibile con gli altri organi di senso”. I
 
progressi dell’otorinolaringologia sono al centro del 102° congresso nazionale che, da oggi fino a sabato, riunisce a  Roma oltre 1.000 specialisti provenienti da tutta Italia. “L’otorino non è più solo il medico che toglie le tonsille - prosegue Spriano - ma un chirurgo cervico-cefalico che utilizza tecnologie ultra moderne per operare una zona del corpo molto delicata. Possiamo oggi asportare tumori della laringe e faringe passando dalla bocca, usando il Laser e il Robot. Il viso è una parte ben visibile e che ha un’estrema importanza estetica. E’ nostro dovere preservarla perché non operiamo sull’addome, dove basta una maglietta per coprire vistose cicatrici. Con la chirurgia ricostruttiva è possibile sostituire i tessuti rimossi trasferendo, con veri trapianti, porzioni di pelle, muscoli e ossa da altre sedi del corpo. Per il naso invece utilizziamo molto l’endoscopia con la quale si possono rimuovere tumori localizzati fino alla base cranica, entrando dalla fossa nasale”. 

Uno specialista rivolto al futuro, dunque, che vuole unire l’aspetto sociale a quello scientifico. “Nel congresso ci sarà una sessione molto particolare - afferma Barbara Pichi dell’ Otorinolaringoiatria dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma -. Abbiamo scelto di organizzare in piscina, con un istruttore d’eccezione, Enzo Maiorca che vanta 23 record del mondo di apnea, un corso sub per non vedenti e i sordo muti. Ma durante il congresso sono previste altre immersioni: sarà possibile studiare le modifiche che avvengono nell’orecchio sott’acqua. Sappiamo che la pressione dell’acqua può portare a danni, infezioni all’apparato uditivo, rottura del timpano, problemi che lo specialista ritrova poi nella pratica clinica”.

“Gli otorino nel nostro Paese sono circa 5.000 e rappresentano la quarta branca della chirurgia italiana - sottolinea Felice Scasso Segretario Nazionale SIOeChCF e Direttore dell’Otorinolaringoiatria dell’Ospedale P.A.Micone di Genova -. Tra le varie patologie che affrontiamo ci sono anche i tumori della testa e collo. Sono neoplasie in forte aumento soprattutto quelle dell’orofaringe, più che raddoppiati negli ultimi anni per colpa del virus dell’HPV. Per questo c’è una integrazione terapeutica molto forte dell’otorino con il radioterapista e l’oncologo medico”.

“Nel congresso di Roma molte sessioni e lezioni sono svolte da colleghi provenienti da altri Paesi - prosegue Spriano -. Il confronto tra specialisti di diverse nazioni è un presupposto indispensabile per l’arricchimento culturale reciproco. Oggi la otorinolaringoiatria italiana può essere considerata allo stesso livello di quella nord europea o statunitense. Una grande differenza che costatiamo con l’estero è l’uso didattico dei cadaveri. In Italia esiste un problema oggettivo sull’utilizzo delle salme perché la legislazione a riguardo è molto restrittiva. Il loro uso a scopo didattico, è indispensabile e, come accade in molti altri Paesi, i giovani medici devono avere questo training. Lo specializzando dovrebbe fare prima interventi sul cadavere e poi sul vivente. Per colmare questa lacuna al congresso abbiamo organizzato un corso pre-congressuale di chirurgia su cadavere della durata di 2 giorni per 60 giovani specialisti, e durante il congresso ci sarà per tre giorni un collegamento in diretta dall'ospedale San Camillo di Roma dove verranno eseguiti tutti gli interventi della nostra specialità". 

27 maggio 2015
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