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Cessato il controllo concomitante della Corte dei conti rimangono sul tappeto le sue eccezioni

di Ettore Jorio

Questo è il momento decisivo che, se bene ossequiato, farà la differenza tra il successo del Pnrr nella sanità il suo eventuale fallimento.

20 GIU -

Prescindendo dalla fine che ha fatto il controllo concomitante sul PNRR esercitato ad opera dell’apposito Collegio della Corte dei conti, formalmente abrogato da ultimo dal legislatore per volontà del Governo, occorre prendere in seria considerazione quanto eccepito dallo stesso nelle delibere adottate nel marzo/aprile scorso.

I temi trattati erano tutti di grande interesse per lo spessore dell’assistenza di prossimità da realizzare con i finanziamenti europei del Recovery Fund.

Con la delibera 9 del 14 marzo 2023, assumendo tra l’altro che a quella data non erano state rendicontate da parte delle Regioni Calabria, Marche e Toscana le spese richieste riferite ai trasferimenti delle risorse perfezionate in loro favore, il Collegio confermava criticità di progetto e affidamento tali da fare presagire ritardi realizzativi di “Case di comunità e presa in carico della persona” e “Rafforzamento all’assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture (Ospedali di comunità” (PNRR, Misura 6, C1, 1,1 e 1,3). Con l’occasione lo stesso ha sollecitato doverosamente l’approvazione dei progetti idonei ai fini dell’indizione delle gare relative ai valori.

Con la delibera 10 sempre del 14 marzo scorso, il Collegio concomitante ha condiviso i criteri e le modalità convenute per esercitare i controlli da svolgere in comune per l’andamento in progress dell’attività dei soggetti attuatori delle realizzazioni di cui alla Misura 6, componenti 1 e 2;

Con la delibera 13 del 13 aprile successivo, il Collegio è andato sulla critica pesante, affrontando lo stato di attivazione delle sub-misure riguardanti la Missione 6, Componente 1.

Quanto alla assistenza domiciliare (sub-misura 1.2.1) ha accertato:

- il mancato conseguimento dell’obiettivo al 31 dicembre 2022, consistente nel target erogativo di prestazioni domiciliari incrementato di 292 mila pazienti, addirittura neppure verificato nella sua entità;

- la mancata attivazione o adeguamento del sistema autorizzatorio e di accreditamento delle organizzazioni, sia pubbliche che private, erogatrici di assistenza domiciliare.

Relativamente alle Centrali Operative Territoriali (sub-misura 1.2.2) ha stigmatizzato;

- in riferimento alla implementazione delle COT (sub-intervento 1.2.2.1) il mancato, anche qui, raggiungimento del traguardo di almeno 600 progetti idonei ad essere oggetto di gara per il loro completamento strutturale e di altrettanti codici CIG nonché il naturale conseguente ritardo sulla stipula dei contratti degli interventi programmati;

- quanto alla prevista interconnessione aziendale (sub-intervento 1.2.2.2) eccepisce il mancato conseguimento del target programmato di approvazione di almeno 70 progetti di inter connessione idonei ad andare in gara secondo programma e di altrettanti rispettivi codici CIG/Provvedimenti di convenzione al T1 2023. Il tutto con conseguente rischio di ritardo sul target afferente alla stipulazione dei relativi contratti;

- relativamente agli strumenti di intelligenza artificiale (sub-intervento 1.2.2.4) ha contestato il solito mancato raggiungimento del target di attribuzione di un codice CIG/Provvedimenti di convenzione realizzativa del progetto di intelligenza artificiale al T1 2023 e il conseguente verosimile pericolo di ritardo sul target programmato di perfezionamento dei contratti di supporto dell’IA all’assistenza primaria.

Cessato il controllo concomitante, rimangono sul tappeto le sue eccezioni aggravate dalle perplessità venute fuori in questi giorni relativamente alle difficoltà a mettere a terra le Case di comunità, gli Ospedali di comunità e le Cot. A tutto questo ha fatto eco la premier Meloni che ha detto no alle cattedrali nel deserto, così come fatto per decenni con finanziamenti consistenti buttati al vento. Con i 15,63 miliardi della Missione 6 sulla Salute del PNRR si può fare tanto e poco. Tanto se si riescono ad edificare prontamente 1.430 Case della comunità, 435 ospedali di comunità e 611 centrali operative territoriali, o quantomeno una gran parte di esse considerati gli aumenti di costo dei materiali intervenuti dalla originaria previsione. Tanto, ancora, se si riusciranno a riempire di personale, peraltro difficile da reclutare, di attrezzature e della tecnologia per la medicina a distanza, la telemedicina. Poco se si continuerà a fare ciò che si sta facendo, praticamente il nulla per trasformare il progetto in realtà assistenziale.

Insomma, questo è il momento decisivo che, se bene ossequiato, farà la differenza tra il successo del Pnrr nella sanità il suo eventuale fallimento.

Gli appuntamenti istituzionali sono tanti e tutti importanti, così come sono fondamentali le previsioni conseguenti agli investimenti infrastrutturali. Con il Fondo sanitario che, almeno sulla carta legislativa, lascerà il posto dal 2024 per il 2025 al Fabbisogno standard nazionale, non più alimentato sulla quota capitaria ponderata ma con costi standard adeguati ai fabbisogni standard regionali assistiti dalla perequazione, necessita sin da subito pensare alla sostenibilità del sistema socio sanitario.

Una sostenibilità che vada, ovviamente, ben oltre quella economica. Che investa e assicuri quella infrastrutturale, garante della copertura delle diseguaglianze che fanno la cifra della differenza disumana tra il centro-nord e il Mezzogiorno e le isole.

Non solo. Che sappia prevedere e garantire la sostenibilità amministrativa, nel senso di incentivare la trasformazione delle Regioni sul piano burocratico e manageriale, perché le stesse imparino a pensare, programmare, prevedere, correggere, gestire secondo capacità e rispetto erogativo dei Lea, abbandonando le attuali logiche di limitarsi a spendere, spesso malissimo, i trasferimenti statali. Il modo, questo, perché avvenga il reale cambiamento erogativo attraverso argomenti probanti e persuasivi, sia per il personale tutto che dovrà governarlo che per l’utenza che dovrà finalmente esigere i Lea sino ad ora soltanto promessi. Il tutto supportato da una innovazione organizzativa che rintracci nell’assistenza territoriale il suo punto di forza.

Il federalismo fiscale è, finalmente, alle porte e non si può fare a meno di un impegno in tale senso.

A valle di tutto questo, le riforme del sistema, cominciando dalla assistenza primaria. Al riguardo, sembra che i primi passi il ministro li stia facendo in tale senso.

Ettore Jorio



20 giugno 2023
© Riproduzione riservata


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