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Gestire l’innovazione: la storia di successo dell’oncologia italiana, esempio per l’Europa

di Maria Rita Montebelli

Gli oncologi dell’Aiom, alla vigilia del loro congresso nazionale, da Madrid, dove è in corso l’europeo di oncologia (Esmo), chiedono alle istituzioni di confermare anche per il 2018 il fondo per l’innovazione , allargandolo ad altre molecole innovative e ai test richiesti per la loro prescrizione. Ma questo è solo un tassello, anche se importante, del Patto contro il Cancro, ricorda la presidente eletta Stefania Gori. Reti oncologiche e strategia unitaria dalla prevenzione alla riabilitazione oncologica sono ancora tutte da costruire.

11 SET - Confermare il fondo per l’innovazione anche per il 2018. Questa la richiesta di Carmine Pinto, presidente dell’AIOM che tra poco più di un mese lascerà la presidenza a Stefania Gori.
500 milioni di euro che consentiranno agli italiani di accedere ai farmaci innovativi. E non solo. La richiesta degli oncologi va oltre , a comprendere anche quei test di biologia molecolare che permettono di pianificare una terapia su misura per il singolo paziente e di prevedere le probabilità di risposta al trattamento senza incorrere in inutili sprechi. “Stiamo raccogliendo i frutti di un grande lavoro -  afferma Pinto – grazie alla gestione del ‘nuovo’, che passa anche attraverso il fondo per l’oncologia. Chiediamo dunque che questa iniziativa sia replicata anche per il 2018 e per questo abbiamo invitato al nostro prossimo congresso nazionale il premier Gentiloni. Il fondo dovrà in futuro coprire però non solo il farmaco ma anche i test, richiesti dalle autorità regolatorie, per poter prescrivere una determinata molecola. Solo con una gestione oculata dell’innovazione potremo garantire che il ‘nuovo che arriva’, arrivi realmente ai nostri pazienti”.
 
Con l’iniziativa del fondo per l’innovazione l’Italia è diventata un punto di riferimento virtuoso per tutti i Paesi europei. Anche nei risultati: a fronte di una spesa media per il Ssn di 4-5 punti percentuali inferiore alla media europea, i risultati di sopravvivenza da noi sono tra i più alti in Europa (la sopravvivenza a 5 anni in Italia è superiore a quella del Centro e Nord Europa). Merito naturalmente di una regia oculata ma anche delle grandi novità terapeutiche degli ultimi anni. E l’Italia in questo non è restata alla finestra: su 49 nuovi farmaci oncologici commercializzati tra il 2010 e il 2014, 31 sono stati messi a disposizione dei pazienti italiani (e altri 6-7 dal 2014 in poi), fatto questo che colloca il nostro Paese al quarto posto subito dopo USA (41 farmaci innovativi disponibili), Germania (38) e Regno Unito (37).
 
Nel 2016 la Commissione tecnico-scientifica dell’Aifa ha attribuito il carattere di innovatività a 6 farmaci (2 di area ematologica e 4 per l’oncologia medica). La valutazione si basa su un criterio multidimensionale, che tiene conto di tre elementi fondamentali: bisogno terapeutico, valore terapeutico aggiunto e qualità delle evidenze scientifiche.
“C’è bisogno anche per il 2018 – rilancia Stefania Gori – di risorse dedicate, che dovrebbero diventare parte integrante di un più ampio ‘Patto contro il Cancro’. Chiediamo per questo alle Istituzioni un programma e una regia unici a livello nazionale contro i tumori, che garantiscano una strategia unitaria per combattere la malattia dalla prevenzione, alle terapie, fino alla riabilitazione, dall’accompagnamento di fine vita, all’umanizzazione dell’assistenza, fino alla ricerca, in grado così di incidere a 360 gradi sull’impatto di questa patologia nel nostro Paese. Potremmo in qualche modo delineare un modello italiano di condivisione della lotta alla malattia tra clinici, pazienti e istituzioni”.
 
I farmaci antineoplastici nel nostro Paese rappresentano la prima categoria terapeutica, costata nel 2016 quasi 4,5 miliardi di euro.
 
Maria Rita Montebelli

11 settembre 2017
© Riproduzione riservata

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