Ai medici serve una bussola
di Giancarlo Pizza
E se qualcuno pensa che la bussola di Cavicchi, la cui rotta viene ora rilanciata nel suo ultimo libro, non funzioni si faccia avanti e ne proponga una nuova purché sia una bussola e purché si esca da questa crisi assolutamente distruttiva. Che gli Stati Generali della Fnomceo, quindi, siano celebrati una volta per tutte in modo da finirla con questa pantomima. La nostra medicina è davvero in crisi e la professione è allo sbando. Tocca a noi trovare le soluzioni
05 APR - I libri importanti, secondo me, sono quelli che hanno il potere di farci cambiare il solito modo di vedere il mondo, quindi di interferire con il senso comune nel quale siamo immersi, di cambiare a volte le analisi che in genere facciamo della realtà, addirittura di ridiscutere le verità alle quali in genere crediamo.
I libri importanti, quindi quelli da non perdere, da mettere non sul comodino ma sui nostri tavoli di lavoro, sono alla fine vere e proprie intromissioni, nelle nostre abitudini mentali.
L’ultimo libro di Cavicch
i “La scienza impareggiabile. Medicina, medici, malati”. (Castelvecchi Editore) è senza dubbio uno di questi. Che sia così lo si deduce anche dai primi lusinghieri commenti dei suoi recensori: la collega M. L. Agneni ad esempio scrive che il libro di Cavicchi “dovrebbe essere studiato oltre che letto, che dovrebbe diventare un libro di testo per gli studenti della facoltà di medicina “,sulla stessa linea il collega F. Cognetti che sostiene che per i medici, il libro di Cavicchi, dovrebbe addirittura essere “obbligatorio non da leggere ma da studiare” perché dice Cognetti “ci mette nella condizione di capire bene due cose: cosa non va dentro la medicina, cosa non va nel rapporto tra medicina e società”.
Decisamente concordo con loro. Il libro di cui stiamo parlando non è il solito libro. Questa volta viva Dio non è il solito refrain o il solito piagnisteo sulla sventurata sorte dei medici.
Detto ciò e ringraziando Cavicchi per il suo bel libro certo ma soprattutto per l’immenso lavoro intellettuale che da anni ci offre, del tutto disinteressatamente, mi sento in obbligo di fare qualche considerazione.
Per non essere frainteso devo premettere che, al mio attivo come medico ho più di mezzo secolo di professione svolta interamente e solamente nel pubblico, e che nella mia carriera nei diversi ruoli di rappresentanza che ho ricoperto e che ancora oggi ricopro, non ho fatto altro che difendere il valore sovrano della deontologia, della scienza e i diritti dei malati, da quella mostruosità che proprio Cavicchi nei suoi libri ha definito, molto efficacemente “la medicina amministrata”. Cioè la negazione della medicina scientifica.
Quindi, venendo alla considerazione che intendo fare: nella tempesta che ci acceca, cioè nella nostra crisi professionale e dottrinale, finalmente abbiamo un libro importante che come una bussola ci indica il percorso da seguire ma, nello stesso tempo abbiamo i medici o meglio coloro che, a vario titolo, li rappresentano, che anziché ringraziare per la bussola che loro hanno perduto ormai da anni, hanno per svariate ragioni forti problemi a usarla a usarla bene e quindi a uscire dalla tempesta.
Io continuo a credere quello che tutti i medici dicono e cioè che i primi nemici dei medici sono i medici stessi e che oggi la prima vera importante controparte del pensiero riformatore i Cavicchi sono loro, in particolare sono coloro che li rappresentano cioè coloro che per mille piccoli interessi non riescono a digerire la verità della crisi della medicina scientifica e ad ammettere nei suoi confronti né le loro responsabilità, né i loro ritardi, né i loro limiti culturali, soprattutto coloro che impediscono alla medicina e alla professione di rinnovarsi per riaffermarsi.
A costoro che negli anni ho imparato a conoscere, alla fine, fatemelo dire, dei destini della medicina, della crisi della professione, e mi scuserà Cavicchi anche della sua scienza impareggiabile, non interessa molto. Ciò che a loro interessa sono due cose: salvare la faccia dalle responsabilità e difendere nel sistema dato le loro personali posizioni piccole o grandi che siano.
Non tutti sanno che il famoso “cambio di passo” su cui si era impegnato nel 2018 al momento della sua elezione il nostro stimato presidente Anelli è scaturito da una mozione presentata da me e da altri e dalla quale poi successivamente è nato il progetto degli stati generali.
Da allora ad oggi sono passati 4 anni, come primo firmatario di quella mozione devo riconoscere che la Fnomceo sulla questione medica prima della pandemia ha organizzato un importante dibattito nazionale che avrebbe dovuto svolgersi sulla base delle 100 tesi scritte proprio da Cavicchi e devo anche dire perché presente, quindi diretto testimone , che è quasi un miracolo che in questo dibattito Cavicchi ne sia uscito vivo, tante sono state le scorrettezze nei suoi confronti, le carognate messe in campo da alcuni colleghi per metterlo fuori gioco, ma soprattutto lo sbarramento di alcuni irriducibili conservatori che di questione medica non volevano e ancora oggi non vogliono sentir parlare. Per cui confermo: i medici sono i primi nemici dei medici. Noi siamo meglio di tutti per cui non c’è ragione di cambiare. Siamo meglio di tutti ma siamo in caduta libera e in particolare per quanto paradossale, proprio in questa pandemia, che a parte gli eroismi ha messo a nudo tutti i nostri limiti e le nostre manchevolezze.
Ora il prof. Perozziello, a cui sono grato perché sui suoi libri si è formata la mia cultura storica sulla medicina, ci dice che il libro di Cavicchi è uno degli “ultimi salvagenti lanciati alla Medicina” per cui mi chiedo ma che fine hanno fatto le 100 tesi per ripensare la professione da lui elaborate? Che fine hanno fatto gli stati generali? Che fine ha fatto quella piattaforma pensata per emancipare il medico da quella crisi che la Fnomceo per prima ha definito “di ruolo”.
Ma siccome Cavicchi con “La scienza impareggiabile” ci spiega, con quel rigore anche metodologico che il prof Perozziello per primo ha sottolineato, che non si può dare crisi del medico senza prima ammettere una crisi della medicina e il contrario, mi chiedo ancora: è dal tempo del “cambio di passo” che abbiamo una bussola per orientarci nella crisi della medicina ma perché fino ad ora non l’abbiamo usata e perché continuiamo a non usarla?
Nel chiedermi nella tempesta, che fine ha fatto la bussola di Cavicchi capisco ancora di più tanto le preoccupazioni del
collega Cognetti quando si pone il problema “di questo libro che ci facciamo” quanto quelle del
prof. Perozziello, che addirittura parla di salvagenti da afferrare al volo.
Hanno ragione loro perché il problema c’è: abbiamo la scienza impareggiabile e nello stesso tempo medici tutt’altro che impareggiabili che, per svariate spesso inconfessabili, remano contro e a causa di ciò le istituzioni che ci rappresentano sono come paralizzate.
E’ raccapricciante lo so, ma è così altrimenti non si spiegherebbero tanti ritardi e tante resistenze.
Se qualcuno pensa che la bussola di Cavicchi non funziona si faccia avanti e ne proponga una nuova purché sia una bussola e purché si esca da questa crisi assolutamente distruttiva.
Che gli Stati Generali, quindi, siano celebrati una volta per tutte in modo da finirla con questa pantomima. La nostra medicina è davvero in crisi e la professione è allo sbando. Tocca a noi trovare le soluzioni.
Giancarlo Pizza
Vicepresidente OMCeO Bologna
05 aprile 2022
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Studi e Analisi