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Covid. A fine 2021 carica virale in acque reflue a Milano simile al 2020, ma grazie ai vaccini abbattuti decessi e ospedalizzazioni. Lo studio


Le analisi elaborate dall’Istituto Mario Negri, dall’Università Statale di Milano e dalla Regione Lombardia, pubblicate su Jama, mostrano come a novembre 2021 la carica virale nelle acque reflue di Milano fosse simile a quella di novembre 2020, nonostante il numero di positivi e ospedalizzati nel 2021 fosse molto inferiore. L’analisi delle acque reflue consente infatti di capire la reale circolazione del virus anche rispetto agli asintomatici sfuggiti ai bollettini. Per i ricercatori “i vaccini sono stati fondamentali nel prevenire le forme sintomatiche e gravi della malattia”. LO STUDIO

04 APR - Arriva da uno studio tutto italiano una nuova conferma sui benefici dei vaccini nella lotta al Covid-19. Le analisi elaborate dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, dall’Università Statale di Milano e dalla Regione Lombardia mostrano infatti che tra novembre 2020 e novembre 2021 la carica virale nelle acque reflue di Milano non erano poi molto diverse, nonostante il numero di ricoverati e di positivi nel 2021 fosse notevolmente inferiore. Il principale merito di questo risultato, per i ricercatori, risiederebbe soprattutto nei vaccini.

L'importanza dello studio risiede, però, anche in un altro aspetto. “Attraverso i reflui urbani è possibile intercettare anche la popolazione positiva asintomatica che sfugge agli indicatori epidemiologici tradizionalmente usati per la sorveglianza del Covid-19: nuovi positivi e ospedalizzazioni da Covid-19 al giorno”, spiega una nota diramata dall'Istituto Mario Negri. Queste evidenze, secondo i ricercatori, “possono favorire un più accurato processo decisionale delle Autorità locali e nazionali, in quanto integrano in modo significativo le evidenze basate sui numeri dei nuovi positivi e delle ospedalizzazioni da Covid-19 al giorno. In quest’ottica, il monitoraggio del SARS-CoV-2 nelle acque reflue può assumere un ruolo centrale anche se non esaustivo, poiché fornisce una misura obiettiva della circolazione del virus nel complesso della popolazione, pur non essendo in grado di segmentarne la diffusione in termini demografici (per sesso, età, etc.)”.
 
Le analisi sono state condotte grazie ad una metodologia in grado di misurare la concentrazione del virus SARS-CoV-2 nelle acque reflue, messa a punto presso l’Università Statale di Milano, sotto la guida di Elena Pariani e Sandro Binda, nel laboratorio di riferimento regionale per la sorveglianza di SARS-CoV-2 e presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, nel Laboratorio di Tossicologia della Nutrizione. Fin dall’inizio della pandemia di Covid-19, si è osservato, infatti, che le persone infette da SARS-CoV-2 possono espellere il virus con le feci, anche se non hanno sintomi.

“Questo - spiega Sara Castiglioni, a capo dell’Unità di Biomarkers ambientali del Mario Negri - ha aperto la strada al monitoraggio della presenza del virus nelle acque reflue, seguendo un approccio chiamato “epidemiologia delle acque reflue”, come strumento che può svelare tempestivamente la situazione epidemiologica nell’area servita dall’acquedotto analizzato”.

La metodologia elaborata, descritta in diversi lavori scientifici durante il 2021, è stata applicata a livello regionale e ha permesso di monitorare la diffusione del virus nelle principali città lombarde, anche grazie alla Rete Lombarda di sorveglianza epidemiologica dei reflui urbani.

In particolare, le rilevazioni effettuate su Milano il 30 novembre 2021 hanno mostrato una carica virale nelle acque reflue di Milano simile a quella registrata il 10 novembre del 2021, nonostante il numero di positivi e ricoverati differisse enormemente (4672 i ricoverati e 252 i ricoverati a Milano a novembre del 2021, oltre 20mila i positivi e 2.500 i ricoverati nello stesso periodo dell'anno precedente).
 


“La messa in campo di questo nuovo approccio alla sorveglianza di SARS-CoV-2 – aggiunge Laura Pellegrinelli, ricercatrice l’Università Statale di Milano – ci permette di avere un vantaggio sul virus, prevedendone la circolazione massiccia con ben due settimane di anticipo ed eventualmente intercettando l’introduzione di nuove varianti. L’epidemiologia delle acque reflue apre nuove opportunità per la sorveglianza di future epidemie.”

“La situazione fotografata dai dati – conclude Giovanni Nattino, a capo dell’Unità di Inferenza causale in Epidemiologia del Mario Negri e responsabile delle analisi statistiche - conferma che, nonostante il virus circolasse anche tra i vaccinati, i vaccini sono stati fondamentali nel prevenire le forme sintomatiche e gravi della malattia. Questo dovrebbe mettere in guardia gli individui immunocompromessi e chi non ha ancora ricevuto il vaccino, poiché il rischio di contrarre il virus è molto superiore rispetto a quanto può essere ipotizzato sulla base del numero di casi positivi e ospedalizzati”.

04 aprile 2022
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