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Grasso viscerale ed ectopico: due nemici ancora poco noti. Un position statement su Lancet

di Maria Rita Montebelli

Sempre più convincenti le prove di un coinvolgimento del grasso viscerale (quello distribuito tra gli organi addominali) e di quello ectopico (ad esempio quello accumulato nel fegato e a livello epicardio) nel determinismo delle malattie metaboliche (il diabete di tipo 2) e cardiovascolari. Ma la gente non ha ancora focalizzato il problema e i medici continuano ad usare uno strumento spuntato come l’indice di massa corporea per ‘misurare’ il grasso. La position paper pubblicata su Lancet tenta di sistematizzare l’argomento e di portarlo all’attenzione della comunità medica e della popolazione generale

28 AGO - La ‘pancia’, intesa come tessuto adiposo viscerale, è un fattore di rischio per malattie cardiovascolari e metaboliche (diabete di tipo2) noto da almeno 20 anni. Più di recente anche altre sedi dove si deposita il grasso ‘ectopico’, in particolare fegato e grasso epicardico, si sono imposte all’attenzione di clinici e ricercatori come fattori di rischio per queste stesse patologie. Tempo dunque di aggiornare le linee guida sull’argomento. A questo hanno provveduto l’ International Atherosclerosis Society e l’ International Chair on Cardiometabolic Risk Working Group on Visceral Obesity che pubblicano il loro documento su Lancet Diabete and Endocrinology del primo settembre.
 
Il position statement condiviso si focalizza anche su una serie di raccomandazioni pratiche per i medici e traccia i futuri indirizzi di ricerca e di pratica clinica. Tra gli argomenti trattati, come misurare il grasso viscerale ed ectopico, la sua fisiopatologia, come questi depositi di grasso contribuiscano al determinismo delle patologie cardio-metaboliche, i trattamenti e come gestire il problema attraverso programmi di salute pubblica. E’ molto importante infatti secondo gli autori che il pubblico sia reso edotto sui pericoli di grasso viscerale ed ectopico, oltre a quelli del sovrappeso in generale, per combattere in maniera più decisa la pandemia di obesità che affligge il mondo occidentale.
 
Un documento questo che contribuisce tra l’altro a rendere sempre più obsoleto lo strumento dell’indice di massa corporea (BMI) come ‘metro’ dell’obesità, visto che non consente minimamente di descrivere la distribuzione del grasso (sottocutaneo, viscerale, ectopico). Soggetti con peso corporeo e BMI simile infatti possono essere portatori di diverse comorbilità e presentare livelli di rischio molto diversi, a seconda di come il loro grasso è distribuito (senza contare poi il fatto che il BMI non consente di distinguere tra massa grassa e magra). In questo contesto anche il concetto di ‘metabolically healthy obesity’ va decisamente riveduto e corretto.
 
La misurazione del grasso viscerale ed ectopico nella pratica clinica rimane tuttavia complessa; risonanza magnetica e TAC, di certo precisi, non sono per ovvi motivi proponibili a questo scopo. Gli autori del documento auspicano dunque lo sviluppo di metodi per individuare soggetti con un eccesso di grasso viscerale o ectopico, da applicare sia nella pratica clinica che in programmi di salute pubblica e che consentano di superare l’empasse del BMI.
Il grasso viscerale è di gran lungo il ‘deposito’ più diabetogeno e aterogeno tra tutti; per questo è importante mettere a punto strumenti di misurazione e di monitoraggio delle sue variazioni nel tempo. Se può essere di qualche utilità a questo riguardo integrare la rilevazione della circonferenza vita con la misurazione dei trigliceridi plasmatici (per individuare la cosiddetta ‘circonferenza vita ipertrigliceridemica’), è chiaro che in futuro sarà necessario sviluppare strumenti di valutazione più sofisticati che integrino anche dati di imaging.
 
Il trattamento dell’obesità viscerale e del grasso ectopico comprende misure di stile di vita, farmaci e interventi di chirurgia bariatrica. Come qualunque altro deposito adiposo, anche il grasso viscerale risponde a dieta ipocalorica e soprattutto all’esercizio fisico (in particolare a quello aerobico). Anzi le ‘soddisfazioni’ col grasso viscerale sono anche maggiori: una perdita di peso del 7% corrisponde in media ad una riduzione del 25% del grasso viscerale.
 
Patologie e alterazioni metaboliche associate ad un eccesso di obesità viscerale:
·         Resistenza insulinica, alterata tolleranza ai carboidrati, diabete di tipo 2
·         Patologie cardiovascolari: ipertensione, scompenso cardiaco, cardiopatia ischemica/infarto, valvulopatie, aritmie
·         Patologie respiratorie: apnee da sonno, broncopneumopatia cronica ostruttiva
·         Patologie neurologiche: ictus, ridotto volume cerebrale, ridotto volume della sostanza grigia, ridotte funzioni cognitive, demenza
·         Tumori
·         Altre condizioni: ridotta densità ossea, sindrome dell’ovaio policistico, infezioni da HIV e terapia antiretrovirale (possono contribuire all’accumulo di grasso viscerale ed ectopico)
 
 
Maria Rita Montebelli

28 agosto 2019
© Riproduzione riservata

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