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Insufficienza renale. Con dialisi domiciliare spesa ridotta di un terzo e migliore qualità di vita


E' possibile grazie alla tecnica chiamata ‘peritoneale’. Lo sostengono gli esperti riuniti ad Alba per il 16° Convegno Nazionale del Gruppo di studio di Dialisi Peritoneale. Nel futuro arriverà anche la “video dialisi assistita”.

23 MAR - Oltre 40 mila pazienti italiani affetti da compromissione renale cronica si recano tre volte a settimana in ospedale per sottoporsi all’emodialisi, perdendo di fatto la possibilità di vivere una vita normale. L’alternativa esiste e si chiama dialisi peritoneale domiciliare. Grazie a questa tipologia di trattamento un paziente può decidere di eseguire la terapia a casa - di giorno o di notte - senza di fatto alterare il proprio stile di vita e le proprie abitudini. Nonostante la dialisi peritoneale domiciliare sia indicata per la maggior parte dei pazienti, ad oggi la percentuale di utilizzo di questa metodica non supera il 10%.
 
A lanciare l’allarme è il Gruppo di studio di Dialisi Peritoneale, riuniti da ieri ad Alba per il 16° Convegno Nazionale. Che sottolinea come invece la dialisi peritoneale, oltre a rappresentare un trattamento clinicamente sicuro ed efficace, potrebbe portare anche ad un risparmio considerevole nei costi sanitari delle Regioni, se fosse applicata in maniera più incisiva. Lo dimostrano due importanti esperienze, una del Piemonte e una della Sicilia, che, con progetti simili, hanno promosso e sostenuto lo sviluppo della dialisi peritoneale e quindi la domiciliazione delle cure a casa dei pazienti. A distanza di un anno i dati mostrano come – grazie ad un contributo che la Regione dà ai pazienti – si è incrementato il numero di terapie domiciliari e si sono ridotte di 1/3 le spese di gestione della malattia da parte della sanità pubblica regionale.

“Sfatiamo subito il mito ‘dialisi uguale emodialisi’ – ha affermato Giusto Viglino, Direttore del dipartimento di Nefrologia e Dialisi, Ospedale S. Lazzaro di Alba, che ha coordinato i lavori – e diciamo che sì, la maggior parte dei pazienti in dialisi sono su di età ma sono comunque ancora impegnati nelle quotidiane attività familiari e costrette dalla emodialisi ospedaliera, a perdere 3 giorni su cinque della loro settimana per recarsi al centro più vicino, che non sempre è vicino. Ci sono poi anche pazienti più giovani, under 60, attivi, operativi, impegnati quotidianamente nella loro professione; persone che non possono accettare una emodialisi ospedaliera che limiterebbe la loro autonomia e attività lavorativa. La dialisi peritoneale consente invece un’ottima gestione dei tempi, del lavoro, della famiglia. E poi come a casa anche in vacanza senza bisogno di recarsi al centro dialisi”.

“Partendo dal presupposto che l’obiettivo per un paziente con malattia renale cronica è quello di accedere al trapianto di rene – ha aggiunto Giovanni Cancarini, direttore dell’unità operativa di Nefrologia degli Spedali Civili di Brescia – durante questa spesso lunga attesa (in media di 3 anni, ma con punte anche a 10-12 anni) è fondamentale cercare di avere la miglior qualità di vita possibile. Passare quindi ad una dialisi domiciliare, quale ad esempio la dialisi peritoneale, che non ha l’obbligo di avere un partner per il trattamento, è già un importante passo avanti ed un obiettivo fondamentale per il paziente. Infine possiamo affermare che il paziente che effettua la dialisi peritoneale normalmente riesce ad entrare prima in lista d’attesa per il trapianto e che questo ha buoni risultati specie per quanto riguarda l’immediato funzionamento dell’organo trapiantato. Questi indubbi vantaggi per il paziente – ha continuato Cancarini - si sommano a quelli economici per la sanità. La dialisi peritoneale costa circa 2/3 rispetto ad un trattamento di emodialisi. Un risparmio importante che nel futuro sarà fondamentale. Ricordiamo che con l’aumento della vita media, sempre più persone si troveranno a doverne fare uso, ma i centri di emodialisi saranno sempre più in difficoltà a gestire questo aumento fisiologico. Lo sviluppo della dialisi domiciliare invece, abbattendo i costi e trasferendo al domicilio il trattamento a tutto coloro che possono farne uso consentirebbe di bilanciare questo squilibrio previsto per il futuro”.

“L’esperienza del Piemonte – ha dichiarato Mario Salomone, Direttore del dipartimento di Nefrologia e Dialisi, Ospedale maggiore di Chieri ASL TO5 – è esemplificativa proprio nel senso dell’‘appropriatezza’. Nel 2009 è stata concordata con l’assessorato alla salute una proposta per la promozione della dialisi peritoneale domiciliare. Abbiamo operato per far fronte a quegli aspetti sociali e gestionali che impedivano la domiciliazione del paziente e che incidevano per circa il 40 per cento. Nel corso dei primi due anni la percentuale dei pazienti trattati con dialisi domiciliare è aumentata di circa 2 punti percentuali mentre anche l’uscita di pazienti dalla dialisi peritoneale verso il trattamento tradizionale. In soldoni abbiamo portato al termine del 2011 a 400 i pazienti in dialisi domiciliare. Questo ha comportato un risparmio nella spesa complessiva per la Regione di oltre 600 mila euro annui”.

“A livello domiciliare – ha aggiunto Silvio Gherardi, Presidente e Amministratore Delegato di Baxter S.p.A – oggi, in alcuni centri in via sperimentale, è possibile per il paziente avere anche una assistenza infermieristica a casa. Non è più il paziente con i familiari a doversi recare presso l’ospedale di riferimento per un training educativo. Grazie al servizio Home Care di Baxter i pazienti possono ricevere il training direttamente al proprio domicilio. Da un lato il medico e l’infermiere coordinatore forniscono al paziente le indicazioni di tipo clinico e la prescrizione terapeutica, dall’altra Baxter, una volta consegnato a domicilio il materiale necessario per la dialisi peritoneale, invia un infermiere a casa del paziente per eseguire il training magari in presenza dei familiari. Il tutto ovviamente concordato con il medico”.

E poi c’è il futuro. Si perché, come spiega ancora Viglino, “all’orizzonte si prevede anche l’implementazione della ‘videodialisi’, che stiamo sperimentando con grande successo ad Alba, e che consentirà un ulteriore sviluppo della dialisi domiciliare. A casa del paziente viene installata una videocamera di alta qualità, collegata ad un monitor e ad una linea telefonica, ora paziente e centro dialisi saranno sempre in contatto così che anche le più piccole problematiche, vengano risolte. Una 'rivoluzione digitale' che presto potrà cambiare la vita e la quotidianità di una buona parte degli oltre 40 mila italiani che ogni anno devono effettuare il trattamento dialitico ”.

 

23 marzo 2012
© Riproduzione riservata

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