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Reni a rischio per un italiano su dieci


Un italiano su dieci ha una riduzione della funzione renale e uno su mille è in trattamento sostitutivo, dialisi o trapianto. La prevenzione e un trattamento precoce consentono di ritardare di 5 anni l’entrata in dialisi del paziente e risparmiare centinaia di milioni di euro.

18 APR - La chiamano killer silenzioso perché non presenta sintomi, opera per anni indisturbata e quando si manifesta è in genere troppo tardi per affrontarla efficacemente. Tuttavia, la malattia renale cronica, può essere curata o rallentata con una diagnosi precoce, effettuata con esami semplici, poco costosi e assolutamente non invasivi.Ma questo la gran parte degli italiani non lo sa, come dimostra un’indagine Eurisko promossa dalla Società Italiana di Nefrologia presentata nel corso di un incontro sulle malattie renali svoltosi a Napoli. “Gli italiani hanno scarsa conoscenza delle malattie renali e non sanno che un intervento tempestivo le può guarire o migliorare. Il 90% degli intervistati ha sentito parlare di malattia renale cronica, ma non ne conosce le cause”, ha illustrato Rosanna Coppo, presidente della SIN.
Eppure la malattia renale cronica è molto diffusa: un italiano su 10 ha un certo grado di riduzione della funzione renale e 1 su 1000 è in trattamento sostitutivo, dialisi o trapianto. Sono infatti 45 mila i dializzati in Italia, 1.600 i trapianti di rene ogni anno e 6.800 i malati in lista di attesa per un trapianto.Anche i costi sono esorbitanti: secondo una stima effettuata dall’Osservatorio Sanità e Salute, nel 2009 soltanto in Campania sono stati spesi 266 milioni di euro. E “tra dieci anni i costi per la cura di queste patologie lieviteranno – ha spiegato Alessandro Ridolfi, responsabile studi economici dell’Osservatorio – arrivando solo in Campania a 372 milioni di euro”. Tuttavia, ha precisato l’esperto, “con una buona prevenzione si potrebbe ritardare l’entrata in dialisi dei pazienti di 5 anni con un risparmio di 23 milioni di euro all’anno”. E altri 29 milioni di euro potrebbero essere risparmiati se si intervenisse in modo tempestivo solo sul 10% dei pazienti nei primi stadi di progressione della malattia.
Le cure non mancano, ma è essenziale la collaborazione tra medici di medicina generale e specialisti. Proprio su questo aspetto punta la Società Italiana di Nefrologia. “Il programma SIN 2010-2012 punta a migliorare la diagnosi precoce delle malattie renali attraverso un aumento di consapevolezza nella popolazione e con la collaborazione dei medici di medicina generale per stabilire percorsi diagnostico-terapeutici”, ha sottolineato Coppo. E in questa direzione si sta muovendo la Regione Campania, che, con un provvedimento adottato a gennaio, ha varato uno specifico piano d’azione mirato alla prevenzione delle malattie renali croniche. L’obiettivo è sviluppare una rete assistenziale territoriale adeguata e l’assistenza integrata fra ospedale e territorio, con particolare riferimento al rapporto tra nefrologi e medici di medicina generale.

18 aprile 2011
© Riproduzione riservata

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