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Reti oncologiche, Pdta e dati di real life per garantire l’innovazione terapeutica in oncologia


Ma anche attivazione di sistemi informativi che leghino dati di appropriatezza prescrittiva ed efficienza economica all’esito delle terapie. Si è svolto a Milano il workshop “Il governo dell’innovazione farmaceutica: modelli di gestione sostenibile dei farmaci oncologici innovativi ad alto costo” che ha visto confrontarsi istituzioni, oncologi, farmacisti e anatomopatologi

15 MAR - Diffusione delle reti oncologiche, definizione dei Percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali (Pdta), selezione dei Centri prescrittori, attivazione di sistemi informativi che “parlino la stessa lingua” e leghino i dati di appropriatezza prescrittiva e di efficienza economica all’esito delle terapie. E ancora, ricorso alla Hta, coinvolgimento di gruppi di lavoro di valutazione del farmaco in seno alle Commissioni terapeutiche regionali, individuazione delle Unità farmaci antitumorali centralizzate (Ufa) e poi diffusione dei dati real life, ricorso al Vial sharing, attuazione del Drug day e inserimento del Test diagnostico di selezione biomolecolare all’interno del Pdta.
 
Sono questi solo alcuni dei molti strumenti che le Regioni potrebbero adottare per garantire da un lato il governo della spesa per l’assistenza farmaceutica, quindi sostenibilità ed equità d’accesso alle cure, dall’altro innovazione e sperimentazione di nuovi farmaci che migliorino esiti e qualità dell’offerta sanitaria. Per aprire le porte anche alla sostenibilità delle innovazioni terapeutiche che si affacceranno nei prossimi anni.
 
Ma il cammino è ancora in salita per molte realtà locali. I percorsi da seguire non sono stati delineati in tutte le Regioni come dimostrano i risultati del progetto di ricerca “La governance dell’innovazione farmaceutica in Italia” della Scuola Superiore Sant’Anna realizzato i dieci Regioni italiane - presentati da Bruna Vinci, ricercatrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa - nel corso del workshop “Il governo dell’innovazione farmaceutica: modelli di gestione sostenibile dei farmaci oncologici innovativi ad alto costo” organizzato da Motore Sanità a Milano.
 
Il nono incontro di una serie di confronti che si sono tenuti nelle principali città italiane per capire come sostenere l’innovazione farmaceutica alla luce della difficile sfida della sostenibilità economica.
 
Gli scenari lombardi. Dal confronto tra istituzioni, oncologi, farmacisti e anatomopatologi è emerso come la Lombardia sia una tra le Regioni italiane con la più alta mobilità attiva e con una rete oncologia che funziona a pieno ritmo. “Sul territorio regionale insistono due istituti oncologici di riferimento internazionale – ricorda lo studio del Sant’Anna – e il settore privato è storicamente influente. La Lombardia ha quindi optato per una versione ‘leggera’ della rete: a differenza delle altre Regioni, l’adesione è volontaria e privilegia l’utilizzo di ‘facilities’ per rendere appetibile l’adesione delle Aziende, come la cartella informatizzata, oltre che linee guida e protocolli”.
 
Un sistema che funziona anche grazie alla collaborazione costante tra istituzioni e professionisti, come ha rilevato Massimo Medaglia, Dirigente Struttura Farmaco, dispositivi e Hta Regione Lombardia che aprendo i lavori del workshop. L’obiettivo ha ricordato è: “continuare il percorso di collaborazione con gli attori del sistema e mantenere i contatti con i professionisti affinché il paziente venga trattato al meglio e in modo uguale su tutto il territorio nazionale”
Appropriatezza ed efficienza organizzativa sono le colonne portanti per assicurare sostenibilità al sistema e quindi all’innovazione, ha ricordato Roberto Francesco Labianca, Direttore Cure Palliative e Hospice Asst Papa Giovanni XXIII Bergamo Ma l’architrave è la rete oncologica uno strumento di governance del sistema che assolve anche all’importante funzione tra pazienti e istituzioni. Fondamentale per razionalizzare le spese e dare sostenibilità è l’appropriatezza dei percorsi di cura per Giordano Beretta, Segretario nazionale Aiom e Responsabile dell’oncologia medica all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo.
 
“La creazione di Pdta che partano da linee guida scientifiche, potrebbe migliorare le spese relative al farmaco e anche quelle accessorie”. Sulla stessa linea Filippo De Braud, Direttore Dipartimento oncologia medica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano che ha evidenziato l’importanza del Pdta e dei centri di prescrizione. Tasselli importanti ai quali aggiunge anche un sistema informatico omogeneo su tutto il territorio per migliorare la capacità gestionale ed anche poter stabilire la durata media di un trattamento con un farmaco. “Altro punto è la ricerca – ha aggiunto – mette le aziende in una virtuosa competizione con se stesse e aiuta ad avere gli strumenti idonei per la valutazione. Un settore sul quale la Regione dovrebbe investire di più”.
 
Anche per Salvatore Siena, Direttore Dipartimento di Ematologia e Oncologia, Niguarda Cancer Center, Ospedale Niguarda, Università degli Studi di Milano, “l’appropriatezza delle indicazioni oncologiche è condizione fondamentale per un buon governo clinico che compete agli oncologi. Mentre la governance farmaceutica deve rimanere di competenza delle istituzioni stabilendo prezzi e disponibilità delle risorse economiche e sanitarie”.
 
Ma un punto di partenza per strutturare un percorso appropriato di trattamento del paziente è il test di selezione. “Molti dei nuovi farmaci oncologici innovativi ad alto costo – ha sottolineato Claudio Doglioni, Direttore Unità operativa di Anatomia Patologica Irccs San Raffaele – hanno specifici bersagli molecolari e la massima efficacia di questi farmaci, si ottiene in pazienti nel cui tumore è attivo quello specifico bersaglio. L’identificazione accurata di questo bersaglio è il prerequisito basilare per la corretta selezione del paziente e per l’efficace utilizzo del farmaco. I test per la identificazione dei diversi target molecolari sono basati su metodologie molteplici e di complessità variabile. Non sempre i test necessari sono disponibili presso tutte le strutture sanitarie del territorio, ma richiedono tecnologie ed esperienze presenti solo in centri specializzati. L’accuratezza di tali test è il punto di partenza e di controllo di tutto l’iter prescrittivo”.
 
Ma quali sono attualmente i punti deboli in questa fase iniziale di selezione nel percorso diagnostico e prescrittivo di questi farmaci? Per Doglioni l’assenza di modalità di controllo di qualità sulle procedure ed i risultati di questi test, se non su base volontaristica; l’assenza di feed-back dell’andamento clinico in relazione ai risultati dei test. E ancora, altra maglia debole ha rilevato Doglioni è che “alcuni test, pur previsti dal sistema regolatorio Aifa, non sono inseriti nel nomenclatore delle prestazioni del Ssn” mentre “l’individuazione dei test molecolari a maggiore complessità dovrebbe essere affidata a centri selezionati su base regionale”. Insomma, ha concluso Doglioni “Investire sui test di selezione iniziale permette un più accurato controllo del costo e dell’efficacia dell’utilizzo dei farmaci innovativi.
 
Sulla stessa linea, Giuseppe Viale, Direttore Dipartimento di Patologia, Università di Milano Istituto Europeo di Oncologia che ha posto l’accento sulla non rimborsabilità dei test. Una criticità, ha detto in quanto vanno a gravare “sul budget dell’anatomia patologica creando anche una voce di passività nel budget divisionale”. Per Viale un tema centrale è poi quello della ricerca sulla quale le istituzioni dovrebbero investire con maggior efficaci. Soprattutto ha aggiunto: “Sarebbe necessaria l’implementazione di un modello di ricerca di escalation che mira a capire quali sono i pazienti che non necessitano di alcune specifiche tipologie di farmaci”.

15 marzo 2017
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