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Dermatite atopica. Sono 35.500 gli italiani colpiti, di cui 8.000 gravi. L’analisi dello studio Stethos sul peso e sui costi della patologia

di Marzia Caposio

Il 67% dei pazienti con DA è costretto ad assentarsi dal lavoro; il 54% non può recarsi in piscina e il 48% non può frequentare le palestre. È l’impatto sociale della patologia emerso dallo studio Stethos

20 LUG - Prurito, lesioni cutanee, escoriazioni, infezioni, difficoltà relazionali. Di questo è fatta la vita della persona con dermatite atopica (DA), malattia che interessa in Italia più di 35.500 adulti di cui 8.000 con forma grave. Dai risultati emersi da una recente indagine condotta dalla società Stethos sulla dermatite atopica grave dell’adulto atta a far luce sugli aspetti sociali della malattia, è emerso che più del 40% dei pazienti giudica, infatti, il prurito persistente come il principale aspetto disturbante della patologia.
 
A seguire, un 20% considera irritazioni visibili e lesioni cutanee l’aspetto più difficoltoso da affrontare. Inutile dire che le ripercussioni sulla vita quotidiana sono devastanti e ne deriva un effetto a catena di rinunce che va a compromettere seriamente le relazioni sociali. Il 67% delle persone colpite ha dichiarato di doversi assentare dal lavoro a causa del mancato riposo notturno per il prurito. E non è solo di fronte al dovere che spesso le persone con DA sono costrette a fermarsi: il 54% degli intervistati ha, infatti, dichiarato di dover evitare le piscine e il 48% le palestre, in quanto fortemente a disagio.
 
Semplici compiti della vita di tutti i giorni possono diventare un problema tanto che il 28% del campione ha confessato di non poter lavare i piatti e di evitare l’utilizzo di detersivi, e un 43% di non poter sostare in ambienti polverosi. In questo circolo vizioso, anche le stagioni vanno ad interferire con le abitudini dei pazienti e quello che è un banale maglione di lana da indossare nei mesi freddi, per la persona con dermatite atopica si trasforma in un nemico della pelle. Dallo studio è infatti emerso che ben il 40% del campione non può indossare indumenti di lana a causa dell’irritazione derivante dal contatto della pelle con il tessuto. Inoltre, gli oltre 35.500 pazienti, per la precisione 35.583, censiti dallo studio Stethos risultano trattati presso 202 centri per il trattamento della DA facenti parte di strutture pubbliche, nel 95,5% dei casi, e private convenzionate, nel restante 4,5%. Nello specifico, un 80,3% è coperto da Aziende ospedaliere e il restante 19,7% si suddivide tra Policlinici (9,1%), Usl, Ausl, Cliniche private convenzionate (6,1%) e IRCCS (4,5%).
 
Avere un quadro ben chiaro di tutto ciò che comporta quindi questa patologia in termini di ore perse dal lavoro, tempo speso alla cura della malattia, numero di visite che, annualmente a seconda della gravità della malattia vanno da 4 a 7, spesa per i farmaci, ha un impatto importante sulla corretta gestione del paziente dal parte del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn). I pazienti e le Associazioni, prima fra tutte ANDeA - Associazione Nazionale Dermatite Atopica - che da poco ha compiuto un anno, chiedono infatti che tale patologia venga riconosciuta dal Ssn come invalidante e che venga inserita nei LEA per poter fare in modo che il paziente non debba più trovarsi ad affrontare da solo le spese legate alla gestione della malattia. Avere anche accesso a terapie innovative, disponibili per esempio in altri Paesi Europei e oltre oceano, sarebbe un altro importante traguardo al quale aspirano i pazienti tutti.

La patologia
Ma cos’è nello specifico la dermatite atopica? Conosciuta anche come eczema atopico, la DA è una patologia cutanea cronica che colpisce viso e corpo di bambini e adulti. Come abbiamo detto, si manifesta con arrossamento e prurito a livello del viso, delle gambe e del tronco. Se compare da bambini, crescendo tende a colpire le stesse aree, ma la cute appare più secca e tende a desquamarsi. Durante l’adolescenza, nel 60% dei casi progressivamente scompare spontaneamente; negli altri casi invece persiste e nel 50% si possono avere recidive in età adulta. Nell’adulto, la malattia ricompare o compare solitamente intorno ai 30 anni e si manifesta con una tipica dermatite eczematosa sulle zone del viso, del collo, del décolleté, della zona poplitea, di mani e avambracci e del cuoio capelluto.
 
I fattori che predicono la persistenza della patologia nell’età adulta sono: una malattia severa con esordio entro i primi 2 mesi di vita, l’associazione ad asma bronchiale e rinocongiuntivite allergica e una storia familiare di DA. Tale patologia quindi non è solo una malattia cutanea e sempre più spesso si tende a considerarla come una malattia a impatto sistemico in quanto il cosiddetto “difetto di barriera epidermica”, ovvero le lesioni cutanee, può essere il punto di inizio per una successiva sensibilizzazione respiratoria e condurre alla “marcia atopica”. Una porzione consistente di pazienti, infatti, sviluppa anche asma, rinite allergica e allergie alimentari. Il paziente con DA si può classificare in base all’entità della malattia, da moderata a grave. Parlando concretamente, sempre lo studio Stethos rivela che dei 35.583 pazienti censiti, il 40,1% presenta una forma lieve, il 38,2% ha una forma moderata e il 21,7% convive con la forma grave.
 
Le cause
All’origine della malattia ci sono fattori immunologici e non. Le ricerche scientifiche più recenti hanno identificato nella predisposizione genetica e nei fattori ambientali le due principali cause. Nelle persone con predisposizione genetica la risposta dell’organismo a uno stimolo ambientale può scatenare la malattia atopica. Una storia familiare di malattia atopica rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di questa condizione. Un bambino con un genitore atopico ha 1 probabilità su 4 di diventare lui stesso un soggetto atopico, probabilità che raddoppia quando entrambi i genitori soffrono di malattie atopiche. La dermatite atopica, è la forma più comune di eczema ed è strettamente legata a febbre da fieno e asma; se uno dei due genitori o entrambi soffrono di una di queste patologie, ci sono più probabilità che il bambino sviluppi DA. Anche clima e area geografica svolgono un ruolo importante: si calcola infatti che nelle zone con climi più rigidi e nelle città più inquinate ci sia maggiore insorgenza.
 
La cura
Le terapie attualmente disponibili sono per la maggior parte di natura topica e tendono a non interferire con il meccanismo patogenetico di base della malattia. Nei casi più difficili è possibile utilizzare terapie sistemiche ad azione immunosoppressiva, ma per quei pazienti che si trovano ad affrontare forme moderate o gravi, continua a persistere una risposta non adeguata, con notevole impatto sulla vita di tutti i giorni.
 
Marzia Caposio 

20 luglio 2018
© Riproduzione riservata

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