Inulina-propionato: ecco come funziona il supplemento che fa dimagrire
di Maria Rita Montebelli
Spegne l’attività delle aree del cervello che fanno sentire un desiderio irrefrenabile di cibi ad elevata densità calorica (come cioccolato e pizza). Il propionato viene prodotto naturalmente dai batteri intestinali nella digestione dell’inulina, una fibra dietetica. Ma per ottenere lo stesso effetto del supplemento bisognerebbe consumare una quantità di fibre esagerata
03 LUG - Seguire una dieta a basso contenuto calorico è già un’impresa difficile, resa ancor più complessa da quell’improvvisa voglia di cioccolata o di pizza che assale all’improvviso e vanifica in un attimo tutti i migliori propositi.
Ma adesso, per gli irriducibili dei carboidrati ad alta densità calorica, arriva da Londra una speranza. Un gruppo di ricercatori dell’
Imperial College ritiene che il consumo di un integratore a base di inulina, una fibra dietetica, possa aiutare a controllare il
craving per gli carboidrati. Il nome di questo supplemento ‘amico della dieta’ è l’estere inulina-propionato, è in polvere e si può consumare aggiunto ad esempio a frullati o
milkshake.
Quando i batteri intestinali digeriscono l’inulina, rilasciano nell’intestino il propionato che invia al cervello il segnale di ridurre l’appetito. Ma la versione ‘estere’ dell’inulina rilascia ancor più propinato ed è dunque molto più efficace nel ‘saziare’ il cervello.
In questo studio, pubblicato su
American Journal of Clinical Nutrition, i ricercatori inglesi hanno chiesto ad una ventina di volontari di bere un
milkshake nel quale era stato sciolto questo supplemento; quindi li hanno sottoposti ad una risonanza magnetica funzionale, mostrando loro una serie di fotografie di cibi a basso contenuto calorico (insalate, pesce, vegetali) e ricchi di calorie (cioccolata, dolci, pizza).
Ne è risultato che il consumo del supplemento a base di inulina è in grado in qualche maniera di ‘spegnere’ l’attività cerebrale nelle aree di
reward durante la proiezione delle foto di cibi appetitosi. Queste aree, sostanzialmente riconducibili ai nuclei caudato e accumbens, si trovano al centro del cervello e sono notoriamente implicate nel
craving per il cibo.
Ai volontari è stato anche chiesto quanto trovavano attraenti le foto dei cibi ricchi di calorie; quelli che avevano consumato il
milkshake all’inulina-proprionato hanno riferito di provare uno scarso interesse per quelle immagini.
A questo punto, i ricercatori dell’
Imperial College sono passati dalla teoria alla pratica, offrendo ai partecipanti un piatto di pasta al pomodoro e chiedendo loro di mangiarne a sazietà. In chi aveva bevuto il frullato all’inulin-propionato (rispetto a chi aveva assunto il frullato ‘liscio’) il consumo si riduceva spontaneamente di un buon 10%.
“In uno studio condotto qualche anno fa – commenta
Gary Frost, dipartimento di medicina dell’
Imperial College di Londra – avevamo già dimostrato che le persone che consumano regolarmente questo supplemento prendono meno chili, ma non sapevamo darne una spiegazione. Con questo nuovo studio abbiamo capito che l’inulina-propionato è in grado di attenuare l’attività delle aree del cervello associate con l’appagamento in risposta al cibo e di ridurre le quantità di cibo consumate”.
Il consumo delle sole fibre alimentari, sebbene sia una pratica sana e da incentivare, non è in grado di produrre la quantità di propionato necessaria ad ottenere l’effetto ‘calma-fame’. “In questo studio – prosegue Frost - abbiamo utilizzato una ‘dose’ di inulina-propionato di 10 grammi, che è in grado di aumentare di due volte e mezzo la produzione di propionato intestinale. Per ottenere questo effetto con il solo consumo di fibre alimentari, dovremmo assumerne circa 60 grammi al giorno, quando la media inglese si attesta sui 15 grammi al giorno”.
“Aggiungendo al cibo questo supplemento – spiega
Claire Byrne, ricercatore presso lo stesso Dipartimento di Medicina dell’
Imperial – possiamo controllare l’impulso a consumare cibi ricchi di calorie. I batteri intestinali di alcune persone producono spontaneamente più propionato di altre e questo potrebbe spiegare in parte perché alcune persone tendono ad ingrassare meno di altre”.
“Abbiamo sviluppato l’estere inulina-propionato -afferma
Douglas Morrison, del
Scottish Universities Environmental Research Centre dell’Università di Glasgow – per studiare il ruolo fisiologico del propionato, prodotto dal microbiota intestinale. Questo studio illustra chiaramente che i segnali prodotti dai batteri intestinali sono importanti nella regolazione dell’appetito e nell’orientare verso la scelta dei cibi. Viene inoltre dimostrato come dieta, microbiota intestinale e salute siano strettamente collegati”.
Insomma, ‘nutrire’ i nostri batteri intestinali con la giusta quantità e qualità di fibre dietetiche appare sempre più importante per la salute.
Maria Rita Montebelli
03 luglio 2016
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Scienza e Farmaci