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Cure primarie. Studio Agenas: ancora tante differenze tra le Regioni. Summit a Venezia


Differenze sostanziali tra i diversi Ssr, tanto nel profilo del finanziamento, quanto nell'erogazione dei servizi e nella governance del sistema, capaci di minare le basi dell’uguale trattamento dei cittadini. È quanto emerso da uno studio in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari che sarà presentato domani. IL PROGRAMMA

06 GIU - Il 7 giugno si svolgerà a Venezia, presso San Giobbe, Università Ca’ Foscari,  il Convegno nazionale “Sistemi di assistenza primaria e innovazione in sanità”, che intende approfondire il tema delle cure primarie sotto i profili dell’organizzazione, della governance locale e della regolazione dei rapporti tra gli attori, presentando, in particolar modo, gli aspetti maggiormente innovativi delle esperienze realizzate, per promuovere la diffusione delle buone pratiche regionali. Un ambito, quello delle cure primarie, che assume sempre più rilevanza per l’aumento dei nuovi bisogni caratterizzati da maggiore complessità e cronicità, che richiedono una presa in carico unitaria da parte del sistema e un trattamento che avvenga il più vicino possibile al cittadino. Il Convegno rappresenta il momento conclusivo di un percorso realizzato nell’ambito del Progetto di Ricerca “I processi di trasformazione dei sistemi socio-sanitari nelle regioni italiane”, finanziato dal Ministero della Salute e realizzato da Agenas in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia.
La ricerca, che si è proposta di fare il punto sui processi di cambiamento in atto nella sanità regionale, ha visto la partecipazione di Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Puglia. I risultati, che verranno illustrati a Venezia, hanno evidenziato la sussistenza di differenze sostanziali tra i diversi sistemi sanitari regionali: pur in presenza di un modello nazionale di sistema sanitario, le Regioni italiane presentano elementi di distinzione tanto nel profilo del finanziamento, quanto in quello dell’erogazione dei servizi e nella governance del sistema. Accanto alla differenziazione dei modelli regionali, si rintracciano marcate differenze infraregionali. La disomogenea adozione di strumenti (atti programmatori; Porta unica di accesso, ecc.) e soluzioni organizzative (istituzione delle Società della salute, o pluralizzazione delle forme associative per la medicina di base ammesse) può minare le basi dell’uguale trattamento dei cittadini.

L’organizzazione delle cure primarie affronta oggi una iper-atomizzazione, in cui l’unità fondamentale è il livello micro, quello distrettuale. La mappatura delle differenze nei modelli di erogazione delle cure primarie nel panorama delle Regioni indagate si può poi tradurre in un’erogazione di servizi di qualità e quantità diversa, con modelli di welfare e di risposta ai cittadini ben lontani dal tratteggiare i contorni di un welfare con un’identità ed un’anima unitaria. La sfida cui le cure primarie e la sanità territoriale sono chiamate a rispondere è legata alla capacità di questi sistemi di mutare l’approccio alla domanda di salute, articolando un corredo di servizi che siano appropriati sotto il profilo economico-finanziario, e, ancor prima, appropriati ai bisogni espressi,ma, allo stesso tempo, garantendo equità e umanizzazione nella risposta.
La domanda di cura e presa in carico, quindi, richiede di spostare la centralità del sistema dall’ospedale al territorio e di ripensare l’assetto dell’assistenza primaria.

La territorializzazione dei servizi deve sviluppare un nuovo paradigma per il sistema sanitario, imperniato sulla prevenzione e promozione della salute; l’utilizzo delle potenzialità della web society; la centralità dei processi valutativi; il ruolo attivo dei cittadini nel processo di cura.

06 giugno 2013
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