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Assistenza primaria, perché non condividiamo il Ddl della Lega

di Alessandro Nobili, Fulvio Lonati

26 GIU -

Gentile Direttore,
ha preso il via da qualche settimana in Commissione Affari Sociali e Sanità l’esame del disegno di legge (DDL n.227) “Misure per il potenziamento della medicina territoriale in prevenzione e assistenza primaria”, i cui contenuti sono stati riassunti su QS il 24 maggio scorso. In una lettera al Direttore, Nicola Preiti mette in evidenza le criticità e le contraddizioni dei suoi contenuti rispetto alla riorganizzazione dell’assistenza territoriale disegnata dal DM 77 approvato lo scorso anno.

Come Centro Studi di Politica e Programmazione Socio-Sanitaria dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario negri IRCCS, assieme all’Alleanza per la Riforma delle Cure Primarie (a cui hanno aderito parecchie istituzioni e associazioni: https://sites.google.com/view/il-libro-azzurro-della-phc/alleanza-per-le-cure-primarie-in-italia) abbiamo condiviso in larga misura i contenuti principali del Libro Azzurro e promosso una serie di iniziative per una radicale riforma delle Cure primarie i cui punti chiave sono riassunti nel documento “Alleanza per la riforma delle cure primarie in Italia” (https://sites.google.com/view/il-libro-azzurro-della-phc/alleanza-per-le-cure-primarie-in-italia/le-proposte-dellalleanza).

Dopo aver letto e analizzato la nuova proposta di legge non possiamo non esprimere la nostra sorpresa e preoccupazione per un testo che va nella direzione contraria a quanto previsto dal DM 77, che aveva tracciato una riorganizzazione dell’assistenza territoriale puntando su alcuni assi portanti: integrazione socio-sanitaria, multi professionalità tra operatori sanitari, operatori sociali e personale dell’associazionismo e del terzo settore e ruolo delle Case di Comunità come nucleo centrale delle cure primarie e luogo fisico della connessione e dell’integrazione dei servizi territoriali sotto il governo del Distretto.

È vero che anche noi, a suo tempo, avevamo evidenziato una serie di criticità del DM 77, riassumibili nell’insufficienza di una ricomposizione unitaria delle cure primarie, concepite come un contenitore in cui servizi e figure professionali sono presenti come silos separati e autonomi.

Tuttavia il nuovo disegno di legge, lungi dall’affrontare questi aspetti per migliorare il sistema nella direzione da noi indicata, li approfondisce ulteriormente fino a smantellare completamente l’intero modello del DM 77, con la volontà di cancellare frettolosamente con un colpo di spugna la ragion d’essere delle Case di Comunità, che da alcune parti vengono considerate con fastidio come superflue “cattedrali nel deserto”.

In questa proposta si sente in maniera molto chiara ed esplicita la mano di chi all’interno della medicina generale non ha mai digerito il DM 77, in quanto avrebbe compromesso una serie di privilegi unici nel campo della sanità pubblica riservati dalle attuali forme contrattuali ai medici di medicina generale. È del tutto anacronistico pensare che ai molteplici bisogni, non solo sanitari, dei malati cronici, si possa rispondere con delle non ben definite “reti di studi professionali” connesse con specialisti ambulatoriali, farmacie territoriali e dipartimenti di prevenzione e salute mentale.

Non manca ovviamente un richiamo alla “salute globale” e a privilegiare l’associazionismo tra medici e le ormai famose aggregazioni funzionali territoriali. Nota interessante è quella di portare a 25 ore settimanali le attuali 15 ore di apertura degli ambulatori. Inoltre se già il DM 77 non era molto esplicito sul fatto che il principale luogo di lavoro dei medici di medicina generale dovesse essere identificato nella Casa della comunità, questo DDL allontana ulteriormente la medicina di base da queste strutture.

Manca completamente una visione di come l’assistenza primaria debba configurarsi per le nuove sfide del dopo pandemia, che hanno chiaramente messo a nudo l’impreparazione e la disorganizzazione del territorio riversando tutto sugli ospedali, con le conseguenze che sono ben note a tutti.

Senza entrare nel merito di altre questioni previste dal DDL come il rapporto dei medici di medicina generale e il Servizio Sanitario Nazionale, il meccanismo di remunerazione, le misure per sopperire alla carenza dei medici per la medicina del territorio, la revisione del sistema di formazione specifica e programmazione, che tutto sono tranne che innovative, si è persa un’altra occasione per mettere mano in maniera decisa e al passo con i tempi ad una riforma che da troppo tempo continua a rigirarsi su se stessa senza nessun cambiamento reale.

Alessandro Nobili

Centro Studi di Politica e Programmazione Socio-Sanitaria dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario negri IRCCS

Fulvio Lonati
Alleanza per la Riforma delle Cure Primarie



26 giugno 2023
© Riproduzione riservata

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