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L'Italia e il dolore. Ecco tutti i dati


05 FEB - In media, gli italiani colpiti da dolore cronico lo “sopportano” per circa 3 anni, e il dolore più diffuso è quello alla schiena (47%) o alla zona lombare (un terzo dei pazienti). Ma quali sono le ripercussioni su lavoro e vita personale? E quali le esperienze con medici e farmaci?
 
Attività lavorativa e occupazione
Un quarto dei pazienti (27%), afferma che il dolore cronico ha un impatto molto pesante sull’attività lavorativa, e in particolare - con riferimento a chi riesce comunque a lavorare – i pazienti italiani che soffrono di dolore cronico hanno registrato in media 12,5 giorni di assenza dal lavoro nel corso dell’ultimo anno. 3 pazienti su 10 in Italia ritengono di avere perso delle opportunità di lavoro a causa dei dolori cronici, con una percentuale più elevata rispetto ad altri paesi. Inoltre, circa la metà dei pazienti (il 50%) afferma di non avere avuto adeguato sostegno sul posto di lavoro. Un quarto dei pazienti italiani che soffrono di dolore cronico conferma che questo ha avuto un impatto negativo sul loro reddito,  con una diminuzione media del 24%.
 
Vita quotidiana relazioni  personali
Un paziente su cinque che soffra di dolore cronico in Italia ritiene che questo abbia un impatto sulla propria vita sociale. Più di un terzo dichiara di aver registrato difficoltà nello svolgimento di normali attività quotidiane quali fare il bagno o la doccia (36%), vestirsi (33%), svolgere lavori domestici (58%); fare spese ( 52%), oppure fare le pulizie (63%). Più di metà dei pazienti hanno difficoltà nel dormire (54%) e/o nell’alzarsi alla mattina (62%), mentre circa la metà dei pazienti (45%) incontra difficoltà nella guida. Inoltre, per il 52% è problematico affrontare viaggi fuori casa.
Il 64% degli italiani che soffrono di dolore cronico ha confermato che questo ha avuto effetti  negativi sul matrimonio e le relazioni affettive e ben il 39% ha ammesso di avere avuto difficoltà in ambito sessuale o, comunque, nella sfera delle relazioni interpersonali.
Più della metà (il 63%) dei pazienti in Italia ha confermato di avere ricevuto sostegno e comprensione da parte della famiglia e degli amici, anche se entrambi non sempre hanno avuto la esatta percezione di che cosa significhi il dolore cronico e quali effetti possa avere.
 
Rapporto con il medico
Quasi due terzi (il 61%) dei pazienti italiani si rivolge in prima battuta al proprio medico per affrontare il problema della cura a lungo termine di un dolore cronico, ma grande anche la percentuale di chi utilizza il Web come fonte primaria di informazioni sul proprio dolore cronico (16% ).
Quasi un terzo dei pazienti italiani ( il 31%) ha affermato che il proprio medico di fiducia ha prestato adeguata attenzione ed è stato sufficientemente coinvolto nel problema, ma non è stato particolarmente propositivo nel comprendere la reale portata del dolore cronico nella loro vita. Difficoltà anche col rapporto con i medici specialisti, visto che più di un quarto (27%) dei pazienti afferma di essersi sentito frustrato o confuso dopo avere riferito al medio il problema del dolore cronico. Solo l’8% dei pazienti italiani però afferma di essersi rivolto a una specialista del dolore cronico.
 
Esperienze di cure mediche
Circa un terzo (31%) dei pazienti italiani ha provato 3 o più terapie mediche per fronteggiare il dolore cronico; ben il 70% dei pazienti continua però a soffrire di dolore cronico per più di 12 ore nonostante i trattamenti.
Il 42% dei pazienti italiani ritiene la propria esperienza con i farmaci per contrastare il dolore nella media, mentre uno su 10 la definisce “ inadeguata” o “ insoddisfacente” .
Più di metà dei pazienti (64%) ha trovato sollievo dal dolore cronico per più di due giorni la settimana, grazie a specifici trattamenti medici, ma solo 2 pazienti su 5 hanno sentito parlare di dispositivi per la stimolazione midollare (Spinal Cord Stimulation, SCS, in inglese); di questi il 16% non sa esattamente di che cosa si tratti e quali funzioni svolgano.

05 febbraio 2013
© Riproduzione riservata

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