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05 MAGGIO 2024
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La salute degli italiani. Migliora quella fisica ma peggiora quella mentale. Una persona su tre fa uso quotidiano di farmaci. Il rapporto Istat


La depressione è il problema di salute mentale più diffuso: colpisce 2,6 milioni di italiani. Scende dal 6,1% al 5,5% la quota di persone con limitazioni funzionali (si stimano in oltre 3 milioni, di cui oltre l'80% anziani). Un bambino su cinque prende farmaci. Si dimezza il numero di persone che ricorrono alle terapie non convenzionali. IL RAPPORTO

10 LUG - Quella italiana è una popolazione che invecchia, in cui le patologie croniche sono sempre più diffuse. Rispetto al 2005, diminuiscono malattie respiratorie croniche e artrosi - la popolazione che invecchia proviene da esperienze di vita sempre più sane - mentre aumentano tumori maligni, Alzheimer e demenze senili anche perché c'è maggiore capacità di riconoscere le malattie. Migliora lo stato di salute fisico, peggiora quello mentale rispetto al 2005: quest'ultimo diminuisce in media di 1,6 punti (71,8 controllato per età), in particolare tra i giovani fino ai 34 anni (-2,7 punti), soprattutto maschi, e tra gli adulti di 45-54 anni (-2,6). Un calo ancora più rilevante si registra nell'indice di salute mentale delle persone straniere residenti in Italia; l'indice si riduce in media di 4,7 punti, ma tra le donne straniere la diminuzione è di 5,4 punti. Questi alcuni dei dati che emergono dal Rapporto sulla Tutela della salute e l’accesso alle cure 2013 presentato oggi dall’Istat, che segnala, inoltre, come 1 italiano su 3 assuma quotidianamente farmaci.

Salute mentale. La depressione è il problema di salute mentale più diffuso e il più sensibile all'impatto della crisi: riguarda circa 2,6 milioni di individui (4,3%), con prevalenze doppie tra le donne rispetto agli uomini in tutte le fasce di età.

Salute fisica. Continua invece a diminuire la quota di persone con limitazioni funzionali, dal 6,1% nel 2000 al 5,5 % nel 2013. Si stima che siano oltre 3 milioni di persone, di cui oltre l'80% anziani e i due terzi donne. Nel Sud e nelle Isole la quota si mantiene significativamente più elevata rispetto alle altre aree territoriali. Le famiglie con almeno una persona con limitazioni funzionali sono l'11%; di queste, meno del 20% ricevono assistenza domiciliare pubblica. Considerando anche quelle che suppliscono a tale carenze ricorrendo a servizi privati a pagamento, rimane comunque più del 70 % che non usufruisce di alcun tipo di assistenza domiciliare, né privata né pubblica.

Stili di vita. Diminuiscono i forti fumatori, ma aumenta la percentuale di adolescenti e giovani donne che iniziano a fumare prima dei 14 anni, passando da 7,6% a 10,5%. È obeso l'11,2% degli adulti, quota in aumento sia rispetto al 2000 (erano il 9,5%), che al 2005 (10%). Nel 2013 solo il 20,6% della popolazione di 5 anni e più pratica un'attività fisica ritenuta protettiva per la salute secondo la definizione dell'Oms: il 25,9% tra gli uomini ed il 15,6% tra le donne.

Prevenzione. Aumenta la prevenzione dei tumori femminili rispetto al 2005, grazie alla diffusione dei programmi pubblici di screening. La quota di donne di 25 anni e oltre che si è sottoposta a mammografia, passa dal 43,7% al 54,5% mentre il 73,6% ha effettuato un pap test, con un netto aumento rispetto al 2005 (+9 punti percentuali). Gli incrementi maggiori si registrano tra le donne ultrasessantacinquenni e interessano anche i segmenti di popolazione meno istruita e le residenti nel Mezzogiorno. La prevenzione femminile aumenta anche tra le straniere, che tuttavia non recuperano il gap rispetto alle donne italiane.

Visite specialistiche. Aumentano le persone che ricorrono a visite mediche specialistiche, escluse quelle odontoiatriche (11,9% nel 2005 e 14,8% nel 2013) e diminuiscono le visite dal dentista del 30%.

Farmaci. Il 48,6% ha assunto farmaci nelle due settimane precedenti l’intervista. Già a partire dall’età infantile un bambino su cinque prende farmaci, con prevalenze che crescono con l’età fino a raggiungere intorno agli 80 anni quote rilevanti pari a oltre il 90% della popolazione. Le differenze di genere iniziano dopo i 14 anni e si attenuano quasi del tutto nell’età anziana.
L’88,1% ha assunto farmaci su prescrizione del medico, il 14,6% di propria iniziativa, l’1,1% su indicazione di un'altra persona. Le persone anziane riferiscono più frequentemente di aver assunto farmaci su prescrizione del medico (sale a oltre il 90% dai 55 anni e più), mentre la quota di chi assume farmaci di propria iniziativa è massima tra le persone di 15-24 anni (39,9%).
Complessivamente, su 100 persone che hanno preso farmaci nelle 2 settimane precedenti l’intervista, il 41,7% ha limitazioni funzionali, è malato cronico o riferisce cattive condizioni di salute; la quota sale al 68,3% se si considera la sola popolazione di ultrasessantaquattrenne.
Quasi un terzo della popolazione (31,1%) deve fare uso regolarmente, per tutto l’anno, di farmaci prescritti da un medico (contraccettivi esclusi) con percentuali più elevate per le donne (32,5%) rispetto agli uomini (29,5%). Il consumo quotidiano dei farmaci aumenta fortemente con l’età, dal minimo di 6,9% tra i bambini fino a 14 anni al massimo di 30,4% tra gli ultraottantenni.
Dal punto di vista territoriale, la percentuale di consumatori giornalieri è più alta nel Nord-est (32,8%, tassi standardizzati) rispetto al Sud (30%). Le regioni con il tasso standardizzato più alto di assunzione giornaliera dei farmaci sono Emilia-Romagna, Umbria e Sardegna (dal 32,8% al 33,9%), quelle con il tasso standardizzato più basso sono il Molise, la provincia di Bolzano e l’Abruzzo (tutte sotto il 27%).
Tra coloro che prendono farmaci quotidianamente, l’88,2% li assume su prescrizione di un medico e il 14,1% di propria iniziativa. Il 77,1% delle persone di 65 anni o più assume farmaci tutti i giorni (71,7% nel 2005). Rimane stabile, al 56,3%, la quota di persone con un consumo giornaliero di farmaci tra quanti hanno almeno un problema di salute, vale a dire che riferiscono la presenza di limitazioni funzionali, di malattie croniche gravi, di tre o più malattie croniche o dichiarano cattive condizioni di salute.

Terapie non convenzionali. In netto calo. La diffusione delle terapie non convenzionali è pari all’8,2% nella popolazione, in netta flessione rispetto al 2005, e ancor più rispetto al 2000. Nel 2013, sono circa 4,9 milioni le persone che hanno scelto, nei tre anni precedenti l’intervista, di ricorrere ad almeno un rimedio o terapia di tipo non tradizionale (quasi 8 milioni nel 2005, pari al 13,7%). Tra le varie terapie non convenzionali la più diffusa resta l'omeopatia (4,1%), seguita dai trattamenti manuali9 (3,6%), dalla fitoterapia e dall'agopuntura (utilizzati rispettivamente dalll’1,9% e dall’1% della popolazione) e, infine, da altri tipi di terapie non convenzionali (0,2%). Restano marcate le differenze di genere: tra le donne il 9,6% ne ha utilizzato almeno uno nei tre anni, mentre tra gli uomini la percentuale scende al 6,8.

Giudizio sul Ssn. Il livello di soddisfazione per i servizi sanitari pubblici è elevato tra chi ne ha fruito (circa 8 su una scala da 1 a 10). Rimangono invariate le disuguaglianze sociali nella salute, nei comportamenti non salutari, nelle limitazioni di accesso ai servizi sanitari. Permane lo svantaggio nel Mezzogiorno rispetto a tutte le dimensioni considerate.
 

10 luglio 2014
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