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Covid: quale “ideologia”?

di Calogero Spada

03 NOV -

Gentile Direttore,
nel corso della conferenza stampa dopo il Cdm del 31 ottobre scorso il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha dichiarato che “Il tema del Covid non si affronta con un approccio ideologico, ma con un approccio serio che tenga conto delle evidenze scientifiche”.

Premesso che dopo più di tre anni di pandemia ancora non abbiamo le idee chiare (al più di qualche “sospetto”, più o meno fondato) sulle cause che l’abbiano davvero innescata, la prima evidenza – prima anche di quelle scientifiche – su cui dovremmo far pace è che il virus Sars-Cov-2 e la malattia conseguente, la Covid 19, erano sconosciuti.

E quando qualcosa non lo conosci è difficile poter immaginare una qualsivoglia (ideologica o meno) strategia difensiva, soprattutto quando il sistema in causa è complesso al punto tale da far tentennare la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità nel riconoscere prontamente che effettivamente trattavasi di pandemia.

Ecco perché per la Pandemia niente di così azzardato e tanto meno “ideologico” è stato intentato.

Il principio fondamentale che ha guidato la lotta contro il Covid, con una responsabilità direi anche via via crescente, è stato il principio di precauzione e che, fino alla realizzazione dei vaccini (che, pure tra mille ancora irrisolte polemiche, ci hanno condotto alla situazione attuale), gli unici strumenti di indubbio efficace contrasto sono rimasti le mascherine (su cui – giusto caso – abbiamo assistito ad un clamoroso dietro-front rispetto a quanto precedentemente annunciato) ed il distanziamento sociale, che alla fine sono anch’essi una extrema ratio (certamente non ideologica), peraltro proveniente da epoche assai remote …

Tanto a premessa, vorrei meglio soffermarmi sul presunto carattere “ideologico” che il Presidente del Consiglio attribuisce all’approccio precedente, o per la precisione agli approcci precedenti, visto che è stata l’azione di continuità di due governi (il Conte II e il Governo Draghi), quella che ha preceduto l’approccio che ora si annuncia come “serio”.

Come affermato qui dal dott. Pisani in questo momento bisognerebbe dismettere la vecchia “definizione di caso” di Covid-19, basata esclusivamente sul criterio laboratoristico, certamente idoneo nella prima fase della pandemia, per passare, secondo le analisi dell’European Centre for Disease Prevention and Control e della Organizzazione Mondiale della Sanità verso il criterio clinico e/o epidemiologico unitamente al criterio di laboratorio.

Ciò mostra con eloquenza come il tutt’altro che estinto fenomeno pandemico è, ed è sempre stato, un problema in continuo divenire, camaleontico, come le stesse varianti virali hanno dimostrato e quindi come le stesse strategie implementate siano state basate su un sistema concettuale ed interpretativo via via evolutosi parallelamente alla conoscenza che si stava sviluppando del fenomeno pandemico in atto.

Penso quindi che sarebbe preferibile un approccio più cauto anche solo in termini precipuamente semantici: tacciare di “ideologico” tutto quanto sia stato fatto finora, con ogni dovuto rispetto … oltre che strumentale ai fini meramente politici, per molteplici motivi sembra alquanto, giusto caso, irrispettoso … per tutti.

Dott. Calogero Spada

TSRM – Dottore Magistrale



03 novembre 2022
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