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Inquinamento atmosferico e cambiamenti climatici. Ministero aggiorna il documento per le strategie nazionali di prevenzione per  malattie cardio-respiratorie ed allergiche correlate


Il documento è stato rivisto dal Comitato Esecutivo dell’Alleanza Globale contro le Malattie Croniche Respiratorie (Gard Italia) alla luce della pandemia da Covid, della pubblicazione di nuove linee guida per la qualità dell’aria emanate dall’Oms e delle nuove ricerche scientifiche realizzate dopo il 2019 IL DOCUMENTO

26 GEN -

“L’Inquinamento atmosferico (IA) e i Cambiamenti climatici (CC) comportano gravi rischi per la salute pubblica. Politiche integrate volte a contrastare IA e a mitigare i CC possono ottenere vantaggi sostanzialmente maggiori rispetto ai costi sanitari per la cura delle patologie insorte in conseguenza dell’IA e dei CC. La riduzione di inquinanti atmosferici di breve durata come il metano, l’ozono troposferico e il black carbon non solo protegge il clima, ma migliora anche la qualità dell’aria. Tale approccio integrato è raccomandato per proteggere la salute dei gruppi più vulnerabili della popolazione e ridurre i costi sanitari legati alle Malattie croniche con trasmissibili”.

Questo l’incipit del documento “Inquinamento atmosferico e cambiamenti climatici - Elementi per una strategia nazionale di prevenzione”, pubblicato sul sito del Ministero della Salute, che aggiorna il precedente redatto nel 2019.

Un documento focalizzato principalmente sulle malattie cardio-respiratorie ed allergiche e sulle relazioni di queste patologie con i CC e l’IA e aggiornato dal Comitato Esecutivo dell’Alleanza Globale contro le Malattie Croniche Respiratorie (Gard Italia) in “seguito agli importanti avvenimenti successivi al 2019: la pandemia da Covid-19; la pubblicazione delle nuove linee guida per la qualità dell’aria emanate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Who); la serie di pubblicazioni Lancet Countdown; i nuovi documenti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc); il programma Next Generation Eu; il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; la realizzazione di nuove ricerche scientifiche e la pubblicazione dei loro risultati”.

Il documento punta i riflettori sull’inquinamento atmosferico esterno e sull’inquinamento indoor, i cui livelli possono essere notevoli soprattutto nelle case dove vengono utilizzati combustibili fossili e/o da biomasse in stufe non ventilate per cucinare e riscaldare.

Secondo lo studio Global Burden of Disease, pubblicato su Lancet nel 2020, si legge nel Documento, l’inquinamento atmosferico esterno rappresenta la quarta causa di morte per le donne nel 2019, il tabacco la sesta; negli uomini il tabacco è la prima, l’inquinamento atmosferico la quarta. Per quanto riguarda gli anni di vita aggiustati per disabilità (DALYs), nelle donne, nel 2019, l'inquinamento atmosferico era la terza causa, il tabacco la settima; negli uomini, il tabacco era la prima causa, l’inquinamento atmosferico la quarta. Questo, sottolinea il documento, ha avuto un effetto sull'evoluzione delle malattie: dal 1990 al 2019 la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è passata dall’11° alla 6° causa di DALYs ed il cancro al polmone è passato dalla 21^ alla 17^ causa.

L’inquinamento indoor (IP) è invece responsabile del 4,1 % del carico globale di malattia nel mondo. Secondo l’Institute of Health Metrics and Evaluation (IHME) statunitense, negli ultimi anni 2,31 milioni di morti sono attribuibili a IP. 33 L’Oms nel 2022 ne stimava 3,234, di cui 120.000 nella regione europea.



26 gennaio 2024
© Riproduzione riservata

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