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Resistenza agli antibiotici. Amit: 25 mila morti ogni anno. L’Italia terza in Europa con 3 mln investiti


La resistenza agli antibiotici, ogni anno, causa 25 mila morti. Oltre 300 specialisti, provenienti da tutto il mondo,  hanno discusso di questo problema globale durante il VI Congresso Internazionale AMIT, appena conclusosi, a Milano. L’Italia con un finanziamento di più di tre milioni di euro è al terzo posto in Europa per investimenti contro l’antibiotico-resistenza. Ma il divario con la Germania resta enorme: i tedeschi ne investono sette.
 

13 MAR - Ebola e zika sono solo i casi più eclatanti e recenti arrivati sulle prime pagine dei giornali. Ma non sono gli unici, né i primi, né gli ultimi. Il problema dell'antibiotico-resistenza è ben più grave: ogni anno 25 mila persone perdono la vita.
 
È questo uno degli argomenti centrali di discussione del 6° Congresso Internazionale AMIT, Argomenti di Malattie Infettive e Tropicali. Quarantotto ore dedicate ad approfondimenti su batteri, patologie e nuovi rimedi, che hanno messo a confronto l’esperienza di oltre trecento specialisti di rilievo internazionale, provenienti soprattutto da Usa, Svizzera e Germania.

"Occorre - ha spiegato Evelina Tacconelli, Professoressa di Malattie Infettive, residente in Germania - un grosso impegno a livello politico, economico e di ricerca per la produzione di nuovi antibiotici. Così da ridurre la mortalità dei pazienti con questo tipo di infezioni e avere delle opportunità di previsione e prevenzione delle prossime epidemie. Ma serve anche investire sulla formazione degli specialisti".

I finanziamenti d'Italia e d'Europa
L'Italia investe in media lo stesso capitale in termini europei per la ricerca, tanto quanto la Spagna e molto di più rispetto a tanti altri Paesi europei. "Siamo al terzo posto – ha aggiunto Tacconelli - per investimenti europei: più di tre milioni gli euro finanziati per l'antibiotico resistenza. La Germania, invece, ne impegna sette. A livello nazionale, invece, non c'è confronto: se la Germania mette a disposizione circa 80 milioni di euro all'anno per lo studio, mentre in Italia le cifre sono irrisorie eppure vantiamo un pool di ricercatori e una tradizione straordinaria. L'Europa sembra avara, ma è difficile stabilire le ragioni alla base di questo meccanismo. Sono i gruppi di ricerca che non partecipano adeguatamente o - ha chiesto la specialista - ci sono dei consorzi europei, una sorta di lobby, che ricevono la fetta più grossa del budget?".
 
"Per assurdo in Germania – ha continuato Tacconelli - la cultura delle malattie infettive è inferiore rispetto a quella italiana. La seconda si è sviluppata enormemente, soprattutto con l'Hiv, con una scuola di specializzazione che la Germania per esempio non può certo vantare. Nonostante questa carenza di infettivologi puri, la Germania è migliore in termini di antibiotico-resistenza. L'uso inappropriato dei farmaci è molto più basso. Esistono farmaci utilizzati anche la metà delle volte rispetto all'Italia. Ad esempio, si è contato in Germania un numero di resistenze ai carbapenemici intorno al 10%, mentre in Italia si parla addirittura di percentuali di infezioni decisamente superiori".

Microbatterosi nei migranti
Durante il congresso si è parlato anche di micobatteriosi nella popolazione migrante, ossia la valutazione delle eventuali patologie in arrivo con gli sbarchi in Italia. "I migranti – ha concluso Evelina Tacconelli - non sono da temere per il tipo di infezioni che portano con sé. Abbiamo in nostro possesso metodi di identificazione che permettono la cura di queste problematiche, senza alcun rischio di contagio. Ovvio che migrazione significhi un aumento di tubercolosi e di resistenza agli antibiotici, prevalentemente dalle aree della Russia e paesi dell'Ex Unione Sovietica, ma con un buon sistema organizzativo sono sicuramente gestibili".

13 marzo 2017
© Riproduzione riservata

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